giovedì 1 ottobre 2020

Disney licenzia 28 mila dipendenti dei parchi e dà la colpa alla California

Disney Parks risponde alla crisi per la pandemia che ha colpito i due colossi Disneyland e Walt Disney World licenziando 28 mila dipendenti, due terzi dei quali part time. La major ha definito la decisione “straziante” in una lettera a tutti i suoi lavoratori, dicendo che era “l’unica opzione possibile” dopo che il coronavirus ha imposto un limite rigido nella capacità di accoglienza delle proprie strutture, e in particolare la chiusura ininterrotta di Disneyland, ad Anaheim, California.

In un comunicato, poi, Disney ha accusato lo stato della California di aver aggravato la situazione per la “riluttanza nel togliere le restrizioni, il che avrebbe permesso a Disneyland di riaprire”. Si attende ancora una decisione sui parchi a tema da parte del governatore Gavin Newsom, che in una conferenza stampa ha detto che arriverà molto presto. 

Il più famoso parco a tema della casa di Topolino è chiuso da metà marzo, mentre il suo stretto parente a Orlando, Florida, Walt Disney World, ha riaperto a metà luglio con capacità ridotte e rigide misure di di sicurezza e sanitarie. La sezione parchi è la più redditizia per la Disney: lo scorso anno ha portato a casa il 37% dei ricavi totali, 26 miliardi di dollari su un totale di quasi 70.



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