Cinque bambini vogliono cambiare il mondo; per farlo iniziano a cambiare le loro vite, quelle di chi gli sta intorno, con piccoli grandi gesti rivoluzionari, in un contesto sempre più cinico e incapace di sognare. Spiccano il volo, i giovanissimi protagonisti del documentario Il futuro siamo noi di Gilles De Maistre, appena arrivato nei cinema distribuito da Officine Ubu.
Un film che ci regala una pausa di un’ora e mezza dal cinismo diffuso ormai endemicamente, a rischio pandemia, fra social network e il bar sotto casa. Ci riporta alla dimensione fattiva, all’operosità quotidiana che può fare la differenza. E come sempre accada a farlo sono i bambini, con la loro forza e purezza d’animo. Sono i protagonisti del mondo di domani a chiedere di preservare l’ambiente e di migliorare le dinamiche sociali. In poche parole semplici, ma troppo spesso usate a sproposito: vogliono cambiare il mondo.
Cosa c'è di rivoluzionario nelle loro azioni? Non solo l'altruismo di chi pensa a migliorare la vita degli altri, ma soprattutto, e molto più a portata di mano per ognuno di noi, abitanti di questo gnocco minerale: utilizzare gli strumenti dell'economia con bene in mente il rispetto degli altri, comprendendo come la circolazione di ricchezza porta beneficio reale a ognuno di noi se non umilia nessuno. De Maistre parte da un premio assegnato ai bambini a Stoccolma per raccontare poi vicende esemplari sparse in giro per il mondo.
Il futuro siamo noi racconta le vite di José, Arthur, Aissatou, Heena, Peter, Kevin e Jocelyn, bambini provenienti da tutto il mondo che combattono giorno dopo giorno per difendere i propri ideali e per un futuro migliore per tutta l’umanità. Jose Adolfo ha 13 anni e viene da Arequipa, nel sud del Perù, dove è impegnato nella difesa dell'ambiente, ha creato all’età di sette anni una banca ecologica che sensibilizza i bambini alla difesa dell’ambiente attraverso la raccolta dei rifiuti e l’attività di riciclaggio. Arthur ha 10 anni e nella sua cittadina, Cambrai, nel nord della Francia, vende i suoi dipinti e i suoi disegni per poter acquistare cibo e vestiti per i senza tetto. Aissatou ha 12 anni, viene dalla capitale della Guinea, Conakry, è impegnata nella lotta contro la violenza sulle donne, in particolare contro i matrimoni combinati e le spose bambine. Heena è indiana, vive da poco a New Delhi, dove è giornalista per Balaknama, un giornale scritto e destinato ai bambini che vivono e lavorano per strada. Infine ci sono tre bambini, Kevin, Jocelyn e Peter, che hanno dai 10 ai 13 anni e vivono nella città di Potosì, in Bolivia. Sono un gruppo di bambini lavoratori, occupati nelle miniere e nelle fabbriche di mattoni, che ha creato un sindacato per tutelarsi e proteggersi dai datori di lavoro abusivi.
Sono storie che vi emozionernno e commuoveranno, ma che soprattutto vi daranno grande forza ed energia per un futuro da costruire insieme ai propri figli, nipoti, fratelli minori. "Se milioni di adulti e bambini agissero come questi incredibili ragazzini, avremmo risolto molti dei problemi che affliggono il mondo, che diventerebbe certamente un posto migliore per le generazioni a venire”, afferma il regista Gilles De Maistre. Il futuro siamo noi, nei cinema italiani da giovedì 27 maggio distribuito da Officine Ubu, si avvale del patrocinio del Comitato Italiano per Unicef Italia e della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco.
La storia de Il futuro siamo noi
Vengono da tutto il mondo, sono bambini che combattono per difendere i propri ideali. I loro nomi sono José, Arthur, Aissatou, Heena, Peter, Kevin e Jocelyn. Non si sono mai sentiti troppo giovani, troppo deboli o troppo isolati per opporsi alle ingiustizie e alle violenze. Al contrario, grazie alla loro forza di carattere e al loro coraggio, hanno cambiato le cose introducendo questi dibattiti a un numero sempre maggiore di bambini. Sfruttamento di esseri umani, lavoro minorile, matrimoni forzati, distruzione ambientale, povertà estrema... Sono coinvolti su tutti i fronti.
Per quanto piccoli, si sono resi conto molto presto delle disuguaglianze e delle disfunzioni, sia perché le soffrivano loro stessi sia perché ne erano testimoni. Come ad esempio José Adolfo, che a sette anni ha creato una banca cooperativa in modo da permettere ai bambini del suo quartiere di guadagnare dei soldi grazie alla raccolta di rifiuti riciclabili. Dall'India al Perù, dalla Bolivia alla Guinea passando per la Francia e gli Stati Uniti, questo documentario si propone di incontrare questi bambini che hanno trovato la forza di combattere le loro battaglie per un futuro migliore.
Il trailer de Il futuro siamo noi
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