mercoledì 21 aprile 2021

Scott Rudin: ascesa e rovina del produttore premio Oscar che terrorizzava i dipendenti

Quella di Scott Rudin è un'altra delle storie esemplari dei tempi che stiamo vivendo: fortunatamente, anche stavolta, sia pure dopo tanto tempo, le vittime del potere hanno avuto giustizia. Dietro a tantissimi film hollywoodiani di successo c'è il nome di questo produttore: 11 le sue candidature agli Oscar e una vittoria, per Non è un paese per vecchi dei fratelli Coen. Ma Rudin, che è nato a New York 62 anni fa, è stato anche una figura di primaria importanza a Broadway, dove ha prodotto hit come The Book of Mormon e Il buio oltre la siepe. In questi giorni, dopo 40 anni di carriera e di note intemperanze, Rudin è stato costretto a ritirarsi da entrambi i settori. Dopo l'annuncio del suo abbandono del teatro è arrivato quello del cinema: il produttore ha lasciato il lavoro su Red, White and Water con Jennifer Lawrence e The Tragedy of Macbeth di Joel Coen. La valanga di accuse contro di lui è stata scatenata da un lungo reportage pubblicato il 7 aprile scorso su Hollywood Reporter e intitolato Unhinged, ovvero "fuori controllo", dove veniva esaminato in dettaglio quello che era un segreto di Pulcinella, ovvero noto a tutti nell'ambiente ma che non era mai venuto apertamente alla luce, anche perché le vittime del potentissimo produttore, i suoi assistenti, erano state costrette a firmare inizialmente un accordo di riservatezza. Vediamo di riassumere i punti salienti di questa incredibile vicenda.

Scott Rudin, il produttore incapace di controllare la rabbia

Mettiamo le cose in chiaro: non stiamo parlando di un caso da #Metoo, ovvero di violenza sessuale, molestie e comportamenti impropri di questo genere. Scott Rudin è semplicemente un uomo incapace di controllare le sue esplosioni di rabbia, e che a quanto pare non ha mai ritenuto necessario frequentare un corso di "anger management" ma ha continuato, come se fosse normale, a infierire sui suoi poveri assistenti, che ha cambiato a un ritmo vertiginoso. Il produttore di film come The Social Network, un vero e proprio bullo, come lo ha definito la giornalista Tatiana Siegel nell'ormai celebre articolo per Hollywood Reporter è un workaholic, uno stacanovista: le sue giornate di lavoro - e dei suoi sottoposti - durano dalle 6 di mattina alle 8 di sera. Basta un niente per farlo andare su tutte le furie. Un esempio tra i tanti, riportato da testimoni oculari, avvenuto nel suo ufficio newyorkese: il giorno di Halloween del 2021, un assistente di Rudin non riesce a prenotargli un posto su un volo esaurito. La reazione del produttore è impressionante: afferra il moniter di un Mac e lo rompe sulla mano del poveretto. L'assistente, dolorante e insanguinato, deve ricorrere alle cure del pronto soccorso mentre Rudin chiama il proprio avvocato. I presenti si rifugiano sconvolti in sala riunioni prima di andare a farsi un drink consolatorio in un bar. L'assistente lascia il lavoro subito dopo l'incidente. Così commenta Andrew Coles, al tempo dirigente e oggi produttore, che ha lavorato con l'irascibile Scott:

Eravamo tutti sotto shock perché non sapevamo cosa avrebbe potuto succedere in quell'ufficio. Sapevamo che poteva succedere di tutto. C'erano alcuni che dormivano in ufficio, altri a cui cadevano i capelli e a cui venivano delle ulcere. Era un ambiente molto violento, ma quel fatto fu diverso. Era un nuovo livello di follia, un livello di perdita di controllo che non avevo mai visto su un posto di lavoro.

Il produttore che lanciava gli oggetti

La cosa paradossale è che il caratteraccio di Rudin era conosciuto ai più, tanto che una rivista, in un articolo del 2010, lo chiamava "l'uomo più temuto di Hollywood", salvo poi definirlo, dopo aver descritto alcuni episodi, "sorprendentemente affascinante". Ancora prima, nel 2005, in un articolo sul Wall Street Jounal sotto il titolo di Bosszilla!, lui stesso si vantava di aver fatto fuori nei cinque anni precedenti 119 assistenti. Col tempo, però (con molto tempo...) è caduta la rete di soggezione e omertà intorno all'uomo che ha prodotto (qualche titolo a caso) The Truman Show, The Hours, Il Grinta, Grand Budapest Hotel, Barriere, L'isola dei cani, Diamanti grezzi, fino al recentissimo La donna alla finestra e sono venuti fuori altri episodi, come la sua abitudine (che in alcuni ha provocato attacchi di panico) a lanciare a caso e senza guardare dove gli oggetti, dai telefoni fissi a un contenitore in vetro, dai laptop ai cellulari (in ufficio c'era per questo un intero scatolone pien di telefoni di ricambio), contro i malcapitati ma anche in generale per sfogare il nervosismo. Per questo, ha detto chi c'era, la stanza aveva finito per assomigliare a una specie di giungla: le piante servivano a nascondere i buchi nel muro. Nel 2018, quando un suo assistente gli dice che il presidente della distribuzione A24 sta aspettando nella lobby, si infuria perché nessuno gli ha detto che questo incontro era in programma e gli lancia contro una grossa patata (cotta). Nel marzo 2019 dopo aver tirato un laptop contro una finestra in sala riunioni va in bagno dove distrugge a pugni il distributore di salviette igieniche. Ma non finisce qua: un assistente viene costretto a scendere dall'auto mentre sono in autostrada, accuse di razzismo, gli insulti che rivolge a chiunque (in una celebre mail definiva Angelina Jolie una ragazzetta viziata e senza talento)... un elenco inesauribile. Ha detto Ryan Nelson, assistente esecutivo di Scott Rudin nel 2018-2019, ha deciso di lasciare per sempre l'ambiente dopo aver assistito a tantissimi episodi orribili, come il lancio di una spillatrice su un assistente teatrale chiamato "ritardato":

Ogni giorno era estenuante e orribile. Neanche tanto per come maltrattava me, quanto nel vedere come maltrattava le pesone a me vicine che iniziavano a diventare miei amici intimi. Quando passi 14 ore al giorno con le stesse persone, sopportando la stessa violenza, diventa un legame collettivo".

L'ultima dichiarazione di Scott Rudin

Dopo queste pubbliche denunce, Scott Rudin come dicevamo si è ritirato. Il produttore non ha affatto smentito le accuse, per cui ha chiesto perdono. Questa la sua dichiarazione di ieri in merito al cinema e alle serie tv (tra cui What We Do In the Shadows e Purity), giunta dopo l'annuncio di aver lasciato le produzioni di Broadway in cui era coinvolto:

Quando ho commentato nel fine settimana, ero concentrato sul fatto che Broadway potesse riaprire con successo e non volevo che il mio comportamento passato nuocesse agli sforzi fatti da tutti per questo ritorno. Per me è chiaro che dovrò percorrere la stessa strada per quel che riguarda il cinema e lo streaming. Sono profondamente dispiaciuto per il dolore che il mio comportamento ha provocato e prendo questa decisione con l'impegno di crescere e cambiare. Molto è stato scritto sui miei problematici rapporti coi colleghi e sono profondamente dispiaciuto per il dolore che il mio comportamento ha causato alle persone, direttamente e indirettamente.

In conclusione

Quello che è certo, nelle scuse tardive di Scott Rudin, è che c'è stata gente che per anni ha lavorato in un ambiente tossico, in cui da un momento all'altro e senza poterne prevedere le conseguenze, fisiche e morali, poteva essere oggetto delle ire del suo datore di lavoro. Il fatto che Rudin abbia continuato imperterrito e impunito a sottoporre chi lavorava con lui a continue umiliazioni e scoppi di violenza si spiega forse in modo molto semplice col fatto che - come tutti coloro che approfittano del loro ruolo per imporre la propria volontà a chi gli è sottoposto - Rudin ha utilizzato il bisogno altrui e la tacita complicità di molti per esercitare in modo folle e prepotente il suo potere. Ovviamente, non essendo stata sporta nessuna denuncia legale, almeno al momento, Scott Rudin rimarrà impunito, ma speriamo che storie del genere servano da monito e che non si verifichino mai più.



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