Come e più forse che per il cinema dal vero, per identificare i migliori film di animazione del 2020 è stato indispensabile riferirsi alla pubblicazioni sulle piattaforme streaming, anche se in questo specifico settore non è sempre un ripiego, e dispiace scriverlo perché la cura di alcuni lavori sarebbe impreziosita dalla proiezione su grande schermo. La varietà offerta da Netflix per esempio, interessata a battere quantitativamente persino Disney, Illumination o DreamWorks nel loro campo, non presenta una strategia artistica precisa nè risultati omogenei, eppure genera esperienze più diversificate e sorprendenti rispetto alla concorrenza. Insomma, sognando che più "esperimenti" in futuro possano ricevere una presenza in sala, in alternativa a opere più "sicure" negli incassi ma più anonime, non ci possiamo dichiarare sconfitti da questo 2020: l'animazione ci ha emozionato come al solito.
I migliori film animati del 2020
- Wolfwalkers
- Soul
- Onward - Oltre la magia
- Miyo - Un amore felino
- La Famiglia Willoughby
- Mister Link
- Lupin III - The First
- Buñuel - Nel labirinto delle tartarughe
- Animal Crackers
- Trash - La leggenda della piramide magica
Wolfwalkers
Diventato un'esclusiva Apple TV+, l'ultimo lavoro del geniale irlandese Tomm Moore, qui co-regista col suo direttore artistico Ross Stewart, è quasi una summa del suo stile e delle sue suggestioni narrative. Ritornano le metamorfosi di The Secret of Kells e La canzone del mare, con un design che però rivisita, amplifica e raffina ulteriormente tutti e due i film precedenti. Diversamente dalla Canzone del mare, la storia di Wolfwalkers è più lineare, nel suo incontro-scontro tra i Lupi e gli uomini, con la sfumatura storica e politica di un dominio inglese nell'Irlanda del '600, che schiaccia animali e boschi come schiaccia l'indipendenza culturale dei sottoposti. La linearità e la relativa prevedibilità qui non sono però limiti, perché immagine, suono e storia sono così in equilibrio perfetto, l'esperienza scorre emozionando via via sempre di più. La negazione meditata della prospettiva scava per lo spettatore europeo nelle nostre radici grafiche più antiche, ancestrali. L'animazione classica bidimensionale a mano libera è al di là di ogni possibile critica, con il segno a matita libero di mostrarsi ai nostri occhi. La regia è competente e precisa. E il cuore non soccombe alla ricercatezza formale, pur continua. Un magistrale miracolo da coprire di applausi.
Soul
Chissà se l'ultima fatica di Pete Docter in casa Pixar (di cui è anche responsabile da qualche anno) avrà davvero come esclusiva Disney+ a Natale una ribalta che consoli dalla mancata uscita cinematografica. Sarebbe bello che accadesse comunque, perché rimane sorprendente come la casa di Emeryville riesca a imporre alla Disney storie e film che sono intrecciati in modo molto sincero ai percorsi esistenziali e/o creativi dei suoi autori. Ammesso e non concesso che vita e ricerca per un artista siano scindibili: è proprio questo argomento che Soul decide di esplorare, cercando allo stesso tempo di non dimenticare per strada gag, umorismo e vivacità, pur iniziando il film con un incidente mortale! Abbiamo deciso di farlo superare da Wolfwalkers di Moore solo perché Docter, nella sua mostruosa generosità, ha forse sovraccaricato il film di letture, temi e suggestioni, facendolo a volte rallentare: queste sono però cose che succedono se si vuole rischiare. Tanto di cappello, con la nostra ammirazione più profonda. Leggi anche La recensione di Soul
Onward - Oltre la magia
Idem come sopra, ancora Pixar, con un film che è molto meno scontato trovare in questo punto della classifica. Nello stesso anno in cui Docter ha deciso di fare un bilancio della sua vita di artista e farsi raccontare da un aspirante musicista jazz in Soul, Dan Scanlon ha deciso di trasfigurare il suo rapporto ideale con un padre mai conosciuto, rivedendo se stesso e suo fratello in due fratelli elfi, in un mondo fantasy imborghesito che ha dimenticato la magia. Sarebbe proprio la magia a permettere ai due elfi adolescenti di rivedere per almeno 24 ore il loro papà. È vero, esteticamente Onward è un film piuttosto piatto per gli standard pixariani, ma la costruzione progressiva dei protagonisti, il loro percorso e gli incontri sono gestiti con intelligenza, e il coraggio sul finale di non scegliere la via più facile è degno di un inchino. Sottovalutato: cerchiamo con questa terza posizione di compensare la svista... Leggi anche La recensione di Onward
Miyo - Un amore felino
Avete il cuore per una storia d'amore liceale anime, con una spruzzata di surrealismo che richiama lo Studio Ghibli? Dovreste averlo, perché in tema di film animati che sanno dosare con sapienza tutti gli elementi che ci si aspetta, garantendo ritmo ed emozioni al posto giusto, Miyo - Un amore felino si difende benissimo. È a fuoco la parte realistica, con l'eroina Miyo che rivendica il suo diritto a urlare il suo amore e (con ironia) la sua dipendenza dall'amato compagno di classe Hinode, che di lei proprio non ne vuole sapere: lei risolve trasformandosi in gatto per stargli vicino, accettando in stile Sirenetta una pericolosa metamorfosi. Apprezzata la descrizione molto fedele delle scosse emotive indelebili che ci scuotono in quell'età, si apprezza però anche il crescendo via via più visionario, che costruisce sull'evocatività del gatto e sulla dipendenza tra uomo e animale un'espansione della passionalità adolescenziale, senza che questi fattori siano in contrasto tra loro. Ti fa sentire felice. Codirige per lo Studio Colorido uno dei registi storici di Sailor Moon, Jun'ichi Satô.
La famiglia Willoughby
Originale Netflix di classe, La famiglia Willoughby di Kris Pearn, che ha adattato il libro di Lois Lowry, è più scorretto di quanto possa sembrare a prima vista: è una presa in giro non troppo cattiva della "famiglia naturale", mettendo in scena due genitori vanesi e idioti che spingono i loro tre piccoli figli a trovare di meglio e addirittura a sbarazzarsi di loro. D'altro canto però viene sottolineato con arguzia quanto i due tonti meritino di non contare nulla nella vita dei piccoli, quindi non siamo certo di fronte a un'opera sovversiva, solo a una presa d'atto sardonica. Certo, Pearn non sempre governa il timone di questo delirio, a volte la proverbiale carne a cuocere cresce e non tutti i segmenti del film, pur divertenti in sè, sembrano ben amalgamati nella visione complessiva. Il bellissimo design visivo ipercaricaturale è però sfida non indifferente per gli animatori dei Bron Studios. Grafica funambolica. Merita rispetto. Leggi anche La recensione di La famiglia Willoughby
Mister Link
Mister Link della Laika Entertainment, che ci ha regalato non solo Coraline ma lo splendido e meno ricordato Kubo e la spada magica, ha come grande limite il rimanere vittima della propria gentilezza narrativa e artistica: è la storia di un esploratore che cerca di farsi accettare nel settore (snob), dimostrando l'esistenza dell' "anello mancante" tra essere umano e l'animale, il leggendario Sasquatch. In una stop-motion così sicura e stupefacente da sembrare una simulazione in computer grafica, Chris Butler scrive e dirige un film che sembra arrivare dalla Aardman, con un'eco di paradossale British Humor che si ferma sempre un attimo prima di emozionare sul serio, preferendo l'intelligenza sottile a qualche accelerata più passionale che avrebbe però dato al racconto una piccola marcia in più. Non merita però affatto di essere dimenticato: non si può trascurare un lavoro così professionale ed elegante. Leggi anche La recensione di Mister Link
Lupin III The First
A cinque anni di distanza da Doraemon - Il film, altro delicato passaggio di un mito anime dal 2D alla CGI, il coraggioso Takashi Yamazaki dirige lo spostamento di Lupin, Jigen, Goemon, Fujiko e Zenigata nel reame del fotorealismo animato di sapore più internazionale. Così come più internazionale e meno squisitamente nipponica è la narrazione, enormemente debitrice di Indiana Jones e l'ultima crociata. Tante polemiche preventive per uno stravolgimento visivo che la mitica TMS Entertainment e la Marza Animation Plant cercano di mitigare rispettando il design originale, ma che rimane inevitabile: non è il caso però di disperarsi. Anche il compianto Monkey Punch era incuriosito dall'esperimento e lo appoggiava: in fondo, in una classifica devono avere spazio non solo i film "migliori" nei contenuti, ma anche quelli "migliori" nel trovare una loro identità. Lupin III The First cerca quell'identità rischiando la rilettura di un mito. Onore delle armi. Leggi anche La recensione di Lupin III - The First
Buñuel - Nel labirinto delle tartarughe
Piccolo film arrivato in sala, tratto da una graphic novel di Fermín Solís, il film di Salvador Simó si concentra su un periodo preciso del grande regista surrealista Luis Buñuel, precisamente le riprese nell'Extremadura del cupo documentario Terra senza pane. Nonostante il tema, l'essenzialità dell'allestimento scenico stilizzato non è in effetti molto all'altezza dello spirito di ricerca visivo di quella corrente artistica, però il film compensa anche i suoi limiti di budget con la straniante inclusione di stralci dal vero del documentario originale. Soprattutto, è spietato nel mostrare le disperate manipolazioni artistiche della realtà da parte di Buñuel. Attivando in modo prezioso la mente di chi guarda, Buñuel - Nel labirinto delle tartarughe antepone alle remore etiche un ritratto fedele di una mente tormentata. Leggi anche La recensione di Buñuel - Nel labirinto delle tartarughe
Animal Crackers
Perché consigliarvi, tra le produzioni minori, proprio questo Animal Crackers? Prodotto nel 2017, uscito in Cina nel 2018 ma poi approdato da noi su Netflix solo nel 2020, è una coproduzione Usa-Spagna-Cina, adattamento di un'allegra graphic novel per bambini di Scott Christian Sava, che lo ha codiretto con Tony Bancroft, ex del Rinascimento Disney, all'epoca coregista del Mulan originale e animatore di Kronk nelle Follie dell'imperatore. Galleria di ritratti demenziali dalla parlantina facile, ha una sceneggiatura un po' scombiccherata che sembra fondere almeno due diversi film in uno solo, e che non necessariamente avrebbero bisogno dell'altra metà, eppure... il suo caos diverte, specialmente se ammirato in lingua originale, causa doppiaggio stellare: John Krasinski ed Emily Blunt riflettono il loro matrimonio complice nei personaggi, Danny DeVito è da applausi come filosofico clown, Ian McKellen gigioneggia (e canta!) come vanesio villain. Il veterano dei cartoon americani Patrick Warburton è un lacché aziendale esilarante. L'animazione è almeno attenta, seppur con modelli dei personaggi non troppo dettagliati.
Trash - La leggenda della piramide magica
Non vogliamo mentire solo per campanilismo. Trash - La leggenda della piramide magica di Francesco Dafano e Luca Della Grotta probabilmente non ha una narrazione all'altezza della sua cura tecnica: la vicenda di rifiuti con vita propria, in stile giocattoli di Toy Story, ha il cuore nel posto giusto ma una sceneggiatura un po' troppo ripetitiva nelle situazioni e nei dialoghi. Eppure, il film rimane un evento nel modo in cui i limiti di budget sono stati aggirati, in un compositing tra animazioni in CGI (di livello, a cura dello studio romano Al-One) e riprese dal vero negli ambienti urbani in cui si muovono. Non è l'italica "arte di arrangiarsi", perché la grande capacità di trovare soluzioni tecniche e produttive per non disperdere l'intento artistico è proprio l'opposto: un indice di professionalità che speriamo comunque di rivedere all'opera. Leggi anche La recensione di Trash
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