Autore prolificissimo e capace, nel corso di più di tre decenni di carriera, di attraversare praticamente ogni genere del cinema italiano, dal musicarello all'horror passando per il comico, il western, il film storico e il thriller, Lucio Fulci ha spesso dichiarato che il suo film preferito è Non si sevizia un paperino, capitolo fondamentale nella storia del giallo all'italiana che è considerato anche dalla critica come il suo capolavoro.
La trama di Non si sevizia un paperino
Ad Accendura, un piccolo paese della Lucania dove spesso la magia e la superstizione si confondono ancora con la religione, la popolazione è sconvolta dalla crudele e macabra uccisione di tre bambini. Andrea Martelli, giornalista in vacanza, inizia a seguire le indagini dei carabinieri che sembrano concentrarsi prima su una ragazza ricca e avvenente che viene dal nord, e poi su una povera demente che ha ambigui rapporti con una specie di indovino-stregone che vive solo sulla montagna, ed è considerata da tutti una "maciara", una strega. La maciara riesce a dimostrare la sua innocenza ma, quando viene rimessa in libertà, viene massacrata dai genitori delle vittime. Tutto questo non basta a evitare il ritrovamento di un quarto bambino morto. Martelli, a quel punto, inizia a sospettare del giovane prete del paese...
Non si sevizia un paperino: il trailer del film
Dalla cronaca al cinema; dal Nord al Sud dell'Italia
Deluso e provato dalle polemiche seguite all'uscita di Nonostante le apparenze... e purché la nazione non lo sappia... All'onorevole piacciono le donne, una commedia con Lando Buzzanca in cui si parlava (nel 1972!) di un Presidente del Consiglio democristiano in odore di presidenza della Repubblica che non riusciva a trattenere dei raptus sessuali, e che parlava dell'intreccio tra mafia, Vaticano e politica, Lucio Fulci decide di tornare al genere che negli anni precedenti, con Una sull'altra e Una lucertola con la pelle di donna, gli aveva dato grandi soddisfazioni: il thriller.
Ispirandosi a un fatto di cronaca avvenuto a Bitonto due anni prima, quando quinque bambini furono trovati morti in un pozzo, e non venne mai scoperto un colpevole, Fulci scrisse la sceneggiatura con l'abituale collaboratore Roberto Gianviti, con cui aveva scritto anche i due thriller precedenti, e con l'aiuto di Gianfranco Clerici.
Le riprese di Non si sevizia un paperino si svolsero tra il maggio e il luglio del 1972 in varie località dell'Italia centro-meridionale: in Puglia (a Monte Sant'Angelo, alla Foresta Umbra, alla scala detta "scannamugliera", al Santuario di San Michele Arcangelo, nella Valle Carbonara e nella località di Pulsano sul Gargano); in Abruzzo (a Pietrasecca, in provicia dell'Aquila: l'autostrada che si vede nel film è la Roma-Teramo); in Basilicata (a Matera e a Accettura).
In una prima versione del copione la storia di Non si sevizia un paperino doveva essere ambientata nei quartieri operai di Torino, ma poi Fulci decise di ricollocarla nell'immaginaria Accendura e nel Sud del paese, regalando così al film un legame stretto con la cultura arcaica italiana, un sottotesto antropologico e quell'aspetto assolato così caratteristico e che tanto contrasta con la cupezza della storia.
Il cast di Non si sevizia un paperino
Nel film Tomas Milian interpreta il ruolo del giornalista Andrea Martelli, mentre Barbara Bouchet è Patrizia, la ricca ragazza milanese che vive in una lussuosa villa che contrasta nettamente con la povertà del resto di Accendura e che si è trasferita lì per stare lontana dalla droga e dalle tentatazioni della città. Per il ruolo della maciara, Fulci volle invece Florinda Bolkan, che era già stata protagonista di Una lucertola con la pelle di donna e che, a dispetto della sua fama di attrice "difficile", aveva avuto un ottimo rapporto col regista. La Bolkan volle che il trucco del film non mortificasse il fascino del personaggio, e girò le sue scene senza mai vedere gli altri attori.
Il nudo della Bouchet, la censura e le denunce
Dopo le traversie di XXX, anche con Non si sevizia un paperino Fulci dovette affrontare problemi con la censura e perfino denunce.
Il film venne vietato ai minori di 18 anni per le sue scene di violenza e per "la sessualità morbosa" mostrata nel film. Addirittura Fulci, il produttore Edmondo Amati e Barbara Bouchet vennero denunciati a causa di una scena in cui l'attrice si mostra nuda a un bambino, e per questo vennero chiamati a testimoniare in tribunale, visto che all'epoca la legge proibiva l'impiego di minorenni in sequenze scabrose.
Di fronte al giudice Fulci raccontò che con il bambino lui aveva girato solo i primi piani, in assenza dell'attrice, mentre quando il personaggio si vede di spalle davanti alla Bouchet distesa nuda su un divano, al suo posto c'era Domenico Semeraro, un uomo affetto da nanismo amico dei produttori. Si tratta proprio dello stesso personaggio noto anche col soprannome di "Nano di Termini" raccontato da Matteo Garrone nel suo L'imbalsamatore.
Le musiche: Riz Ortolani e Ornella Vanoni
Le musiche di Non si sevizia un paperino sono di Riz Ortolani, e con la loro soavità contrastano nettamente con la violenza che spesso si vede sullo schermo. Indimenticabile anche la scena in cui la maciara viene linciata dai genitori delle vittime, che la credono colpevole, sulle note di "Quei giorni insieme a te" cantata da Ornella Vanoni.
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