giovedì 29 ottobre 2020

Dario Argento in mostra: il Museo del Cinema omaggia il maestro del brivido

Doveva inaugurare in autunno, in concomitanza con l'80esimo compleanno del regista. Poi il Covid ci ha messo lo zampino, ma il progetto rimane in piedi. E, pandemia permettendo, sarà aperta al pubblico dal febbraio al giugno del prossimo anno la prima grande mostra dedicata a un grande maestro italiano del cinema internazionale: Dario Argento.
La mostra è intitolata Dario Argento - The Exhibition, ed è stata prodotta dal Museo del Cinema con Solares Fondazione delle Arti di Parma; a curarla, il critco Marcello Garofalo e il direttore del Museo del Cinema, Domenico De Gaetano.
“È il nostro primo grande appuntamento del 2021," afferma Enzo Ghigo, presidente del Museo. "Un doveroso omaggio a uno dei grandi autori del cinema italiano e conosciuto in tutto il mondo, che ben si sposa con l’anima misteriosa e magica della Mole Antonelliana e di Torino”.

La mostra ripercorre tutta la lunga carriera di Argento, proponendo un viaggio nel suo cinema attraverso tutti i suoi film, da L'uccello dalle piume di cristallo (1970), a Dracula 3D (2012), e raccoglie con centinaia di immagini, fotogrammi e fotografie inedite, installazioni, oggetti di scena, musica, manifesti, costumi, video (con testimonianze di collaboratori e fan illustri), memorabilia, raffronti con le produzioni televisive e cinematografiche odierne. La grafica della mostra è di Riccardo Bizziccari, e sono previsti contributi speciali (cimeli e opere) di Sergio Stivaletti, effettista di molti film di Argento da Phenomena in poi; Luigi Cozzi, collaboratore storico di Argento; Franco Bellomo, fotografo di scena di molti film da Profondo rosso in avanti; e del “Torino d’Argento Tour Locations” gestito da Pupi Oggiano e Gabriele Farina.



Secondo i curatori, Dario Argento - The Exhibition vuole sottolineare "non tanto le valenze horror del suo cinema, così evidenti ad un primo sguardo, quanto la complessa e raffinata composizione visiva delle immagini che lo pongono come uno dei grandi maestri del cinema contemporaneo, punto di riferimento per generazioni di registi di film e fino alle serie televisive di questi ultimi anni", e  "il contributo personale e moderno che il regista, fin dai primi titoli da lui diretti, ha saputo dare al thriller, al giallo e all'horror, allentando le maglie di una grammatica cinematografica estremamente codificata con soluzioni visive più ancorate all'irrazionale e alla dimensione onirica, oltrepassando fieramente il confine tra cinema di genere e cinema d'autore."
Oltre, ovviamente, a ricordare il legame stretto tra il regista e la città di Torino, dove ha girato moltissime opere: tra cui, come ben sappiamo, Profondo rosso.

Ecco cosa ci ha dichiarato Marcello Garofalo, co-curatore di Dario Argento - The Exhibition:

Argento costruisce la sua modernità nel paradosso di uno sguardo che spesso collide tra quello del protagonista della storia e quello dello spettatore, abbagliati entrambi da una “messa in scena” che del gioco non ha nulla, se non la derisione per una ingannevolezza dello sguardo, incapace di guardare l’essenziale e raggirato dal grande “trucco” del cinema, l’apparire quando si crede di vivere, il sognare (o precipitare nell’incubo) quando si crede di essere vigili e di poter dominare la realtà. Tutti i protagonisti del cinema di Argento hanno in comune il fatto di assomigliarci, perché possiedono, prima ancora di una psicologia e di un comportamento, la tendenza a vedere sempre troppo o troppo poco, a essere vittime di abbagli e di visioni, fino a non distinguere più ciò che è vero da ciò che è falso. In tutta la sua opera il sogno diviene spazio, quasi come una rete invisibile e l’“onirico” si insinua nella realtà, non perché in contrapposizione, ma in quanto terribilmente somigliante a essa. Emblematiche le parole che in Inferno, Argento affida, quasi fossimo in un film di Godard, alla contessa Elise De Longvalle Adler (Daria Nicolodi): “È pittura, non sangue”.

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Questa invece la dichiarazione ufficiale di Dario Argento riguardante la mostra a lui dedicata:

Sono davvero felice, che nel mese di settembre in coincidenza con la data del mio compleanno, il Museo Nazionale del Cinema di Torino mi abbia comunicato che uno dei loro eventi previsti per l'inizio del prossimo anno sia una grande Mostra dedicata al mio cinema:  nel corso della mia carriera, iniziata nell'ormai lontano 1970, ho avuto modo di ricevere diversi apprezzamenti in tutto il mondo, specialmente in Francia, in America, in Giappone; in Italia di recente mi hanno consegnato il David di Donatello alla carriera, ma questo "omaggio" che il Museo del Cinema di Torino mi dedicherà, mi entusiasma in particolar modo, non solo perché si svolgerà in una città da me molto amata, dove ho avuto modo di girare diversi film e in una sede prestigiosa quale è il Museo del Cinema, ma perché, grazie al lavoro accuratissimo che gli organizzatori e i curatori dell'evento stanno svolgendo - ho avuto modo di visionare in anteprima diversi bellissimi "layout" dell'allestimento - avrò la possibilità di far conoscere anche ai più giovani l'intero mio percorso cinematografico, accompagnandoli all'interno del mio "cinema idealista", fatto di incubi, sogni e visioni, ove la grigia realtà non è mai arrivata e mai ci arriverà.
In un film che ho realizzato nel 1993, Trauma, mentre scorrono i titoli di coda, l'obiettivo si sposta, continuando a raccontare possibili inizi di altre vicende. Questo perché mi piace credere che i miei film possano conquistare un grande spazio nella memoria dei miei spettatori, diventando anche dopo la visione un tutt'uno con la loro vita. Credo che questa Mostra possa rendere ancora più realizzabile, luminoso e concreto questo mio desiderio.

L'iniziativa fa parte di Torino Città del Cinema 2020, un progetto di Città di Torino, Museo Nazionale del Cinema e Film Commission Torino Piemonte, con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, in collaborazione con Regione Piemonte, Fondazione per la Cultura Torino. https://ift.tt/35fHr0K



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