Paolo Genovese, che ama la scrittura e adora e sa raccontare storie, ha pubblicato un libro che sta riscuotendo un notevole successo e che è già alla terza ristampa: "Il primo giorno della mia vita". La speranza è di vederlo prima o poi trasformato in un film, magari dal cast internazionale. Il regista di Perfetti sconosciuti e del recente The Place è impegnato anche nelle serie Tv Immaturi, di cui vedremo prossimamente la seconda stagione, e Tutta colpa di Freud, che prende spunto dal suo omonimo film e che sarà diretta da Paolo Costella. Lo sappiamo perché incontriamo l'ex partner artistico di Luca Miniero al Filming Italy Sardegna Festival prima di una masterclass su una terrazza del Forte Village. Affabile e generoso e con indosso una maglietta di Narcos, il regista ci parla del nuovo romanzo, del male di vivere contemporaneo, di Valerio Mastandrea e dell'inaspettato successo giapponese di Perfetti sconosciuti.
Il primo giorno della mia vita: film sì o film no?
Questa storia è nata come un embrione, senza che sapessi se sarebbe diventata un libro o un film A un certo punto ho deciso di farne un romanzo, anche perché trasformarla in un film sarebbe stato complicato, visto che la vicenda è ambientata a Manhattan. In un film anche una sola comparsa costa, in un libro puoi averne mille, puoi andare sulla Luna e tornare, puoi usare il Manhattan Bridge e la quinta strada senza problemi, quindi da un lato non volevo limiti, dall'altro desideravo raccontare la mia storia a qualcuno, casualmente l’ho raccontata alla casa editrice Einaudi, che l'ha amata. L'idea di portarla al cinema è forte e concreta, ne ho parlato a Giampaolo Letta, che l'ha sposata già due anni fa quando era solo un abbozzo, quindi la speranza è che approdi prima o poi sul grande schermo.
Cosa ti piace della scrittura?
La scrittura è bella perché è una fase in cui non devi confrontati con nessuno, mentre in un film hai attori, sceneggiatori, produttori, però io preferisco raccontare per immagini, è il mio lavoro, e quando mi chiamano scrittore, mi sento in imbarazzo, è una definizione scomoda.
Parliamo del tema de "Il primo giorno della mia vita", che sembra incredibilmente attuale.
Il tema che affronta il libro, attraverso il personaggio di un uomo misterioso che tenta di far rinnamorare dell’esistenza quattro personaggi, è la capacità rialzarsi. Mi rendo conto che questo è un momento in cui c'è bisogno di avere fiducia nella vita, di aggrapparsi a qualcosa. "Il primo giorno della mia vita" è un manuale di sopravvivenza, perché in questa storia vengono raccontati diversi mali di vivere scelti fra tanti, proprio perché al giorno d'oggi il male di vivere è diffusissimo. Quando ho incontrato un sociologo e due psichiatri nella fase di ricerca, ho scoperto che la tendenza a cercare un'uscita di emergenza dalla vita è più diffusa di quanto uno possa immaginare. Per parlare rinascita devi parlare di cadute, io ho voluto narrare di quattro cadute, fra cui la perdita di un figlio e la depressione, disturbo di cui oggi soffre circa il 65% della popolazione mondiale.
Perfetti sconosciuti ha fatto il giro del mondo, è andato per esempio in Russia, in Cina...
Non sapete che ridere sentire Giallini e Mastandrea che parlano in russo. Per quanto riguarda la Cina, il successo del film è stato una sorpresa. Là ci sono le quote e i film europei notoriamente non escono perché vengono scelti più che altro i blockbuster. Nessuno pensava che Perfetti sconosciuti sarebbe uscito, è arrivato in Cina per un motivo curioso, perché è stato il film in assoluto più scaricato del 2017 (parliamo di milioni di download illegali) e così è successo che un produttore che aveva solo due quote ha voluto correre il rischio, ha avuto fiducia nel film e lo ha fatto uscire in 4200 copie, che là non sono tante. Da quel momento mi sono cominciati ad arrivare messaggi in cinese, il film ha conquistato il quinto posto - al primo c'erano gli Avengers seguiti da Star Wars e A Quiet Place - e ad oggi ha superato i 10 milioni di dollari. Sono anche andato a Pechino a fare una masterclass con Kusturica, è stato bello vedere l'università tappezzata di manifesti con le nostre facce. Comunque là il film è uscito sottotitolato, non doppiato.
E’ vero che portare i tuoi film all’estero ti ha dato una soddisfazione particolare?
Perfetti è stato venduto in 60 paesi, The Place in poco più di 50. La cosa mi ha fatto venir voglia di parlare a tutti, di cominciare a vivere l'estero, adesso non mi basta più una sala piena di italiani, e comunque mi sono reso conto che l'Italia va incredibilmente di moda, che piace, e questo sia grazie ai maestri del passato che per i premi più o meno recenti: l'Oscar a Paolo Sorrentino, i riconoscimenti assegnati durante i festival a Matteo Garrone ai Taviani, la candidatura per Gianfranco Rosi e per Luca Guadagnino. C'è voglia di cinema italiano, insomma.
Cosa pensi della serialità televisiva?
Le idee sono poche, altrimenti non avremmo tanti remake, tanti sequel o film tratti da libri. Molte buone idee vengono riutilizzate in particolare nelle serialità, il che è già un passo avanti, perché è meglio trasformare film che funzionano in serie che importare le serie dall'estero. Però trovo che vada fatto solo laddove c'è un grosso interesse da parte del pubblico e se si ha ancora qualcosa da dire. Mi hanno chiesto di fare tutto di Perfetti sconosciuti, dalla serie, al teatro al gioco da tavola. Ho detto di no perché secondo me la storia era esaurita. Su Immaturi, invece, c'erano da approfondire una serie personaggi, ecco perché ho accettato di scrivere la serie. Un'altra serie verrà tratta da Tutta di colpa di Freud. La sceneggiatura è mia ma la regia sarà di Paolo Costella.
Quali sono le serie straniere più belle di sempre?
I primi segnali di grande cambiamento sono arrivati con Twin Peaks, quando alcune menti illuminate hanno capito che poteva esserci un modo diverso di narrare, dopodiché lo spartiacque a livello mondiale è stato Lost. Da quel momento a Hollywood hanno intuito che c'era qualcosa di cui il pubblico poteva diventare dipendente e caratterizzato da un livello di scrittura altissimo che permetteva di approfondire i personaggi. La serialità ha una complessità sconosciuta al cinema, e lo dimostrano prodotti come This Is Us, Transparent, Narcos, How I Met Your Mother.
Che attore è Valerio Mastandrea? Lo hai diretto in The Place e in Perfetti Sconosciuti, ma anche nel "lontano" Nessun messaggio in segreteria.
Valerio per The Place era perfetto, Valerio è un attore minimalista, riesce a comunicare con poco, pochissimo, ci sono dei ruoli dove serve poco e sono i ruoli più difficili perché gli attori a volte tendono ad andare in overacting, quando non hanno nulla in mano temono di essere trasparenti e allora esagerano. In The Place ognuno dei miei dieci attori aveva un monologo, quindi la possibilità di esprimersi pienamente. Valerio invece non aveva nulla, doveva stare là e assistere ai monologhi reagendo con piccole cose ma nello stesso tempo facendo passare delle emozioni: 10 giorni di piccole cose, di nulla, in cui è stato eccezionale. Però se Valerio devi mandarlo su, allora fatichi, per farlo gridare, litigare ho fatto un grosso sforzo, lui ha un grande pudore nell'esternazione dei sentimenti, per spingerlo a piangere gli devi fare male. La scena in cui doveva urlare con Anna Foglietta in Perfetti sconosciuti l'abbiamo dovuta ripete tante volte.
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