Nel trentennale della morte di uno dei più grandi interpreti del nostro cinema, Ugo Tognazzi, abbiamo selezionato per voi dieci tra i titoli più significativi della sua straordinaria carriera che potete vedere sulle piattaforme di streaming disponibili in Italia
Il federale
Nel Federale, diretto nei 1961 da Luciano Salce, Tognazzi è Primo Arcovazzi, zelante e ambizioso membro delle brigate nere che, alla vigilia della caduta del fascismo, è incaricato di portare dall'Abruzzo a Roma, in sidecar, un filosofo antifascista condannato al carcere. Quello del Federale, che prende il titolo dal grado che Arcovazzi spera di ottenere al termine di una missione che andrà in maniera decisamente inaspettata per lui, è il primo ruolo non farsesco interpretato da Tognazzi al cinema, che ne lascia intuire quel tocco acido nello scegliere e interpretare i personaggi che sarà il tratto distintivo di tutta la sua carriera.
La voglia matta
Di nuovo in coppia con Salce, nel 1962 Tognazzi è protagonista della Voglia matta, altro film e altro ruolo che ne mettono in luce la voglia di affrontare personaggi patetici e senza speranza: in questo caso quello di Antonio Berlinghieri, un ingegnere milanese quasi quarantenne e fresco di separazione che, imbattutosi per caso in una comitiva di adolescenti in vacanza al mare, s'invaghisce di una bellissima quindicenne (Catherine Spaak) facendo di tutto per conquistarla e finendo col rendersi drammaticamente ridicolo.
L'ape regina
Nel 1963 Ugo Tognazzi gira Una storia moderna - L'ape regina, primo film italiano di Marco Ferreri. Con Ferreri, amante del grottesco e del surreale, Tognazzi troverà un regista in grado di esaltarne le corde dimili, lavorando con lui anche in Controsesso, La donna scimmia, L'uomo dei cinque palloni, Marcia nuziale, L'harem, L'udienza, La grande abbuffata e Non toccare la donna bianca. Qui è Alfonso Ercolani, ricco quarantenne che viene convinto da un amico frate a trovare moglie (Marina Vlady), e che scopre lati inaspettati, sorprendenti e drammatici della vita matrimoniale.
La vita agra
La vita agra, diretto nel 1964 da Carlo Lizzani, è la trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di Luciano Bianciardi, opera fondamentale degli anni Sessanta che fornisce un'analisi spietata e precisa della situazione sociale ed economica dell'Italia degli anni del boom, e che per molti versi è ancora oggi di urgente attualità. Nel film Tognazzi è Luciano Bianchi, un operaio che si trasferisce a Milano con l'intento di far saltare in aria la sede della società che lo aveva licenziato e che è responsabile di un incidente che aveva causato la morte di molti minatori, ma che finisce col perdere di vista i suoi obiettivi rientrando inaspettatamente nel ciclo produttivo e mettendo su una nuova famiglia, dimenticando quella che aveva lasciato a casa.
Il magnifico cornuto
Nello stesso anno Tognazzi lavora anche con Antonio Pietrangeli, interpretando il protagonista maschile nel film Il magnifico cornuto, Andrea Artusi, ennesimo personaggio fuori asse e patetico del repertorio dell'attore. Artusi, industriale quarantenne, è un uomo totalmente ossessionato dall'idea che la giovane e avvenente moglie Grazia (Claudia Cardinale) possa avere un amante, e che la tormenta a tal punto da spigerla a inventarsi l'esistenza di un altro uomo. Con conseguenze fatali e imprevedibili.
Io la conoscevo bene
Nel 1965 Tognazzi lavora ancora con Pietrangeli in Io la conoscevo bene, che del regista è probabilmente il capolavoro. Ma Tognazzi non è il protagonista del film: protagonista è una giovane e bellissima Stefania Sandrelli, nei panni di una ragazza che arriva a Roma sognando di aver fortuna nel mondo dello spettacolo e che incontra solo personaggi laidi e opportunisti. Tognazzi appare in una scena di pochi minuti, rimasta però impressa inelebilmente nella mente di chiunque abbia visto il film ed entrata di diritto nella storia del cinema italiano: quella che lo vede nei panni di Gigi Baggini, un attore disoccupato che arriva a una festa e sopporta ogni tipo di scherno, provocazione e umiliazione, rendendosi ridicolo e dolorosamente patetico, nell'illusione di poter trovare in questo modo una scrittura.
La proprietà non è più un furto
Anche in La proprietà non è più un furto, del 1973, Tognazzi non è il vero protagonista. Nel film di Elio Petri il protagonista è Flavio Bucci, ma Tognazzi non ha un ruolo limitato come quello di Io la conoscevo bene. La storia è quella di un impiegato di banca che viene preso da un odio profondo per il denaro e per chi lo possiede, e che trova in un borioso e volgare macellaio suo cliente (chi, se non Tognazzi?) il simbolo di questo cancro sociale da punire ed estirpare.
Vogliamo i colonnelli
Nello stesso anno in cui lavora con Petri e Bucci (e in cui gira La grande abbuffata con Ferreri), il 1973, Ugo Tognazzi lavora con Mario Monicelli in Vogliamo i colonnelli commedia satirica e fantapolitica (ma nemmeno troppo...) che immagina e mette in scena un maldestro tentativo di colpo di Stato in Italia. Nel film Tognazzi è Giuseppe Tritoni, deputato di destra che organizza un golpe dagli esiti ridicoli e fallimentari, e finisce vittima di una contro svolta repressiva e autoritaria portata avanti dagli stessi esponenti del governo che lui voleva rovesciare. L'unione tra Tognazzi e il Monicelli più acido e grottesco di sempre fa scintille.
L'anatra all'arancia
Siamo nel 1975, e Tognazzi lavora nuovamente con Luciano Salce in L'anatra all'arancia, commedia satirica sulla finta tolleranza e disinibizione della borghesia italiana. Nel film l'attore è Livio Stefani, marito ampiamente fedifrago di Lisa (Monica Vitti), che lo ripaga con la stessa moneta. Dopo dieci anni il loro rapporto pare arrivato al capolinea, anche perché Lisa vuole lasciare l'italia per andare in Francia con un uomo di cui si dichiara innamorata. Livio, gelosissimo, organizza una cena con la moglie, la sua amante e l'amante di lei, con l'ovvio intento di riconquistare Lisa.
La terrazza
E arriviamo quindi al 1980, l'anno in cui Ettore Scola firma il suo capolavoro, La terrazza, uno dei film fondamentali della storia del cinema italiano, nel quale si ammirano, oltre a Tognazzi, Mastroianni, Gassman, Trintignant, Satta Flores, Sandrelli e tantissimi altri. Nel film di Scola, che mette assieme su una terrazza romana un gruppo persone legate fra loro da amicizie e conoscenze, Tognazzi è Amedeo, produttore cinematografico ignorante e venuto su dal nulla, che realizza con orgoglio film di serie B e che, per cercare di soddisfare le velleità della moglie, ha deciso di cimentarsi nella produzione di un'opera più impegnata.
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