Tra le messi di premi raccolte da La forma dell'acqua di Guillermo del Toro, i costumi curati da Luis Sequeira hanno ricevuto una nomination all'Oscar, ma è un altro tipo di "costume" quello che attira l'attenzione dello spettatore: la creatura anfibia, anima gemella della tenera Elisa (Sally Hawkins), racchiude in sè la poesia creativa ma anche produttiva di Del Toro, e darle vita non è stato facile. Vediamo com'è nato l'uomo anfibio interpretato da Doug Jones.
E' storia nota che la creatura anfibia di La forma dell'acqua sia ispirata al Mostro della laguna nera, b-movie fantahorror degli anni Cinquanta, tanto che nel film si dice provenga dal Rio delle Amazzoni, come appunto il suo illustre antenato. Meno noto è che, per progettare il suo look e quello dell'intero film, Del Toro ha allestito un piccolo studio di professionisti, pagato di tasca propria a partire dal 2011 (il film è uscito poi nel 2017!). Omaggio sì, copia no. L'ispirazione di base per esempio è stata arricchita nel design da suggestioni provenienti da due opere del pittore ottocentesco William Blake, "Il fantasma di una pulce" e il ciclo del "Grande Drago Rosso".
A occuparsi della realizzazione pratica della creatura c'è stato Shane Mahan, una leggenda a Hollywood nel campo degli effetti speciali: attenzione, "speciali" e non "visivi". Ci riferiamo qui infatti agli effetti realizzati sul set, ripresi in tempo reale, non realizzati interamente in post-produzione con compositing e CGI. Il 95% delle scene di La forma dell'acqua è stato ripreso in loco, senza green screen, tangibilmente. Era fondamentale per Del Toro che la passione tra Elisa e la creatura nascesse in modo convincente: Sally Hawkins doveva avere fisicamente presente davanti a sè la sua metà.
Alla fine la Creatura è nata dall'apporto di ben novanta persone, gestite da un team di quattro o cinque, gli unici poi sul set a truccare e preparare lo stoico Doug Jones, l'attore che lo interpreta e che ne ha studiato i movimenti ispirandosi a quelli di un matador (giocando sulle anche). Non era la prima volta che Jones veniva usato da Del Toro per un personaggio assurdo, frutto di pesante trucco: i fan del regista lo ricorderanno nei panni di Abe Sapien nei suoi Hellboy. Jones ha comunque dichiarato che, rispetto agli altri suoi impegni con Guillermo, questo non è stato nemmeno dei più faticosi, a dispetto delle tre ore necessarie a vestirlo in questo caso.
Nonostante quindi la creatura anfibia fosse presente fisicamente sul set, ha preso vita non soltanto grazie a Doug Jones, ma anche all'uso di animatronica applicata allo stesso costume: le branchie per esempio erano telecomandate a distanza. Nemmeno la CGI è rimasta del tutto fuori dai giochi, perché in post-produzione il personaggio è stato arricchito da movimenti degli occhi ed espressioni facciali che la tuta non poteva fornire. Già così, il montaggio, la vestizione e la preparazione di Jones erano un'operazione delicatissima: a causa dell'acqua, elemento nodale della narrazione, la tuta è stata in più punti letteralmente cucita e scucita sull'attore, perché i collanti sarebbero stati compromessi dall'umidità. Un lavoro immane, ma come ha dichiarato Mahan: "Per uno come Guillermo, le creature sono la cosa più importante. Naturalmente bada a tutto, però la cosa che adora davvero è lavorare sulle creature. E' il suo parco giochi." Leggi anche La forma dell'acqua: storia, autori e successi del film premio Oscar
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