Lo hanno definito un body horror, un incubo fantascientifico, un film politico, un manifesto femminista, La cosa che incontra il primo David Cronenberg, un cult istantaneo, un film per stomaci forti. The Substance di Coralie Fargeat è tutte queste cose, e che abbia una marcia in più rispetto a una buona parte di ciò che siamo abituati a vedere al cinema lo hanno già notato il pubblico e la giuria dell'ultimo Festival di Cannes, dove i minuti di applausi a fine proiezione ufficiale sono stati 13 e la regista ha ricevuto il Premio per la sceneggiatura. Poi c’è la coraggiosa e sublime performance di Demi Moore, che i bookmaker danno per certa nella cinquina delle migliori attrici protagoniste che saranno candidate all’Oscar nel 2025. La sua storia personale e professionale non può essere scissa dalla situazione iniziale in cui il suo personaggio si viene a trovare, e anche per questo l’hype generale è alle stelle. Per fortuna il film è appena arrivato in sala, distribuito da I Wonder Pictures, e l'attesa quindi è ufficialmente finita.
The Substance: la trama e il trailer
The Substance racconta la storia di Elizabeth, un'attrice hollywoodiana che ha superato i cinquant'anni di età e che viene improvvisamente licenziata dopo essere stata per tanto tempo la conduttrice di un programma televisivo di aerobica. Dispiaciuta e incapace di accettare il tempo che passa e la spietatezza del mondo dell'entertainment che insegue giovinezza e bellezza, Elizabeth risponde a un annuncio che parla di un siero che ringiovanisce e decide di provarlo. Con sua grande sorpresa, si accorge che la sostanza non modifica il suo aspetto ma fa nascere dal suo corpo, per partenogenesi, una sua versione giovane e attraente di nome Sue. Attraverso di lei Elizabeth può tornare finalmente ad essere felice, però deve rispettare l'unica regola che il siero impone, e cioè che Sue ed Elizabeth dovranno alternarsi ogni settimana: una andrà in giro per il mondo, l'altra resterà in ibernazione. Qualsiasi infrazione potrà avere conseguenze devastanti.
L'ossessione del controllo, della giovinezza, del corpo perfetto
Anche se Dennis Quaid, tra gli interpreti del film, non è d'accordo, è indubbio che The Substance sia un film femminista e abbia un significato fortemente politico, perché da una parte denuncia l’ossessione contemporanea per la giovinezza, con l’insensata guerra ai segni del tempo, dall’altra parla di un ideale fisico femminile fatto su misura per il desiderio maschile, che ancora detta legge nonostante la condanna del bodyshaming e del catcalling e le modelle curvy. Prova ne è, in una certa scena, la musica de La donna che visse due volte, in cui James Stewart trasforma l'appariscente Judy Barton nell'amata Madeleine Elster. Ma non finisce qui, perché, a Hollywood e non solo, la reale voragine, o l'orrore puro, in particolare per l'esercito delle "anta", è la perdita del controllo sul proprio corpo, perché o si è Benjamin Button o natura fa il suo corso e allora la battaglia contro lassità cutanee e rughe diventa durissima. Coralie Fargeat, per sua e nostra fortuna, ne ha voluta combattere una alternativa, e lo ha fatto attraverso il cinema, come lei stessa ha spiegato a Vogue parlando del giorno in cui ha compiuto 40 anni:
Continuavo a pensare che avevo raggiunto un'età in cui non sarei più stata interessante e utile per nessuno. La violenza di questi ragionamenti era talmente forte che ho pensato che dovevo fare qualcosa altrimenti mi avrebbe completamente distrutto.
Da bimba cresciuta giocando con i soldatini e non con le bambole, e quindi lontana dalle piccole donne del libro must have "Dalla parte delle bambine", la Fargeat ha comunque avvertito il peso e la mostruosità dell'invecchiamento. Il genere body horror è stata la sua catarsi, oltre che un'arma potentissima nelle mani di una regista, e se Coralie ha ceduto allo splatter, lo ha fatto perché il gore ben si adatta alla violenza del sopracitato controllo che ci impone la società delle apparenze.
In The Substance la splendida Sue, che risponde ai canoni di quest'ultima, è interpretata da un'istrionica Margaret Qualley, che fuori dal set non si sottopone a diete e allenamenti estenuanti. Nemmeno la chirurgia estetica la tenta, cosa insolita nella città del cinema dove - dice lei - ci sono più studi di medicina estetica che Starbucks.
Perché Demi Moore è la protagonista perfetta per The Substance
Chi segue il cinema e i suoi protagonisti sa che Demi Moore, allo stesso modo di Elizabeth, ha inseguito la perfezione fisica per anni, come lei stessa ha raccontato nella sua autobiografia "Inside Out". Girare The Substance, nonostante diverse inquadrature e una luce fredda che non le rendevano giustizia, si è rivelato quindi estremamente liberatorio per lei, un po’ come lo è stato, nel 1997, rasarsi il cranio per Soldato Jane. Anche se le è capitato di essere la donna più pagata di Hollywood nel 1996 grazie a Striptease, con buona pace dell'allora maschio alfa Bruce Willis, Demi non si è mai voluta veramente bene, e infatti ha spesso sofferto di disturbi dell'alimentazione e praticato sport compulsivamente per mantenersi in forma: come quando, durante le riprese di Proposta indecente, andava ogni giorno in bicicletta dalla sua casa di Malibù agli Studios Paramount, percorrendo 45 chilometri. La splendida ragazza che negli anni ’80 era la dea del Brat Pack, aveva subito violenza sessuale a 20 anni e ha lottato contro le dipendenze da alcool e droga per buona parte della vita. Per essere la moglie solare che suo marito Ashton Kutcher voleva accanto, ha tentato disperatamente di restare incinta, affrontando a 42 anni un doloroso aborto, e si è sottoposta a diversi interventi di chirurgia estetica, tanto che, nel 2006, un quotidiano ha contabilizzato tutte le procedure arrivando a un conto totale di 340 mila Euro.
Oggi che ha 61 anni, è nonna e si è presa il permesso di portare i capelli lunghi fino al sedere, Demi Moore ama ripetere: "La violenza peggiore è quella contro noi stessi". Adesso l'attrice è serena, anzi è una donna diversa, e The Substance ha contribuito a questa rinascita, che passa prima di tutto attraverso l'accettazione di sé e una ritrovata autostima.
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