Nella giornata in cui Minari si aggiudica il Golden Globe per il miglior film straniero, veniamo a scoprire che potremo vederlo nelle sale italiane grazie ad Academy Two, che lo distribuirà non appena i cinema riapriranno i battenti. C'è grande curiosità per questa storia autobiografica ambientata nell’Arkansas degli anni Ottanta e con protagonista una famiglia di immigrati sudcoreani.
Minari prende il titolo da un'erba piccante coreana che diventa più rigogliosa nella sua seconda stagione di crescita. Questa scelta non è casuale, visto che il film parla di una generazione che si impegna per rendere possibile e migliore la vita della generazione successiva. Nel film le generazioni sono tre: i genitori, i figli e la nonna, una donna imprevedibile che arriva all'improvviso in Arkansas e crea un rapporto particolare con il nipote più piccolo, David.
Minari: la storia vera all'origine del film
Minari è il quarto film di Lee Isaac Chung, che ha anche scritto la sceneggiatura. Come già detto, è un'opera molto personale, che nasce anche dalla voglia di narrare l'incontro di due mondi che sembrano opposti. Come il piccolo David, Chung è cresciuto in Arkansas ed è figlio di immigranti provenienti dalla Corea del Sud. Per anni il regista non è riuscito a trovare uno spunto o uno stimolo per trasformare il suo vissuto in film. Poi la figura di David ha bussato alla sua immaginazione con la sua leggerezza e la sua giocosità. In più, il regista si è reso conto di quanto desiderasse parlare a sua figlia delle sue origini e dei sacrifici che i suoi genitori avevano dovuto fare per trasferirsi in America. "Se avessi potuto lasciare a mia figlia una storia da vedere, quale storia avrei voluto che fosse?" - ha dichiarato Chung. "Così ho annotato ottanta ricordi visivi che risalivano all'epoca in cui avevo all’incirca l'età di mia figlia. Andavano dai ricordi dei grandi litigi fra i miei genitori nell'Arkansas fino a quello di mia nonna che incendiò metà della nostra fattoria. Nell'esaminarli, ho pensato che forse questa era la storia che avevo sempre desiderato raccontare".
Per il regista, Minari è una lettera d'amore non solo ai suoi genitori, ma anche a tutti gli altri genitori, in particolare a quanti, come dicevamo prima, vogliono un futuro migliore per i loro figli. "Minari non è una rappresentazione fedele della mia infanzia” - ha detto ancora Chung - "e Jacob e Monica non sono i miei genitori. Ma vi sono risonanze con la realtà".
E David, quanto somiglia a Lee Isaac Chung piccolo? E’ lui stesso a dircelo: "David è il risultato della fusione di due elementi opposti: i ricordi più intimi della paura, dell’eccitazione e della curiosità di me bambino, e al tempo stesso il guardare adesso mia figlia dall’esterno. David è diventato un misto di me che voglio dire certe cose a me stesso, e di me che voglio dire certe cose a mia figlia".
Minari: il messaggio e la forza del film
Minari, che ha fra le sue fonti di ispirazione le opere di esponenti della letteratura americana come Flannery O'Connor e Willa Cather, è interpretato da Steven Yeun, Yuh-Jung Youn, Yeri Han, Alan Kim, Will Patton. Il primo lo ricordiamo soprattutto per The Walking Dead. Il film chiama all'identificazione e contiene in sé una speranza, come ha spiegato il regista Lee Isaac Chung: "Per me, il film incoraggia a sperare che si possa trovare il meglio in ciascuno di noi. La cosa che desideravo di più era lasciare che gli spettatori entrassero a far parte di questa famiglia. Per alcuni, Minari potrebbe rappresentare l'opportunità di seguire una famiglia coreana-americana che finalmente racconta la nostra storia di immigrati, ma i sentimenti di questi personaggi sono affini e vicini anche a quelli di persone che provengono da una nazione diversa o dall'Arkansas o da New York, o da qualsiasi altro posto. Questa è stata per me la scoperta più emozionante, vedere quanto una storia così personale fosse in grado di toccare tante persone diverse in modo così profondo".
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