Mentre il mondo si interroga su chi prenderà le redini del prossimo 007, dopo la defezione ‘per divergenze creative' di Danny Boyle (un ritardo che potrebbe addirittura escludere dal cast, per sopraggiunti limiti d'età, l'ormai cinquantenne Daniel Craig), ha trionfalmente esordito al botteghino – ben 500 milioni di dollari incassati in tutto il mondo in un solo mese di programmazione – il sesto capitolo di una saga che da oltre vent'anni, se non ha superato il mito immarcescibile dell'agente segreto creato da Ian Fleming, ha comunque conquistato il cuore del pubblico arrivando addirittura a condizionare le scelte artistiche e produttive della serie dei James Bond: Mission: Impossible.
Fallout è il titolo dell'episodio nuovo di zecca per il quale Tom Cruise, produttore oltreché protagonista scavezzacollo, ha nuovamente voluto dietro la macchina da presa quel Christopher McQuarrie che aveva firmato il più che lusinghiero risultato di Rogue Nation (l'episodio numero 5), guarda caso nella rosa dei candidati alla regia del Bond numero 25, dopo l'abbandono di Boyle. Infatti due sono i maggiori punti di forza di un prodotto che fin dalle battute iniziali denuncia una serietà e una maturità di intenzioni ormai rare negli action movie contemporanei: da una parte la funambolica prestazione di Tom Cruise, che a 56 anni suonati avrà forse bisogno di correggere digitalmente i segni del tempo sulla pelle del volto, ma non si risparmia nell'affrontare senza l'uso di controfigure sequenze ad alto tasso di spettacolarità e di rischio, come un vero lancio con il paracadute da 10.000 metri di altezza, o il periglioso volo in elicottero dell'ultima parte, guidato in solitaria; ma dall'altra, c'è la mano registica di McQuarrie, del quale si era già avuto modo di apprezzare la classicità e la grazia, memori delle lezioni dei grandi registi di film d'azione e di spionaggio del passato, in Rogue Nation (indimenticabile la sequenza girata all'Opera di Vienna durante una rappresentazione della Turandot, gradevolmente profumata di Alfred Hitchcock): grazie alla complicità di un plot eccellente costruito a scatole cinesi e da lui stesso magnificamente sceneggiato, McQuarrie orchestra le proprie coreografie cinetiche con una precisione e una chiarezza di lettura che ne aumentano la godibilità e la percezione fisica, anche grazie all'evidente riduzione al minimo dell'uso di effetti speciali: siano una collutazione a tre o a quattro, una sparatoria, una fuga sui tetti, o un inseguimento corale per tutta Parigi, il suo senso plastico delle forme e dei volumi in movimento sullo schermo è dominato con perizia ormai consumata e magistrale, senza mai scadere nella caciara o nella baracconata.
A cercare il pelo nell'uovo, Mission: Impossible | Fallout soffre di una durata forse eccessiva (147 minuti), e la lunga sezione conclusiva in Kashmir, pur rispettando onorevolmente tutti i canoni dello spettacolo e della suspense, accusa un lieve calo di ritmi (impossibile, del resto, sarebbe reggere per due ore e mezza gli allegri con fuoco delle sezioni di Parigi e Londra) e si tinge di una sentimentalità lievemente fuori registro rispetto al resto del racconto. Ma è poca cosa, e comunque carenza più che veniale. E finché, con o senza l'aiuto del digitale, Tom Cruise riuscirà a convincerci di restare l'eterno ragazzo che il cinema gli ha cucito addosso, non c'è che da esserne tutti felici e ritenerci anche noi invincibili e irriducibili come Ethan Hunt.
(Mission: Impossible | Fallout); Regia: Christopher McQuarrie; sceneggiatura: Christopher McQuarrie; fotografia: Rob Hardy; montaggio: Eddie Hamilton; musica: Lorne Balfe; interpreti: Tom Cruise, Henry Cavill, Ving Rhames, Simon Pegg, Rebecca Ferguson, Sean Harris, Angela Bassett, Vanessa Kirby, Michelle Monaghan, Alec Baldwin; produzione: Paramount Pictures; distribuzione: 20th Century Fox; origine: USA, 2018; durata: 147'
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