Isidoro, Chiara e Michele sono tre fratelli. Si ritrovano, nei giorni prima di Natale, nella casa vecchia e grande della loro infanzia, quella dove Isidoro vive ancora con la mamma. È stato Isidoro a chiamare gli altri due, perché la mamma è malata, è in ospedale, e loro devono andare a trovarla, tutti e tre assieme, perché la donna deve dire loro qualcosa.
Con Michele c'è Miriam, la sua nuova ragazza, che a Isidoro e Chiara ricorda tanto qualcuno. E poi c'è un telecomando della tv che non si trova, c'è l'alberello di Natale con le lucine che Isidoro cerca per tutto il tempo di far funzionare, un telefono che squilla e delle polpette nel surgelatore. Ci sono i ricordi dell'infanzia, i fantasmi di una vita, di quella vita che i tre fratelli hanno vissuto così lontani e così diversamente. E c'è la presenza assenza della mamma, di quella mamma che deve dire loro qualcosa, e loro di andare a trovarla, e di sentire cosa deve dire, cosa deve lasciare loro prima di lasciarli, hanno paura.
Quasi Natale è il secondo film di finzione di Francesco Lagi, che arriva nove anni dopo Missione di pace, che venne presentato alla Settimana della Critica di Venezia nel 2011. In questi nove anni Lagi non è stato mica con le mani in mano. Per esempio, ha diretto il documentario Zigulì, che proprio in questi giorni ha vinto ha vinto al festival bolognese Visioni Italiane il Premio Young for Young per la migliore opera che affronti il mondo dell'infanzia e dell'adolescenza.
Ma, soprattutto, ha scritto per il teatro, e ha diretto gli spettacoli che ha scritto e messo in scena con la sua compagnia, che si chiama Teatrodilina, di cui fanno parte anche i protagonisti di questo film, che sono Anna Bellato, Francesco Colella, Silvia D'Amico e Leonardo Maddalena. Che sono tutti bravi, e che poi sono anche gli stessi che hanno interpretato gli stessi personaggi a teatro.
Perché Quasi Natale, come Zigulì, arriva direttamente da lì, dal lavoro teatrale di Lagi.
Si sente, che c'è il teatro alla base di Quasi Natale. E difatti, al Torino Film Festival, è presentato in una sezione Fuori Concorso che si chiama Tracce di Teatro.
E però attenzione, perché c'è anche tantissimo cinema, dentro Quasi Natale. Il cinema, nel senso meno ovvio e più complesso del termine, eppure allo stesso tempo più diretto e naturale. Il cinema che è fatto di capacità di racconto, di attenzione per l'immagine e per i dettagli. Di capacità di costruire un mondo, e di calartici dentro, e di percorrere quella terra di nessuno che sta tra la realtà e il sogno senza mai fare troppe concessioni né all'una né all'altra parte.
Difficile dire cosa sia Quasi Natale. È un piccolo film, sostanzialmente autoprodotto, e vivaddio non è perfetto. Non è una commedia pura, ma fa ridere, in quel suo modo bislacco e surreale. È un dramma, e può commuovere, ma pare voler quasi rifuggire questa sua natura, e scartare verso altri territori non appena si accorge che sta per dire una parola di troppo, e uscire dalla suggestione per diventare sfacciato, ed esplicito.
È un film apparentemente naturalista, nella storia, nei luoghi, nelle cose, ma che invece pare infuso, fin dai primissimi momenti, di un sottile velo di ironico surrealismo, pronto anche a rivelare possibili risvolti magici, esoterici, e sentimentali.
Più di ogni altra cosa, Quasi Natale è un film unico.
Non riesco infatti a pensare a niente altro di simile che sia stato partorito dal cinema italiano nel corso degli ultimi anni. Che abbia proposto quel tipo di mistero, quel tipo di atmosfere, quel tipo di umorismo o quel tipo di dramma. Che abbia raccontato personaggi così reali ed eccentrici al tempo stesso senza mai forzare la mano, e che abbia dato la costante sensazione di muoversi sempre, quasi impercettibilmente, subliminalmente, per non essere mai davvero messo a fuoco e inquadrato con precisione dentro uno sguardo, una gabbia di pensiero, un genere o uno stile. E che, allo stesso tempo, possegga una personalità così chiara, limpida e definita.
Tutto questo, e non solo il fatto di essere stato tratto da uno spettacolo molto bello e difficilissimo da essere tradotto sullo schermo, significa una cosa chiara. Ed evidente.
Tutto questo, tutto quello che Quasi Natale è, e tutto quello che non è, sta a significare e dimostrare che lo sguardo di Francesco Lagi, lo sguardo che ha sulle storie e sulla loro messa in scena, sui personaggi e sulle cose, sugli ambienti e sui sentimenti, è uno sguardo unico nell'ambito del cinema italiano.
E che è lo sguardo di un vero autore. E di un artista.
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