giovedì 12 settembre 2024

Hugh Grant attribuisce a Cloud Atlas una svolta nella carriera: "E me l'avranno offerto solo per far piacere al distributore"

Pensate a Hugh Grant oggi: vi viene in mente come il mattatore romantico di Quattro matrimoni e un funerale e Notting Hill, oppure come l'irritante fetentone del (sottovalutato) Dungeons & Dragons o Paddington 2? Più probabile la seconda ipotesi: parlandone con Vanity Fair, Grant con la sua solita irriverente ironia ha individuato il film che gli ha permesso di "fare il tagliando" nel mondo dello spettacolo, cambiando il suo ruolo di riferimento, lasciandosi alle spalle un tipo di parte che ormai non si adattava più bene alla sua età. Quel film per lui è Cloud Atlas, che lo ha portato fino al satanico cattivo dell'horror Heretic, appena presentato a Toronto. Leggi anche Bridget Jones. Un amore di ragazzo, Hugh Grant rivela di aver scritto alcune scene del film per il suo Daniel

C'è Cloud Atlas dietro alla svolta nella carriera di Hugh Grant, secondo lui

Nel mondo dello spettacolo, quando si invecchia, una delle prove più difficili è trovare un altro ruolo di riferimento per il quale si diventi una sorta di garanzia. Per decenni, dopo l'esplosione di Quattro matrimoni e un funerale e la consacrazione nel sempre replicato in tv Notting Hill, Hugh Grant è stato un riferimento per la commedia romantica: magari bastardello come nel Diario di Bridget Jones o About a Boy, ma il genere era quello. Proprio quando l'attore inglese, adesso sessantaquattrenne, stava diventando troppo vecchio per il ruolo, è arrivata la strana proposta di partecipare all'epico e visionario Cloud Atlas di Tom Tykwer, Lily e Lana Wachowski, in diversi piccoli ruoli, tutti di villain. Un colpo di fortuna, secondo Grant.

Ero completamente alla deriva. Le Wachowski mi offrirono un po' di piccole parti in Cloud Atlas e, a essere onesti, me le offrirono perché qualcuno dei loro distributori internazionali avrà detto: "Abbiamo bisogno di nomi riconoscibili. Ficcateci qualcuno riconoscibile!" Avranno pensato: "Oh, in realtà non lo vogliamo proprio Hugh Grant, ma gli daremo dei piccoli ruoli". Ovviamente negheranno, ma secondo me in parte è andata proprio così! [...] Pensai: sì, mi piaceva proprio "fare i personaggi". A dirla tutta, recitare un tempo quasi mi divertiva. Cominciai facendo le voci sceme, gente strana, per far ridere la gente all'università, poi uno show comico a Londra. Facevo personaggi. Poi per pura fortuna, forse per l'aspetto che avevo, mi trascinarono nel ruolo del protagonista eroe romantico. È andata bene, ma non penso di dare il meglio in quel modo, anche perché è meno divertente.

Non che Grant abbassi la guardia, specialmente quando il ruolo proposto è più corposo: "Ho rifiutato un po' di parti, [...] capita quando senti che c'è una grossa corporation col fiato sul collo di quei cineasti. [...] Parlo con loro in modo schietto, faccio domande ai registi. Sin dall'inizio te ne accorgi, perché magari hai idee sulla parte prima di firmare il contratto, suggerisci delle cose e capisci che c'è una resistenza da parte degli executive, non dai creativi."



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