Per tre volte, sullo scorcio di una stradina di Alor Setar, in Malaysia, una giovane donna è costretta a scendere dalla sua bici perché ha forato.
La prima volta, a inizio film, è una giovane turista che arriva nel paesino guidata dalla noia. La aiuta a riparare la gomma Ailing, una coetanea dall'umore allegro e dall'incredibile disponibilità che, dapprima se la porta a casa, poi letteralmente le sistema la camera d'aria e quindi comincia a portarla in giro preoccupandosi di ogni suo bisogno.
La seconda volta, a circa mezz'ora di proiezione, la giovane donna, che si chiama sempre Brooke, è invece un'antropologa stanca del suo lavoro di ricerca. La aiutano tre ragazzi più o meno coetanei che stanno pensando a una ristrutturazione delle parti più vecchie di Alor Setar e che guardano con curiosità ai suoi studi.
La terza volta, invece, la protagonista è una vedova che non trova nessuno ad aiutarla sulla strada, ma che incontra, proprio nel negozio di riparazioni, un anziano scrittore francese, Pierre, con cui si trova stranamente a suo agio.
Tre storie, tre destini che fanno capo a un solo personaggio interpretato (molto, ma molto bene) da una sola attrice.
Ogni storia comincia il 30 giugno e dura lo spazio di appena qualche giorno. Ogni destino apre nella città scorci diversi. Ogni situazione si condensa in toni e atmosfere distinti: dalla commedia più leggera al racconto descrittivo al dramma psicologico.
L'insieme, invece, compone, con spirito filosofico, un affresco sulla capricciosità del caso che ci mette di fronte infinite possibilità d'incontro che solo raramente sappiamo cogliere.
Soprattutto, nel riprendere ogni volta il racconto con un personaggio diverso eppure uguale, ci mette di fronte al nostro disperato solipsismo, al nostro considerarci e, in fondo, essere niente più che monadi isolate al centro di un universo che ci sfugge anche se è, in quanto frutto della nostra percezione, nostro e solo nostro.
Così vuoi che si parli solo di un piccolo giallo sorto intorno a un gioiello acquistato poi forse rubato e quindi ritrovato, o che ci si trovi di fronte alla scoperta di luoghi e delle loro storie, o, infine, che ci si trovi di fronte alla difficoltà di aprirsi di nuovo e affrontare il proprio lutto, non cambia la sostanza del film, ma solo la sua struttura più epidermica.
Three Adventures of Brooke è un film che si sbuccia come una cipolla sullo sgomento che proviamo di fronte alla vita che è triste anche se bellissima. Con questa malinconia nello sguardo che invera ogni momento - anche quello apparentemente più spensierato - il film riverbera la sua luce come il gioiello che Brooke compra nel primo segmento narrativo: bellissimo all'esterno, nasconde una lacrima all'interno. E, per capriccio della nostra personale vanità, ci sembra più bello ed importante quanto più alto è il prezzo del commerciante che ce lo vende.
Ha lo spirito della filosofia piana dei racconti morali, questo film Yuan Qing, regista che non nasconde la sua venerazione per Rohmer.
E del maestro francese si trova molto in questa fantasia delicatissima: dal rapporto tra personaggio e città magnificato nel secondo segmento dominato dallo spirito dell'antropologia, ai dialoghi leggeri, scritti in punta di penna, che sanno anche concedere spazio a un silenzio spesso più eloquente di mille parole e di stampo squisitamente orientale.
Come pure non manca il disincanto leggero che sa stupirsi delle possibilità altre che ci danno gli incontri che dovremmo accettare sempre con apertura grata all'altro, come dicono i tarocchi consultati da Brooke per ben due volte, nel primo ed ultimo frammento: due diverse aperture di carte che ricevono comunque lo stesso identico responso.
Il tutto a rendere un film sensibile e profondo nella sua disarmante semplicità, in cui lo sguardo aperto al futuro confina con la dolcezza della notte e con la meraviglia. E se per Rohmer questa magia aveva un nome ed era Raggio verde, qui si chiama lacrime blu ed è l'ultima luce a un passo dal silenzio.
Per essere un'opera prima Three Adventures of Brooke è davvero notevole, pur nei suoi debiti col cinema francese che, però, non appesantiscono e anzi costituiscono un motivo di fascino malinconico.
Speriamo trovi presto un distributore anche qui da noi.
(Three Adventures of Brooke); Regia: Yuan Qing; sceneggiatura: Yuan Qing; fotografia: Zhu Jinjing; montaggio: Yuan Qing; musica: Howie B, Andrew Lok; interpreti: Xu Fangyi (Brooke), Pascal Greggory (Pierre), Ribbon (Ailing), Kam Kia Kee (Fong), Allan Toh Wei Lun (Chi Tong), Lim Yi Xin (Captain), Zhan Zizhen (Zhen), Andrew Lok (Uncle Land); produzione: Beijing Beauty Culture Communication, Mil Production, Boxin Media; origine: Cina, Malaysia, 2018; durata: 100'
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