lunedì 1 marzo 2021

Minari: la vera storia alla base del film vincitore di un Golden Globe in arrivo con Academy Two

Nella giornata in cui Minari si aggiudica il Golden Globe per il miglior film straniero, veniamo a scoprire che potremo vederlo nelle sale italiane grazie ad Academy Two, che lo distribuirà non appena i cinema riapriranno i battenti. C'è grande curiosità per questa storia autobiografica ambientata nell’Arkansas degli anni Ottanta e con protagonista una famiglia di immigrati sudcoreani.

Minari prende il titolo da un'erba piccante coreana che diventa più rigogliosa nella sua seconda stagione di crescita. Questa scelta non è casuale, visto che il film parla di una generazione che si impegna per rendere possibile e migliore la vita della generazione successiva. Nel film le generazioni sono tre: i genitori, i figli e la nonna, una donna imprevedibile che arriva all'improvviso in Arkansas e crea un rapporto particolare con il nipote più piccolo, David.

Minari: la storia vera all'origine del film

Minari è il quarto film di Lee Isaac Chung, che ha anche scritto la sceneggiatura. Come già detto, è un'opera molto personale, che nasce anche dalla voglia di narrare l'incontro di due mondi che sembrano opposti. Come il piccolo David, Chung è cresciuto in Arkansas ed è figlio di immigranti provenienti dalla Corea del Sud. Per anni il regista non è riuscito a trovare uno spunto o uno stimolo per trasformare il suo vissuto in film. Poi la figura di David ha bussato alla sua immaginazione con la sua leggerezza e la sua giocosità. In più, il regista si è reso conto di quanto desiderasse parlare a sua figlia delle sue origini e dei sacrifici che i suoi genitori avevano dovuto fare per trasferirsi in America. "Se avessi potuto lasciare a mia figlia una storia da vedere, quale storia avrei voluto che fosse?" - ha dichiarato Chung. "Così ho annotato ottanta ricordi visivi che risalivano all'epoca in cui avevo all’incirca l'età di mia figlia. Andavano dai ricordi dei grandi litigi fra i miei genitori nell'Arkansas fino a quello di mia nonna che incendiò metà della nostra fattoria. Nell'esaminarli, ho pensato che forse questa era la storia che avevo sempre desiderato raccontare".

Per il regista, Minari è una lettera d'amore non solo ai suoi genitori, ma anche a tutti gli altri genitori, in particolare a quanti, come dicevamo prima, vogliono un futuro migliore per i loro figli. "Minari non è una rappresentazione fedele della mia infanzia” - ha detto ancora Chung - "e Jacob e Monica non sono i miei genitori. Ma vi sono risonanze con la realtà".

E David, quanto somiglia a Lee Isaac Chung piccolo? E’ lui stesso a dircelo: "David è il risultato della fusione di due elementi opposti: i ricordi più intimi della paura, dell’eccitazione e della curiosità di me bambino, e al tempo stesso il guardare adesso mia figlia dall’esterno. David è diventato un misto di me che voglio dire certe cose a me stesso, e di me che voglio dire certe cose a mia figlia".

Minari: il messaggio e la forza del film

Minari, che ha fra le sue fonti di ispirazione le opere di esponenti della letteratura americana come Flannery O'Connor e Willa Cather, è interpretato da Steven Yeun, Yuh-Jung Youn, Yeri Han, Alan Kim, Will Patton. Il primo lo ricordiamo soprattutto per The Walking Dead. Il film chiama all'identificazione e contiene in sé una speranza, come ha spiegato il regista Lee Isaac Chung: "Per me, il film incoraggia a sperare che si possa trovare il meglio in ciascuno di noi. La cosa che desideravo di più era lasciare che gli spettatori entrassero a far parte di questa famiglia. Per alcuni, Minari potrebbe rappresentare l'opportunità di seguire una famiglia coreana-americana che finalmente racconta la nostra storia di immigrati, ma i sentimenti di questi personaggi sono affini e vicini anche a quelli di persone che provengono da una nazione diversa o dall'Arkansas o da New York, o da qualsiasi altro posto. Questa è stata per me la scoperta più emozionante, vedere quanto una storia così personale fosse in grado di toccare tante persone diverse in modo così profondo".



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