mercoledì 28 ottobre 2020

Uomini e polpi: Il mio amico in fondo al mare è il documentario Netflix da non perdere

In streaming su Netflix è disponibile Il mio amico in fondo al mare - My Octopus friend, un film sorprendente e affascinante, cronaca senza retoriche né sensazionalismi di come un uomo in crisi ha dato una svolta alla sua vita grazie all'incontro con un polpo.

Craig Foster e la foresta di kelp

Craig Foster è un signore sudafricano grande e grosso, con due occhi azzurri buoni e profondi come il mare, che ha passato la vita a girare documentari sulla natura. A un certo punto, però, Craig è entrato in crisi: che fosse stanchezza, burn-out o semplice crisi di mezza età, poco importa.
Quello che importa è che non riusciva più a stare vicino a una telecamera, o a un programma di montaggio, e che anche il rapporto con figlio stava risentendo di questa sua crisi, che toccava anche il suo ruolo di padre.
Invece di trovarsi un’amante, o comprarsi una moto (che magari già aveva), o di tante altre cose più o meno sceme e condivisibili che fanno i maschi quando si trovano un po’ impantanati nelle sabbie delle loro esistenze, Craig Foster ha deciso di tornare a una sua vecchia passione: le immersioni. In apnea. Senza muta, a dispetto del freddo dell’Oceano.
Sì, perché Craig Foster abita in una casa che intravediamo appena ma che capiamo subito essere bellissima, anche perché affacciata su una delle coste più belle del mondo, quella di False Bay, vicino Cape Town in Sud Africa. Da casa sua, a pochi passi dall’Oceano Atlantico, Foster ha iniziato a immergersi tutti i giorni, osservando con attenzione l’habitat sottomarino della grande foresta di kelp (che sarebbero delle alghe giganti) antistante che aveva deciso di tornare a esplorare, come quando era bambino.

La conoscenza col polpo

Tra pesci di ogni tipo, crostacei e altre creature, a catturare l’attenzione di Foster, nei primi giorni delle sue immersioni, è stato un esemplare di polpo femmina. I polpi sono animali estremamente affascinanti, capaci cose straordinarie dal punto di vista fisico (dalla mimesi, alla capacità di cambiare la loro forma, di farsi sottilissimi per evadere attraverso fessure minuscole, passando per quella di rigenerare i tentacoli che gli vengono tranciati dai predatori) come da quello intellettivo: e per farsi un’idea dell’intelligenza dei polpi (animali che “pensano” con tutto il loro corpo, tentacoli compresi, e non solo col cervello) e delle loro capacità, potete leggere un bell’articolo pubblicato tempo fa su Internazionale e intitolato La coscienza del polpo, o ancora meglio il saggio di Peter Godfrey-Smith “Altre menti”, pubblicato da Adelphi.
O, ancora più semplicemente, come primo approccio, vedere Il mio amico in fondo al mare, il sorprendente documentario che racconta delle immersioni di Craig Foster e del rapporto incredibile che ha costruito nell’arco di un anno con quel polpo che aveva catturato la sua attenzione fin dall’inizio delle sue esplorazioni.

Il mio amico in fondo al mare: il trailer originale del film

Uomini e polpi

Diretto da Pippa Ehrlich e James Reed, altri due registi di documentari sul mondo animale, Il mio amico in fondo al mare (che in originale è My Octopus Teacher, ovvero "Il mio insegnante polpo") non è però semplicemente un documentario su questi incredibili e sorprendenti cefalopodi. Anzi, quello che ci viene raccontato sui polpi, le loro abitudini e le loro capacità in questo film è quasi incidentale, un corollario a un nucleo narrativo diverso, insolito e sorprendente.
Il titolo, da solo, ha già fatto lo spoiler principale: perché Il mio amico in fondo al mare racconta la storia incredibile della vera e propria amicizia che, giorno dopo giorno, con costanza, curiosità reciproca e fatica, Craig Foster e quel polpo femmina della foresta di kelp davanti a casa sua sono riusciti a stringere. E di come attraverso il rapporto con l’animale, e l'osservazione delle sue abitudini e dei suoi comportamenti, Foster sia riuscito a emergere dal brutto periodo che aveva attraversato, e perfino a rinsaldare il legame con suo figlio.

La storia di Foster e l'insegnamento a tutti noi

I più cinici tra voi avranno già abbozzato un sorriso beffardo, lo so.
Messa semplicemente così, nero su bianco, la storia dell’amicizia tra un uomo grande e grosso e un polpo (perdipiù femmina) potrebbe sembrare una cosa un po’ ridicola, e perlomeno retorica.
Ma sfido anche loro ad arrivare alla fine degli 85 minuti del Mio amico in fondo al mare senza essere rimasti coinvolti, stupiti e affascinati da quello che hanno visto. Magari, come è successo a molti - leggere l'internet per credere - perfino commossi, alla fine della storia.
La voce calma e rilassata di Foster, il suo sguardo così pulito, le straordinarie immagini subacquee e quel ritmo così morbido e naturale che per ragioni ovvie ha il film, trasportano chi guarda dentro una bolla all’interno della quale si possono raggiungere momenti di riflessione, introspezione e consapevolezza che sono tanto più necessari quanto più, nella nostra vita di ogni giorno, siamo sottoposti a stress, ansie e preoccupazioni.
Craig Foster ha ritrovato un equilibrio perduto stabilendo un contatto con mondo naturale come non aveva mai avuto, a dispetto della sua professione. Vedere Il mio amico in fondo al mare potrà non avere lo stesso effetto catartico e profondo che ha avuto sul suo protagonista, ma di certo può restituire a noi barlumi, sprazzi e momenti di quell’esperienza in maniera forte e sincera, capaci di illuminare un’idea, forse un percorso, e di convincere che sì, davvero un’altro modo di vivere e pensare e agire è possibile. Anche senza andare a immergerci di persona a torso nudo nelle acque gelide dell’Oceano Atlantico.



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