Quando a settembre abbiamo saputo che il premio Oscar Barry Jenkins avrebbe diretto il prequel del Re Leone per la Disney, nella solita tecnica di simil-live action riprodotta in computer grafica, siamo rimasti stupiti: è l'autore di impegnati film indipendenti a basso budget come Se la strada potesse parlare e Moonlight. Perché ha accettato? In questi casi scatta puntuale una battuta ammiccante ai numerosi zeri che la Disney assicura nella sua busta paga, però in un'intervista con Variety Jenkins ha raccontato come sia andata. In poche parole: ottime le premesse, stimolante la sfida. Vi proponiamo le parole di Barry Jenkins, ricordandovi che il film, sceneggiato dal Jeff Nathanson che ha già firmato il copione del remake del Re leone di Jon Favreau, non ha ancora una data d'uscita. Leggi anche The Underground Railroad: Barry Jenkins condivide un nuovo teaser trailer della miniserie
I miei agenti mi mandano un sacco di copioni. Quando è arrivato questo, super top secret, ero parecchio scettico. Come voi, mi ricordo di quando Il re leone uscì, avevo due nipoti, lo guardavo con loro. [...] L'avrò visto centinaia di volte, avevo questo legame, però ero scettico: chi sono io per fare un film del Re Leone? Non un sequel, proprio un film nel mondo del Re Leone. [...]
Ho cominciato a leggere la sceneggiatura e dopo circa quaranta pagine mi son detto: "Cazzarola, è roba buona". Man mano che leggevo, mi allontanavo da quella parte del mio cervello che diceva "Un cineasta come te non fa un un film così", ho permesso a me stesso di capire quanto questi personaggi e questa storia fossero favolosi. Quello che mi ha dato la vera spinta è stato James [Laxton, ndr], il mio direttore della fotografia: "Sai che c'è? C'è qualcosa di molto interessante in questo modo di girare, non l'abbiamo mai fatto prima e pochi l'hanno fatto." Allora ho risposto a chi comandava: "Mi piacerebbe farlo, ma devo poter fare quello che faccio io." E hanno detto sì!
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