Giunti ormai alla quinta edizione del Lamezia Film Fest, che si terrà a Lamezia Terme dal 13 al 17 novembre e che rientra nel progetto Vacantiandu, finanziato dalla Regione Calabria per il triennio 2017-2019 nell'ambito degli interventi tesi a valorizzare i luoghi di interesse storico e archeologico e promosso dall'Associazione teatrale I Vacantusi, quest'anno la manifestazione diretta da Gianlorenzo Franzi impreziosisce il suo programma istituendo il prestigioso Premio Paolo Villaggio. Ideato dallo stesso direttore artistico, in collaborazione con la famiglia del grande attore, il Premio vuole essere non solo un omaggio a uno dei più grandi interpreti della storia del nostro cinema ma anche a uno dei generi che in Italia ha avuto maggior fortuna, la commedia appunto. Per l'occasione, il direttore Gianlorenzo Franzi ha dedicato un pò del suo tempo per rispondere in maniera davvero esaustiva a qualche domanda.
Come considera la sua esperienza di direttore artistico al festival, giunto alla sua quinta edizione?
Entusiasmante. Semplicemente perché io continuo a considerarmi prima di tutto un fan, un appassionato: il “direttore artistico” viene dopo. Così come è venuto dopo in effetti: ho visto il mio primo film nel 1983, a sette anni, e non so se è stato Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno di Mario Monicelli o Ghostbusters di Ivan Reitman. E da là è stato un crescendo, perché essere solo spettatore non mi bastava più: sono quindi diventato prima giornalista, poi mi sono specializzato in critica cinematografica. E poi, per una serie di fortunati eventi, nel 2009 ho avuto la possibilità di cimentarmi con la creazione di un Festival: che ho pian piano fatto mio, fino a renderlo il LameziaFilmFest di oggi. Che esibisco con orgoglio malcelato. Dirigere un Festival, cercare di dargli un indirizzo artistico ben preciso, differenziarlo dagli altri per evitare plagi (inconsapevoli, sia chiaro), cercare di portarlo avanti bilanciando il bisogno di glamour che credo ogni evento porta in sé e la necessità di mostrare che il cinema è Arte; “fare i conti” con i conti e con il bilancio economico (sempre a mio sfavore…), difenderlo dalle bordate esterne, dimostrare che un Festival ben fatto è una piccola impresa, quindi può (e anzi dovrebbe) creare un introito ed essere considerato un bene economicamente rilevante dalle istituzioni, dagli enti pubblici…Sono tutti i compiti che mi sento addosso, e che credo siano obiettivi imprescindibili.
Lei é anche un critico cinematografico. Cosa ha rappresentato la figura di Paolo Villaggio per il critico Gianlorenzo Franzi?
Paolo Villaggio, anzi meglio, Fantozzi è stato, senza esagerazioni, una parte indispensabile della mia crescita. Ho conosciuto questo personaggio al cinema con Ho vinto la lotteria di Capodanno, di Neri Parenti: anche se il protagonista si chiamava Paolo Ciottoli, era chiaramente di derivazione fantozziana. Ed è da lì che ho iniziato lentamente a conoscere l'interprete e il personaggio, scoprendo prima Fracchia, poi Fantozzi, per poi alla fine rendermi conto che Paolo Villaggio era il deus ex machina dietro tutti loro, e che era tutto iniziato con la tv ma soprattutto con un libro. Fantozzi, riletto oggi, per me ha nascoste sottigliezze cecoviane; mentre il film di Luciano Salce si avvicina moltissimo a Cesare Zavattini. Ma c'è da dire anche, come nota personale, che nei miei anni di liceo penso si sia formata quell'attitudine quotidiana di aggettivare come “fantozziane” alcune situazioni di vita pratica anzi praticissima; e che proprio gli anni '90 sono stati quel periodo che ha definitivamente sancito l'ingresso di Fantozzi nell'uso comune, addirittura arrivando ad essere una voce della Treccani. Aver avuto il privilegio di istituire un Premio Paolo Villaggio per me è un traguardo emozionante.
Il “Premio Paolo Villaggio” é stato istituito anche per onorare il culto della commedia italiana, un filone che per il nostro Paese ha rappresentato un vero e proprio vanto, quasi un'àncora culturale. Lei crede che quei valori e quel modo di concepire il cinema oggi, in Italia, sia andato perduto?
Se parliamo di “commedia all'italiana”, intendendo quella creata e portata ai massimi livelli dalla trinità profana di Monicelli-Risi-Scola, la risposta non può che essere affermativa. Ma se invece ci concentriamo su una commedia più “fantozziana”, intendendo (oltre che quell'attitudine al tocco grottesco e surreale per parlare dell'attualità politica e sociale) anche quell'umanesimo spicciolo ma mai banale, quella Commedia Umana fatta di vita quotidiana che dal grottesco scivola su quella risata che appena spenta fa tralucere un dolore, allora no, non sono valori perduti e non è un modo di concepire il cinema che non c'è più. Ed è proprio su questo cinema, su questi film, che si concentrerà il Premio Paolo Villaggio: film che indagano l'attualità ma senza mai strumentalizzarla, senza mai assumere un occhio indagatore e poi moralizzatore, ma anzi utilizzano il genere cinematografico per trasformarla in materia filmica prima, in grottesco dopo, e alla fine mostrare in controluce problemi vicinissimi. Porre domande, insomma, lasciando al pubblico le risposte.
Davvero interessante la partnership tra il festival e “Le strade del paesaggio”, il festival del fumetto di Cosenza. Sorvolando sull'avvento dei personaggi dei fumetti sul grande schermo, in che modo é possibile far interagire un festival del cinema, con uno di fumetti? Crede che cinema e fumetto siano due espressioni artistiche compenetrabili?
Si, a memoria mi pare che l'unico Festival che si concentri esclusivamente su Cinema e Fumetto sia il Cine&Comic Fest, con direttore artistico Giorgio Viaro di Best Movie…e poi ci siamo noi! A parte gli scherzi, “compenetrabili” è forse il termine più adatto perché entrano uno dentro l'altro, senza perdere nessuno dei due la propria identità, ma scambiandosi elementi e suggestioni. E perché cinema e fumetto sono due media chiaramente, enormemente diversi, eppure che riescono ad avere un rapporto osmotico per alcune regole di base similari. Partendo, ovviamente, dal layout: che nel cinema è uno dei passaggi più o meno imprescindibili per trasformare le parole della sceneggiatura nelle immagini della pellicola (mi sembra anche troppo scontato pensare ad Hitchcock e ai suoi layout, delle opere d'arte), mentre nel fumetto è proprio l'ossatura della storia. In questo senso, senza volere né potere svelare troppo su come il bellissimo Festival del fumetto Le strade del paesaggio di Cosenza interagirà con il LameziaFilmFest, con il direttore artistico Luca Scornaienchi stiamo studiando delle forme di partnership che possano proprio sottolineare quello di cui parlavo sopra, cioè le assonanze di cinema e fumetto, le corde suonate insieme e magari anche quelle stonate, che a volte servono per far capire meglio quale sia il focus. Ad ogni modo, resta il fatto che cinema e fumetto mettono al centro l'immagine e la sua composizione: ed è un inequivocabile segno di “parentela” anche molto stretta…
Domanda un po' provocatoria: se dovesse indicare un personaggio per lei “fantozziano” di spicco nel panorama politico-sociale odierno, chi sceglierebbe?
Dunque, cercando sulla Treccani, “fantozziano” è detto di persona impacciata e servile con i superiori, o di accadimento penoso e ridicolo. Ed ecco: “accadimento penoso e ridicolo” e “servile con i superiori” sono due situazioni che ben si adattano alla situazione politica attuale. Non mi occupo di politica in maniera attiva, e non saprei quindi parlarne facendo magari nomi e cognomi o elencando situazioni con cognizione di causa, ma non credo di sforare di molto se dico che attualmente la situazione in Italia è decisamente, irreversibilmente fantozziana. Certo, ci sono alcune crepe che fanno passare un po' di luce, contro ogni più ottimistica previsione, ma sono crepe su un muro fortificato per anni e anni, quindi ben solido, e che ci stringe dentro un assedio dove siamo costretti a subire declinazioni di potere inconcepibili. Ma come si dice in un film famoso, “domani è un altro giorno”…
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