Come molti sanno, Brad Pitt non è solo uno degli attori preferiti di David FIncher, che lo ha voluto in Seven, Fight Club e Il curioso caso di Benjamin Button, ma è da allora uno dei suoi migliori amici. E gli amici spesso si ritrovano per vedere dei film insieme. In un recente articolo sul regista nel New York Times, Pitt e Steven Soderbergh spiegano perché non sia sempre un'esperienza piacevole vedere i film con David Fincher.
"Non fa altro che borbottare" - ha detto Pitt - "quell'inquadratura funziona, quello è un brutto passaggio... ma perché ci hai inserito il dettaglio del guanto? Stabilizza!", è come guardare una partita di football con Bill Belichick (noto commentatore sportivo, ndr).
Gli fa eco Steven Soderbergh, che racconta di quando fu invitato da Fincher al montaggio di Panic Room ed ebbe modo di sperimentare la maniacale precisione del collega: "David aveva un puntatore laser, e faceva un circoletto attorno a una porzione del muro nella parte superiore dell'inquadratura, dicendo "Quello è un po' troppo luminoso". Ho dovuto lasciare la stanza. Uscire e fare dei lunghi respiri, perché pensavo: "Oh mio Dio, vedere in qiel modo? Sempre? Ovunque? Io non potrei".
Avendo incontrato David Fincher almeno tre volte, di lui ci ha sempre colpito la velocità del pensiero e l'energia che emana dalla tipica personalità di una persona a cui non sfugge nulla. Lo troviamo straordinario come regista e molto affascinante come uomo, ma sinceramente non crediamo che vedremmo un film con lui, visto che già non sopportiamo gli spettatori che al cinema commentano le scene. Il suo ultimo film, Mank, è su Netlifx e vale davvero la pena di vederlo in religioso silenzio.
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