Il titolo del film The Hate u give è l'estensione dell'acronimo THUG, bandiera del gangsta-rap da Tupac Shakur in poi. Ha lo stesso titolo anche il libro da cui Tillman ha ha preso spunto per questa sua opera, perché «L'odio che dai, prima o poi ti fotte». Il regista di Milwaukee lo ripete forte e chiaro. Parla di «sistema», di una struttura – il capitalismo – che prima lascia ai margini della società migliaia di persone, poi le costringe a spacciare e delinquere e alla fine le arresta, quando va bene. Così, dice Tillman, si crea un impianto poco virtuoso reso ancor più tragico dallo sdoganamento in America delle armi e della droga.
Il titolo del film rende perfettamente l'idea di ciò che alimenta una storia raccontata con durezza ma anche con una compassione non paternalistica, forte di un'infinità di sfumature emotive tanto profonde da ricordarci quel pugno allo stomaco che potremmo aver provato vedendo lavori come 13 anni schiavo o il Colore Viola.
La differenza fondamentale tra questi due film e il lavoro selezionato per la Festa del Cinema di Roma, è innanzi tutto il periodo storico. Infatti The have u give è ambientato ai nostri giorni, in una modernità schiacciante descritta in maniera giovanilistica attraverso gli occhi della sedicenne protagonista Starr.
Potremmo annoverare il lavoro di Tillman tra i film stile “Bildungsroman”, in cui viene evidentemente trattato il tema della crescita psicologica di un giovane, che in questo caso è piuttosto complessa, visti i molteplici elementi di destabilizzazione legati alla società violenta e ingiusta in cui Starr si trova a vivere.
Tutto si svolge in un quartiere/ghetto americano, in cui l'esistenza scorre sempre nello stesso modo: neri corrotti contro neri che cercano di cambiare una situazione sociale che ha dell'irreversibile, persone isolate dal resto del mondo, che credono fermamente di esserne il centro, se non altro per poter sopravvivere al pensiero che il colore della loro pelle possa ancora essere, dopo decenni e decenni di lotte, un motivo per non avere gli stessi diritti degli Americani Bianchi.
Starr è una splendida teenager cresciuta nel ghetto black, ma trasferitasi part time nel quartiere ricco, grazie alla scuola a maggioranza bianca, in cui tutti indossano delle perfettissime divise e salutano con affetto chiunque passi nei corridoi.
Va da sé che la scissione interiore della giovane protagonista, la sua relazione difficile con un ragazzo bianco e le sue amicizie di scuola, rappresentano una forma di allontanamento dalla realtà nera, vissuto da una parte come alienazione e dall'altra come forma di protezione, voluta sopratutto dalla madre di Starr che ha avuto la possibilità di studiare e lavorare emancipandosi dalla povertà.
La vita di Starr viene sconvolta quando assiste alla morte dell'amico d'infanzia Rashid, ucciso da un poliziotto durante un banale controllo diventato poi un vero e proprio omicidio...
Da questo momento in poi tutto il film gira attorno alla possibilità o meno della protagonista di testimoniare l'ingiustizia subita da un ragazzo di colore la cui unica colpa era quella di aver tirato fuori una spazzola scambiata dall'agente per una pistola.
Starr decide di non arrendersi ai ricatti della gang per cui Rashid era costretto a spacciare per sopravvivere, e denuncia tutto l'accaduto e non solo, infatti nel passato aveva già assistito all'uccisione di una sua amichetta, trovatasi nel mezzo della traiettoria di una sparatoria.
Il film si sviluppa troppo velocemente nell'ultima , -forse è l'unico suo difetto -, per poter contenere i vari elementi narrativi in un'unica soluzione di racconto; infatti le tematiche affrontate sono molteplici e di enorme portata.
Nel complesso The hate u give è un ottimo lavoro che ci conduce in modo forte e emotivo in un mondo parallelo americano, in cui il capitalismo ha prodotto un odio sociale difficile da estinguere finché i neri americani non riusciranno a sconfiggere un sistema corrotto e distruttivo che giorni dopo giorno toglie loro la possibilità di non essere discriminati.
(The Hate u give) Regia: George Tillman jr; sceneggiatura: Audrey Wells; fotografia: ; montaggio: Alex Blatt ; musica:Dustin O'Halloran ; scenografia: Frank Galline; interpreti: (Amandla Stenberg), (Regina Hall), (Russel Hornsby), (Anthony Mackie); produzione: ; distribuzione: ; origine: USA ; durata: 133'
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