Sta cercando di ottenere il passaporto italiano Rodrigo Santoro, che viene dal Brasile ma che è di padre italiano, e che nel nostro paese ci viene spesso - dividendosi fra la sua casa in Calabria e piccoli festival di cinema - perché ama profondamente sia i maestri del neorealismo che i vari Garrone, Sorrentino e Guadagnino, con cui sogna di lavorare. Classe 1975, una bella moglie e una bambina di nome Nina, Santoro ha avuto il suo primo importante ruolo in 300 di Zack Snyder, dov’era un Serse bellissimo ma kitsch che più kitsch non si può. Poi si è fatto notare in Love Actually, nel quale tentava inutilmente di conquistare Laura Linney e in Lost, dov’era Paulo. Quindi sono arrivati i due film su Che Guevara diretti da Soderbergh, Focus - Niente è come sembra, Pelè e il nuovo Ben Hur, dove il nostro interpretava Gesù. Adesso l’attore è impegnato nella serie tv Westworld, nella quale gli è stata affidata la parte di Hector Escaton. E proprio Westworld è protagonista della giornata conclusiva del Filming Italy Sardegna Festival, che ospita sullo schermo della Piazzetta del Forte Village il nono episodio della seconda stagione. Di questa fortunata serie parla l’attore in un lungo incontro stampa in cui ripercorre la sua carriera e ci regala qualche dettaglio sul suo vissuto familiare.
Westworld
Westworld l’ho cominciata quattro anni dopo il mio primo provino, l’ho subito trovata interessante perché non mi è mai sembrata solamente una serie di fantascienza. E’ piena di metafore, di importanti contenuti filosofici, e poi non potevo lasciarmi sfuggire l’opportunità di lavorare con attori straordinari come Ed Harris e Anthony Hopkins, artisti che con i loro film hanno accompagnato i miei anni giovanili. Mi è piaciuto fin da subito il ruolo che mi è stato proposto, che mi ricorda quello di un cowboy degli spaghetti western, e io adoro gli spaghetti western, ho visto Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone tantissime volte.
Il finale della seconda stagione di Westworld
Aspettatevi di tutto dal finale di stagione, non posso dirvi nulla sennò mi uccidono, ma resterete sorpresi, io sono impazzito di gioia quando ho letto la sceneggiatura e non pensavo che sarebbe successo quello che vedrete. Il mio consiglio è di non trarre nessuna conclusione. La terza stagione ci sarà, non sappiamo quando cominceremo a girare, ma la faremo, e il materiale è ottimo.
Lost
Ho fatto Lost nel lontano 2006, quindi tanto tempo fa. E’ con Lost e I Soprano che è cominciata la febbre per le serie e quando c’è stata la premiere inglese di 300, sul red carpet era pieno di fan che venivano da me con le foto di Lost chiedendomi di autografarle. Nessuno era particolarmente interessato al film di Zack Snyder, volevano vedere Paulo. Per me è stata un’esperienza grandiosa ma breve, e questo era l’accordo fin dal principio. Quando me l’hanno proposta, mi hanno chiesto di firmare il contratto per diversi anni, perché è così che funziona per le serie. Vogliono avere il diritto di farti lavorare se gli servi, ma siccome era un momento importante per la mia carriera, ho proposto di recitare solamene in pochi episodi. Quindi mi hanno presentato al pubblico e poi mi hanno ucciso. Abbiamo girato alle Hawaii ed è stato uno dei periodi più belli della mia vita, lavoravo sulla spiaggia, surfavo, mi rilassavo, il tutto con la consapevolezza di partecipare a un progetto grandioso, e confesso che perfino all’anteprima di Westworld sono saltate fuori delle foto di Lost.
Le serie tv e i cinema italiano
Le serie sono il vero fenomeno di oggi. Ormai tutte le piattaforme e le emittenti le fanno: da Netflix ad Amazom, da Hulu a HBO. Tutte le stelle del cinema amano lavorarci. Stanno prendendo sempre più piede, cosa che mi fa piacere, anche se non voglio che i film perdano terreno, perché vedere un film è un’esperienza unica e in fondo sono convinto che le sale continueranno a riempirsi. Adoro andare a cinema, vedere il vecchi film, per esempio quelli di De Sica, Antonioni, Rossellini, Visconti, o quelli dei contemporanei Garrone e Sorrentino, e soprattutto amo la pellicola. Westworld è girata in pellicola, per questo visivamente è così straordinaria. E anche i grandi registi usano la pellicola, per esempio Nolan, che è un genio.
Luca Guadagnino
Ho adorato Chiamami col tuo nome, per me Guadagnino aveva la sensibilità giusta per raccontare quella profonda e intima storia d’amore. Gli attori sono straordinari, il film è diretto in maniera mirabile, precisa, attenta. Aspetto di essere chiamato da Luca, e anche da Matteo e da Paolo.
Il mese del regista
A casa guardo di tutto, ho una collezione di vecchi film, da Bergman a Tarkovskij, da Fritz Lang a Kubrick. Una delle mie abitudini è "il mese del regista", che vuol dire che per un mese guardo tutto quello che posso di un autore. Di recente mi sono concentrato su Buñuel. Il modo di raccontare storie dei vecchi registi era fenomenale.
Gli inizi della carriera
Ho cominciato a lavorare a 18 anni. All’epoca studiavo per diventare un giornalista all’università e ho cominciato a prendere lezioni di recitazione, insieme a un amico, solamente per hobby. All’università c’era un tizio che era un poeta e che fra una lezione e l’altra se ne andava in giro declamando con il megafono i suoi versi come succedeva ai vecchi tempi. Rimasi colpito da quel tipo, volevo stringere amicizia con lui, volevo imitarlo e un giorno mi sono unito a lui e mi sono sentito benissimo. Era favoloso, ero giovane e alla fine sono approdato alla televisione Globo che è un po’ come la vostra Rai, anzi come Rai 1, Rai 2 e Rai 3 messe insieme, e là mi è stata offerta una piccola parte in un telefilm. Da quel momento non mi sono più fermato, e non ho finito l’università, ho fatto solo due anni e mezzo di studi.
La dolente partita dei mondiali Svilzzera-Brasile
Ho visto la partita Svizzera-Brasile ieri sera e all’inizio ero speranzoso, perché sono un appassionato di calcio. Alla fine ero triste, non credo che il Brasile abbia giocato male, ma non mi aspettavo che la Svizzera si sarebbe rivelata tanto brava. Nella vita non puoi mai sapere, non devi mai sottovalutare le persone. Ognuno, in qualsiasi momento, può sorprenderti dando il meglio.
La paternità
Prima che diventassi padre, tutti mi dicevano: "Quando sarai genitore la tua vita cambierà. Adesso che mi è successo, non avrei mai immaginato che l’esperienza sarebbe stata tanto intensa. Non ve la descriverò, perché non si può spiegare. So solo che quello di padre è il ruolo più magnifico che abbia mai interpretato. L’amore che ho per Nina, mia figlia, non è paragonabile a nessun altro. Da quando è nata, la porto sempre con me, andiamo dappertutto, e viene anche mia moglie, perché bisogna dedicarsi al proprio matrimonio, proteggerlo. Da quando sono papà, è cambiato il mio modo di vedere sia le cose grandi che le cose piccole, e la maniera in cui mia figlia vede le cose mi insegna tanto. Queste mattine, quando facciamo colazione, ci divertiamo a osservare i pappagalli. Nina non parla d’altro, ne imita i versi, per lei è una festa e anche per me, e il momento della colazione è diventato fra i più belli della giornata. E mi ritrovo a pensare in continuazione a quei pappagalli.
La famiglia
I miei genitori mi hanno insegnato tutto, mi sorprendo spesso a comportarmi come mio padre o mia madre, l’influenza dei nostri genitori è enorme, io sono una combinazione di mia mamma e mio papà, nel bene e nel male. Essendo italiano, non posso non essere legatissimo alla mia famiglia, non posso stare più di due mesi senza vedere i miei genitori, volo più dei pappagalli per andare a trovarli.
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