Mona è una fanciulla dotata di mano per dipingere, occhi per osservare la realtà che la circonda: vuole fare l'artista. Ha un modello elevato, un uomo che ha avuto un successo enorme e che ora si è ritirato non si da dove, Ulysse Borelli. Un collega di Accademia, palesemente invaghito di lei, le rintraccia l'indirizzo dell'artista tramite il padre poliziotto. Mona parte all'attacco del suo mito, per far cosa non si sa, proporsi come aiutante personale, assistente (ma se non lavora più?), cameriera. Si fa strada nei boschi con l'aiuto di Arthur un bimbetto molto furbo dalla lingua sapiente. Arriva alla villa di Borelli che la caccia in malo modo. Mona non desiste, imperterrita. Piano piano si impone, soprattutto perché si trova nel posto giusto al momento giusto (che è tutto nella vita). Il modello dell'allievo e il Maestro è cosa nota al pubblico di ogni età, da Pigmalione ai cartoni per bambini ma se ci si butta alle spalle l'esigenza di verosimiglianza e ci si lascia andare come davanti a una favola, Ulysse et Mona occupa 82 minuti della vita dello spettatore e lo lascia andare col sorriso sulle labbra. Eric Cantona, ex calciatore francese ormai passato al cinema, ha la mono-espressione mono-cigliare dell'artista inquieto, una barba più che gesuitica, la fisicità avvolgente di un ex sportivo. Mona, interpretata da Manal Issa, ha sempre gli occhioni da cerbiatta spalancati su qualcosa che stenta a capire ma che la affascina e la turba come destinazione da raggiungere. Una delle cose più divertenti sono i testi del gruppo che suona all'Ultimo rifugio, localetto sperduto nella campagna francese: una vena esistenzialista, surrealista, paradossalista molto spiritosa. Quando, ubriachi, devono scappare dal rifugio dopo una mini rissa Mona dice Nessuno ha mai fatto a botte per me. E l'uomo, navigato ma evidentemente sempre vissuto nella sua bolla, le risponde: Non ho mai fatto a botte per nessuno. Nella grande scatola del film si mischiano tutti gli ingredienti: la vita e la morte, la famiglia disgregata, le proiezioni che ognuno fa sull'altro. Il bimbo che aspetta gli extraterrestri ha il sapore dolce-amaro di qualcosa che si conosce ma con la freschezza e la dolcezza di una interpretazione deliziosa (Mathis Romani). Originalità poca, nonostante lo sforzo, ma gradevolezza raggiunta.
(Ulysse et Mona); Regia: Sébastien Betbeder; sceneggiatura: Sébastien Betbeder; fotografia: Romain Le Bonniec; montaggio: Céline Canard; musica: Minizza; interpreti: Eric Cantona, Manal Issa, Mathis Romani, Quentin Dolmaire; produzione: Frédéric Dubreuil; origine: Francia, 2018; durata: 82'
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