Duccio Chiarini è un outsider. Fiorentino, ha studiato a Londra, dove ha scritto il primo cortometraggio addirittura con lo scrittore anglo-pachistano Hanif Kureishi (autore del Buddha delle periferie, sceneggiatore di My beautiful laundrette, Stephen Frears, 1985). È al terzo lungometraggio, dopo il documentario Hit the road, nonna del 2011 e Short Skin - i dolori del giovane Edo del 2014. Anche in questa prova dimostra una grazia lieve, un tocco delicato, poco italiano: la trama è semplice e lineare, il protagonista - Guido Bottai (interpretato da Daniele Parisi, visto di recente in Orecchie di Alessandro Aronadio, 2016) - è un loser a tutto tondo, quasi senza speranza, i comprimari si comportano in maniera scorretta ma senza ferire troppo, nessuno è felice, nessuno urla (le minacce telefoniche notturne nella casa di famiglia sono prese come se niente fosse perché, in effetti, non sono affatto spaventose), il dolore è, come la felicità, necessario (come canta Brunori Sas nella canzone Un errore di distrazione, che interpreta dal vivo nella parte finale del film quando Guido, forse per la prima volta, prova a rimettersi in gioco). In alcuni momenti l'atteggiamento di sconfitta e di fragilità del personaggio principale ricorda alcuni protagonisti dei primi film di Nanni Moretti: la normalità borghese della trama stessa vorrebbe alludere a qualcosa di analogo ma con minore azzanno, minore cinismo. I personaggi sono delineati con delicatezza psicologica, piacevole tratteggio nelle scelte, consueta indecisione tipica dei trentenni attuali. Guido guarda i bambini, prova ad avere un rapporto con i figli dei suoi amici, propone alla fidanzata di non prendere la pillola del giorno dopo nel momento in cui si rompe il preservativo. Ma la tempistica, nella vita, è fondamentale: se non corrispondono i desideri nelle storie d'amore, anche quelle più valide, inevitabilmente terminano, con il malcontento della parte più innamorata (bella la scena in cui lui dichiara a lei “non mi ami più” e davanti al silenzio della giovane irrompe in un pianto straziato). La morale non c'è, non si trova in questa storia. La pazienza, l'accudimento familiare, l'affetto passano attraverso le azioni, nessuno mai può obbligare qualcun altro a provare dei sentimenti per sé, senza fallire.
(L'ospite); Regia: Duccio Chiarini; sceneggiatura: Duccio Chiarini, Roan Johnson, Davide Lantieri, Marco Pettenello; fotografia: Baris Ozbicer; montaggio: Roberto Di Tanna; musica: Brunori Sas; interpreti: Daniele Parisi, Silvia D'Amico, Tony, Brunori Sas; produzione: Mood Film, Rai Cinema; distribuzione: Urban Distribution Intl; origine: Italia, Francia, 2018; durata: 96'
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