mercoledì 4 novembre 2020

The Hateful Eight: il film su un mini lockdown che per Samuel L. Jackson ha prodotto un affettuoso miracolo

A rivederlo adesso, The Hateful Eight potrebbe sembrarci il diario di un mini lockdown, visto che è incentrato sulla riunione forzata di un gruppetto di loschi tipacci in uno spazio chiuso e ristretto, che poi è l'emporio di Minnie. E tuttavia, se Giuseppe Conte rivedesse il film di Tarantino oggi, protesterebbe con veemenza, perché 8 individui non congiunti nello stesso ambiente sono un assembramento. Ma quell'assembramento per gli attori del film è stato meraviglioso e ha innescato un'affettuosa abitudine che nei duri mesi del lockdown USA ha portato gioia un po’ a tutti. 

A questa consuetudine ha accennato Samuel L. Jackson. L'attore, che nel film è il Maggiore Marquis Warren, ne ha parlato in un incontro virtuale dedicato alla sua carriera organizzato dal Savannah Film Festival, dicendo: "Noi hater di The Hateful Eight siamo così legati fra noi che ci scriviamo ogni settimana per dirci dove ci troviamo e cosa stiamo facendo, o per commentare la situazione politica. E’ il più forte legame cinematografico che abbia avuto in tutta la vita".

La parola "haters" all'inizio della dichiarazione non va intesa in senso social. Potremmo anche tradurla con "odiatori", che sono poi i componenti della combriccola di 8 che ne combina di ogni nel western interpretato anche da Kurt Russell, Tim Roth, Michael Madsen, Jennifer Jason Leigh. The Hateful Eight non ha eguagliato il successo di altri titoli del regista di Pulp Fiction, ma se è servito a creare una connessione così profonda fra artisti, ha comunque un valore aggiunto, ed è bello che oggi esista una chat The Hateful Eight. Altro che il gruppo whatsapp dei genitori dei compagnucci di classe, dove si disquisisce sul regalo da fare alla maestra!



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