mercoledì 28 novembre 2018

Torino 36 - Marche ou crève - Concorso

Un film che non ti fa star fermo sulla poltrona, la fila di sedili ondeggia per via delle gambe che si muovono nervosamente, qualcuno tossisce in sala, il disagio serpeggia.
L'inizio è fulminante: nella casa di famiglia nel Sud della Francia la madre lascia Manon, ragazza affetta da gravi disturbi motori e mentali, alle cure del padre François (Cédric Khan) e della sorella minore Elisa (Diane Rouxel). Elisa sperava di passare l'estate in famiglia prima di andare a vivere da sola. Si è trovata un lavoro in campagna, collabora alla potatura degli alberi, alle raccolta della frutta. Dopo vent'anni la madre ha desistito a stare accanto a una figlia portatrice di handicap così gravi: urla sempre, con acuti ricorrenti come una nenia, urla per dichiarare fastidio, urla per dichiarare piacere, rabbia, dolore. Da fuori è difficile capirla, gli stessi parenti fanno fatica a tradurre quei suoni impressionanti in significato. Un film duro, durissimo, insostenibile quasi. Con un taglio documentaristico, la regista rimane osservare da fuori, rispettosamente, pur avendo costruito una sceneggiatura scegliendo di raccontare un arco temporale estivo in cui tutti nodi vengono al pettine. Produce un effetto deflagrante per lo spettatore rispetto alle scelte prese da ogni singolo membro di questa famiglia disagiata: ci si può identificare, si può simpatizzare, empatizzare, riprovare. Elisa (detta Eli), attraverso sessioni sessuali con un giovane che lavora con lei (sposato con figlio), attua un tentativo di salvarsi in questo scontro fisico per il piacere che è l'unica sua valvola di sfogo insieme ad arrampicarsi: con quest'uomo si imbracano ad un albero e salgono in altezza come librandosi e volando intorno al tronco; si arrampica su una parete rocciosa verticale molto complessa a mani nude senza corda né sicurezza, cadendo si ferisce, in maniera masochistica inconscia per provare almeno in parte un po' del dolore della sorella. Should I stay or should I go, risuona nella testa e nell'anima della giovane che sta crescendo e che si ritrova divisa dal desiderio d'indipendenza e il senso di responsabilità. Così come l'alternativa diventa casa o centro specializzato per la sorella Manon, ma la scelta non potrà compierla volontariamente, sarà passivamente accettata e presa da altri. Elisa finisce per esplodere, a furia di sondare la propria capacità umana, i limiti della pazienza, la possibilità di sospensione dell'ego, ma anche dei minimi necessari bisogni primari personali, mentre il padre non sembra soffrire le lunghe gite macchina notturne per calmare l'ira di Manon, né il rito del bagno serale nella vasca - l'acqua unico luogo in cui la ragazza sembra veramente supportare il suo handicap - tutte le piccole costanti attenzioni (come il tagliare il cibo a pezzettini, la vestizione, la musica pacificante) che debbono compiere entrambi , padre e figlia, nella convivenza. Due scene al fiume, di sapore opposto, entrambe indimenticabili di bellezza e tragicità. Tutto quello che si vede per un'ora e venti sullo schermo sembra vero perché è vero: non lo è nella vita degli attori che hanno dovuto mettere in scena questa storia, ma lo è nella vita di chiunque abbia che fare con qualcuno con una disabilità così forte nella vita, con la mancanza assoluta di autonomia e di autosufficienza di un parente stretto. Il pre finale è drammatico, la scelta compiuta sembra essere mortificante, di conseguenza cinematograficamente e narrativamente la regista ha voluto dare una speranza con una scena più aerea, più comprensiva, più condivisa: un'ultima corsa in macchina tutti insieme, padre madre e le due figlie, la famiglia riunita, mentre Manon, ignara del suo destino, guarda dal finestrino e gioisce dondolando. Sullo schermo divenuto nero, in basso a destra, appare una scritta: a mia sorella.

(Marche ou crève); Regia: Margaux Bonhomme; sceneggiatura: Margaux Bonhomme;fotografia: Julien Roux; montaggio: Vincent Delorme; musica: Pascal Humbert; interpreti: Diane Rouxel, Cédric Khan, Jeanne Cohendy; produzione: Avenue B Productions; origine:Francia, 2018; durata: 83'



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