Il suo nome era Bond, James Bond, questo lo sappiamo. Quello che pensavamo è che fosse il parto della fertile fantasia dello scrittore Ian Fleming, a sua volta pioniere dell’intelligence britannica. Invece James Bond è realmente esistito, lo confermano gli archivi dello stato polacco, che sostengono che la spia in questione entrò nel paese negli anni ’60 per infiltrare il loro complesso militare.
L’Istituto della memoria nazionale ha trovato dei documenti che parlano di una spia di stanza all’ambasciata britannica a Varsavia a partire dal febbraio 1964 e di nome James Albert Bond. Si spacciava per attaché militare per penetrare nei segreti delle forze armate locali. Come curiosità, in quel periodo Fleming aveva già pubblicato undici storie di 007 e stava per arrivare in libreria Si vive solo due volte. Al cinema, Licenza di uccidere era già uscito nei cinema due anni prima, con Sean Connery nei panni della spia, seguito poi nel 1963 da Dalla Russia con amore, mentre sarebbe stato l’anno del mitico Missione Goldfinger. Periodo cruciale, quindi, per i James Bond, a tutte le latitudini e in tutte le arti.
Non sarebbe però una storia di spionaggio, se l’apparizione del misterioso signor Bond a Varsavia non avesse provocato una reazione dello stato comunista. Fu messo infatti immediatamente sotto sorveglianza dal controspionaggio del Ministero dell’Interno, con un’operazione degna di un nome in codice: Samek. Tanto che Bond tornò presto in patria, nel gennaio 1965, senza probabilmente aver ottenuto chissà quale cruciale informazione segreta. Gli archivi nascondo anche un giudizio sulla persona, definita “loquace ma prudente”, con un debole - indovinate un po’ - per le giovani fanciulle.
Non solo, il quotidiano Daily Telegraph ha anche rintracciato la moglie, Jannette Tacchi, che ha ammesso che James ha vissuto una vita pericolosa, facendo cose “che non avrebbe dovuto fare”, prima di morire nel 2005. La domanda che viene a questo punto spontanea è, “Ian Fleming era a conoscenza di questa spia di nome James Bond?”. In realtà, ha sempre detto di aver preso in prestito il nome da un ornitologo americano che ammirava particolarmente. Sarà stato il segreto sempre custodito di un uomo vissuto fra illusioni e finzione?
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