venerdì 4 giugno 2021

Quentin Tarantino: "Non voglio finire come i grandi registi"

Quentin Tarantino, ospite di Pure Cinema Podcast, è tornato su un argomento che preoccupa i suoi fan: il suo ritiro al decimo film, quindi dopo il prossimo (contando Kill Bill Vol. 1 e Kill Bill Vol. 2 come un'opera unica e ignorando le collaborazioni con Robert Rodriguez, altrimenti il numero sarebbe già stato superato). Ma al di là di questi conteggi, da vero cinefilo Quentin è terrorizzato dal chiudere la carriera con opere che non siano all'altezza della sua fama, ammettendo onestamente che tutti questi ragionamenti fanno parte del suo vezzo di "auto-mitizzarsi".

La teoria di Quentin Tarantino sugli ultimi film dei grandi registi

Per mantenere il proprio mito, spiega Tarantino nel podcast, un regista dovrebbe sapere quando fermarsi prima di realizzare un sipario se non imbarazzante, non all'altezza delle opere precedenti. Quentin cita Arthur Penn, autore di film seminali come Piccolo grande uomo (1970): chiuse la lista delle sue opere cinematografiche con un goffo film comico, Con la morte non si scherza (1989). Prosegue poi nella sua tirata coinvolgendo un'altra leggenda come Don Siegel:

È una delle cose a cui penso tipo 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Finire la carriera con un film decente è raro. Finirla con un film buono è un po' un evento... la maggior parte degli ultimi film dei registi sono proprio delle fottute loffie. [...] Questo mi fa pensare che forse non dovrei fare un altro film, perché io sarei molto, molto felice di lasciare con C'era una volta... a Hollywood. È quello che mi frustra, un sacco di registi spaziali avrebbero dovuto lasciare alla grande tipo con la loro terzultima cosa, mi fa pensare per me stesso. Se Don Siegel si fosse fermato on Fuga da Alcatraz? Porco cazzo, che carriera!

Per la cronaca, Don Siegel si fermò con la misconosciuta commedia Un giocatore troppo fortunato (1982), interpretata da Bette Midler. Mai sentita nominare? Ecco, appunto. Leggendo queste considerazioni di Tarantino, abbiamo ripensato anche ad Alfred Hitchcock, al suo commiato col noioso Complotto di famiglia (1976). Tarantino tuttavia, com'è sua particolare prerogativa, incarna contemporaneamente l'animo del regista e l'animo del nerd cinematografico: può anche essere che i registi citati fossero consapevoli dei limiti dei loro ultimi lavori, ma può anche darsi che semplicemente non avessero voglia di smettere di lavorare, anteponendo questo all' "auto-mitizzarsi". E la vecchiaia e il ritiro fanno paura, è umano.
Anche se Quentin comunque dovesse smettere di firmare opere per il cinema, rimarrà attivo su altri fronti: non solo sta per produrre una pièce teatrale che ha scritto, ma ha anche sceneggiato sul serio alcuni episodi della serie immaginaria Bounty Law che veniva girata proprio in C'era una volta... a Hollywood (impensabile che qualche piattaforma streaming non gliela produca). Questo mese esce poi negli States il suo libro "Once Upon a Time in Hollywood: The First Novel By Quentin Tarantino". Primo romanzo... quindi c'è un'altra sequenza da cominciare? C'è vita dopo il cinema? Leggi anche Kill Bill 3, il parere di Uma Thurman sul possibile terzo capitolo della saga



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