Salutando il grande Gigi Proietti, spentosi oggi nel giorno dei suoi 80 anni, non bisogna dimenticare che, nella sua assoluta e completa professionalità attoriale, era in grado di dare il meglio anche con la sola voce, in una carriera da doppiatore molto più prestigiosa di quanto possa sembrare affidandosi solo alla memoria. Ripercorriamola rapidamente, dividendo il suo impegno come "voce nell'ombra" tra film dal vero e cinema d'animazione (nel secondo caso siamo sicuri che vi è venuto in mente qualcosa, ma c'è di più!).
Gigi Proietti doppiatore di star come Robert De Niro e Sylvester Stallone
Sembra incredibile che Sylvester Stallone, al quale abbiamo associato per anni il timbro iconico di un altro grande come Ferruccio Amendola, abbia avuto la voce di Gigi Proietti proprio in un film nodale per l'immaginario collettivo: ebbene sì, Proietti non solo doppiò Sly nel primo Rocky, ma ne diresse anche il doppiaggio. Un ruolo tutt'altro che gigionesco, sofferto e per buona parte del film sommesso. Quando ricordiamo Gigi, ricordiamo che il pubblico italiano ha ascoltato "Adriana!" tramite lui.
Le strade di Gigi e Amendola si sono incrociate per altre due colonne di Hollywood: Proietti ha infatti doppiato Dustin Hoffman in Lenny (di cui ha diretto anche il doppiaggio, scelta sensata considerando il tema) e soprattutto Robert De Niro nel Casinò (1995) di Martin Scorsese. Proietti tuttavia aveva già prestato la voce a De Niro nei primi passi di Mean Streets e Gli ultimi fuochi.
Doppiaggio e vera co-interpretazione furono quelli per il Casanova di Federico Fellini, dove la formazione teatrale classica contaminata di Gigi Proietti si prestava a un'operazione visionaria incarnata da Donald Sutherland.
In tempi recenti, la sua capacità di cesellare un tono impostato l'ha reso l'erede naturale di un altro carismatico attore, Gianni Musy, quando si è trattato di raccogliere il Gandalf di Ian McKellen nella trilogia dello Hobbit.
Abbiamo solo evidenziato gli impegni più significativi, ma scorrendo la filmografia del Proietti doppiatore ci si imbatte in altri vip che hanno vissuto con la sua voce il tempo di un film: Paul Newman, Anthony Hopkins, Kirk Douglas, Henry Fonda, Jean Reno, Charlton Heston (per Hamlet), Gregory Peck, Rock Hudson, Michel Piccoli (in Diabolik!).
Un'ultima curiosità riguardante Brancaleone alle crociate (1970): Gigi non era solo presente in veste d'attore, come esilarante penitente Pattume, ma era anche la voce della Morte, che si confrontava con l'altro grande mattatore, Vittorio Gassmann. Leggi anche Gigi Proietti: il cordoglio del mondo dello spettacolo
Gigi Proietti il doppiatore di cartoni animati: non solo il Genio di Aladdin!
Se si pensa a Gigi Proietti voce per i film di animazione, basta una frazione di secondo per pensare al suo Genio nell'Aladdin disneyano, dove esplodeva in una gamma di voci, questa sì, memore delle sue performance esplosive in A me gli occhi please. Sostituiva un'altra persona la cui allegria oggi rimpiangiamo con malinconia, Robin Williams. Da notare che, mentre Williams litigò con la Disney e saltò il sequel Il ritorno di Jafar, tornando per Aladdin e il re dei ladri, Gigi non ebbe problemi a coprire il personaggio in tutta la trilogia, lasciando la parte a Roberto Pedicini solo per la serie tv animata. Nel remake dal vero di Aladdin, Proietti ha simbolicamente doppiato il Sultano.
Il grande successo del suo Genio lo portò in territorio warneriano col misconosciuto La spada magica - Alla ricerca di Camelot: recuperatelo, perché Gigi lì doppia un drago a due teste, che non sempre vanno d'accordo! Curiosamente, un drago era già nel curriculum da doppiatore di Proietti, chissà se lo ricordate: nell'epico onesto fantasy Dragonheart era Draco, che in originale, significativa amara ironia della sorte in questi giorni, aveva il carisma vocale di Sean Connery.
Per chi infine erroneamente pensi che l'impegno su Aladdin sia stato il primo raptus animato di Gigi Proietti, gli comunichiamo che è in errore: in un primo doppiaggio dei cortometraggi Warner Bros, a metà degli anni Sessanta, fu lui che bilanciando l'arte della recitazione con quella della sputacchiata, diede vita italiana al Gatto Silvestro.
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