Pochi giorni prima della scorsa edizione della Berlinale, nel febbraio scorso, si era scatenata una polemica in seguito al reportage di un quotidiano che accusava il fondatore della prestigiosa manifestazione, Alfred Bauer, - in realtà rilanciando voci insistenti da anni - di aver avuto un trascorso da nazista, anche di primo piano. A Berlino reagirono prontamente cancellando il premio a lui dedicato e incaricando un gruppo di storici indipendenti di indagare meglio.
L’Istituto Leibniz per la storia contemporanea ha ora presentato le sue conclusioni: Alfred Bauer, l’uomo che creò 70 anni fa, anche a Berlino, un evento cinematografico di grandi proporzioni, ha avuto forti legami con il regime nazista e fu una figura chiave della strategia di propaganda orchestrata dallo stratega Joseph Goebbels. Un ruolo “più significativo rispetto a quanto noto precedentemente, sistematicamente nascosto da Bauer dopo il 1945, presentandosi come oppositore al nazismo”, fino alla sua morte nel 1986.
Il dirigente fu consigliere del Reichsfilmintendanz, l’organismo di propaganda che guidava la politica cinematografica nazista, verificando la conformità all’ideologia razzista hitleriana dei film tedeschi. Bauer fu iscritto a varie organizzazioni del partito, fin dalla presa del potere nel 1933, prendendo ufficialmente la tessera nel 1937.
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