Finché Notte non ci Separi è un film sui trentenni fatto da trentenni: un giovane regista, Riccardo Antonaroli, e due giovani protagonisti, che sono Pilar Fogliati e Filippo Scicchitano, e se il primo è al suo secondo lungometraggio dopo La svolta, nemmeno gli ultimi due sono esattamente degli esordienti. Entrambi si muovono fra cinema e televisione ,solo che Scicchitano lo conosciamo e lo apprezziamo dai tempi di Scialla!, mentre Pilar è letteralmente esplosa negli ultimi due anni, firmando anche una regia.
Finché Notte non ci separi non è esattamente una commedia sentimentale. C’è del romanticismo, certo che sì, ma la movimentata notte che trascorrono i protagonisti, non in camera da letto ma per le strade di Roma, è come un grido di libertà prima di fare la vita da grandi e prendersi responsabilità che spaventano. Ecco perché un anello trovato da Eleonora nella tasca di Valerio diventa un pretesto per sfuggire a quella suite dell'hotel che ha ospitato il ricevimento e che fa rima con le paroline "per sempre".
In uscita oggi nelle sale italiane con 01 Distribution, Finché Notte non ci Separi è stato presentato, nel mese di luglio, al Taormina Film Festival 2024. L'indomani abbiamo incontrato, insieme ad alcuni colleghi, proprio gli interpreti principali, che ci hanno raccontato qualcosa dei loro personaggi per poi parlare dei temi forti del film: la gelosia, la paura del giudizio altrui, il matrimonio, la recitazione. Quasi intimiditi da tante domande, Pilar Fogliati e Filippo Scicchitano hanno risposto con pudore ma in modo molto sincero.
La gelosia
Filippo Scicchitano: Io sono molto geloso, ma credo che dipenda dalla mia insicurezza, il personaggio di Valerio è gelosissimo e devo dire che mi sono riconosciuto in lui Penso che la gelosia "sana" possa anche andare bene, ma quando sfocia in altro, la trovo esagerata. La mia gelosia per fortuna è sana, ci tengo a specificarlo.
Pilar Fogliati: Io appartengo alla specie peggiore: quelle che sono gelose ma fingono di non esserlo, quindi fanno le sportive e dicono: "Ma che bella ragazza!". In realtà sono molto gelosa, anche se cerco di controllarmi, però la cosa bella di questo film è che la gelosia appare come un sentimento che ha una sua dignità meravigliosa. Nel film in fondo è un pretesto, perché parte da una mancanza e viene raccontata in maniera molto tenera perché alla fine sia Eleonora che Valerio sanno di non essere veramente gelosi l'uno dell'altra e capiscono che avevano semplicemente bisogno di smuovere le acque. Volevano insomma altre 8 ore per realizzare quello che avevano fatto.
L'abito da sposa
Pilar Fogliati: Dicono tutti che porta sfiga indossare l’abito da sposa, quindi se non mi sposerò mai non è perché sono una trentenne in crisi esistenziale ma perché ho già indossato un abito. Però è stato bello, e in più non sono poi così superstiziosa, e infatti ero contenta di indossare un favoloso abito bianco che ha un bel significato. Inoltre mi divertiva molto indossare le scarpe da ginnastica. Era un contrasto divertente.
Recitare
Pilar Fogliati: Penso che questo lavoro sia un privilegio e una gran fortuna, perché ti dà l'occasione di conoscere delle cose di te, perché comunque la materia con cui noi attori lavoriamo siamo noi stessi ed è stranissima come cosa, dal momento che presti il tuo modo di muoverti, suonare, vibrare ed emozionarti a un'altra persona. Diciamo che ti metti al servizio di una storia, e questo distaccarti un po’ da te stesso e guardarti da lontano ti aiuta a capirti.
Filippo Scicchitano: Effettivamente il nostro mestiere ti regala sempre la possibilità di lasciarti andare ed è un'occasione sempre interessante per scappare da questa realtà nella quale a volte non mi trovo. Spesso la recitazione diventa per me l'unico modo per divertirmi e sperimentare cose nuove e diverse.
Lavorare di notte
Filippo Scicchitano: Abbiamo girato di notte anche le scene in interno e a un certo punto abbiamo tutti preso il ritmo. Per me era la prima volta, quindi è stata veramente un'esperienza unica, e poi adoravo godermi il momento in cui si lascia il set, si torna a casa e si ha ancora addosso l'adrenalina. Non riuscivo ad andare subito a dormire: dovevo stare in piedi, fare cose. Quindi prendevo il motorino, giravo per la città, andavo a prendermi un cornetto, guardavo con curiosità la gente che andava a lavorare.
Una coppia perfetta
Pilar Fogliati: Sicuramente è merito del regista e del produttore che ci hanno dato la possibilità di provare tanto, in più io ero già una grande ammiratrice di Filippo. Non avevamo mai lavorato insieme ma ero certa che ci saremmo trovati benissimo. Sai quando dici: "Sento che ci staremo simpatici, che andremo d'accordo"?: è una cosa che puoi capire almeno un po’ anche solo guardando come lavora un attore.
Filippo Scicchitano: Anche secondo me certe cose le senti, solo che… non voglio dire che mi pesi raccontarlo, ma più parlo bene di Pilar e più non mi sento a mio agio, perché è una cosa che è difficile spiegare, anche se la percepisci con chiarezza. In ogni modo mi sono proprio trovato bene con lei: è una delle migliori attrici con cui abbia lavorato. Questa frase l'avrete sentita cento volte, quindi che c'è da aggiungere? C'è da aggiungere un film. Speriamo che il nostro arrivi al pubblico. Sono convinto che almeno la nostra intesa perfetta arriverà agli spettatori, perché l'alchimia c'è stata.
Gli uomini bugiardi
Pilar Fogliati: Come si gestisce un uomo bugiardo? Se mi accorgessi che un uomo mi dice una bugia, magari cercherei di andare oltre, e se sentissi che lo sta dicendo perché sta nascondendo qualcosa di sé, magari un'insicurezza o una paura, una cosa utile potrebbe essere parlargli di una mia paura o insicurezza, dandogli così l'occasione di essere sincero, perché così penserebbe: “Wow, ma guarda com'è stata autentica! Mi ha detto una cosa imbarazzante di sé stessa, e allora le dico la verità". Non so se questo metodo funzionerebbe, però so che ti fa sentire a tuo agio una persona che ti mostra il suo orrore, il suo sbaglio, la sua debolezza.
Il giudizio degli altri
Pilar Fogliati: È un discorso che vale per un milione di campi, perché probabilmente la responsabile a volte sono anche io e non solo gli altri. Sei tu che a volte dai il permesso alle persone di dirti le cose. Secondo me Eleonora lo fa, e io stessa a volte mi stupisco di me, perché anche mentre faccio scrolling col telefono, vengo sommersa di esempi, consigli, suggerimenti. Guardo un video che mi dice: "La vita è una, va vissuta" e penso: "Basta, mollo tutto e apro un ciringuito”. Il giorno dopo leggo una cosa e magari cambio idea, poi dico: “Devo mangiare in quel modo, devo mangiare in quell’altro modo". È tutto così, ci sono troppi stimoli, e tutte queste opinioni, quando abbiamo voglia di ascoltarle, in realtà ci mettono un po’ in crisi.
Filippo Scicchitano: Io vado ancora in terapia, quindi potete immaginare che il peso che do al giudizio degli altri è sempre troppo. Scherzi a parte, è ovvio che mi condiziona, e però so, visto che ho un po’ di anni di lavoro alle spalle, che prima accetti di essere giudicato e meglio stai. So bene che esiste un giudizio non sano, che passa per l'invidia della gente o per l'odio. Poi ci sono dati che appartengono all'oggettività e infine il parere del pubblico, che conta moltissimo, perché noi abbiamo un lavoro che ha molto a che fare con il pubblico, quindi là non si sfugge.
L'autocritica
Pilar Fogliati: Quando un regista mi dice: "Vuoi rivedere il ciak?", gli rispondo: "Non ti preoccupare, è una cosa che non ti chiederò mai". Mentre giro un film non voglio rivedermi, quando però entro nella visione del regista e il film è montato, e io mi sento una parte di un qualcosa, allora ogni tanto ci provo, anche se non voglio vedere il singolo ciak perché altrimenti rischio di aggiungere o togliere qualcosa e invece magari andava bene così. E poi sono una che si affida abbastanza, tuttavia penso che devo ancora imparare tanto, migliorare tanto. Forse dovrei essere meno autocritica, però mi piacciono queste montagne russe emotive.
Filippo Scicchitano: Sono molto autocritico e non mi piaccio mai, e condivido con Pilar la scarsa voglia di rivedersi, però una volta un collega mi ha detto: "Sai, questa è una debolezza", perché quando non fai altro che ripetere: "Faccio schifo, faccio schifo", anche quello è egocentrismo. Magari invece il personaggio non va bene e puoi cambiarlo in meglio, solo che io proprio non ce la faccio a rivedere i miei ciak.