Manca oramai pochissimo alla Notte degli Oscar, alla serata nel corso della quale verranno assegnati i 93esimi Academy Awards. E quindi, dopo aver passato in rassegna nei giorni scorsi le altre categorie principali, diamo uno sguardo più approfondito ai nome titoli in lizza al premio più importante, quello come miglior film, e alle varie possibilità di vittoria di ognuno di loro.
Ecco quali sono gli 8 candidati all'Oscar 2021 come miglior film dell'anno
The Father
Opera prima di Florian Zeller tratta da una sua pièce teatrale, The Father - Nulla è come sembra racconta la storia di una figlia che fa visita all'anziano e burbero padre, che inizia a manifestare segni sempre più evidenti di demenza senile, vedendo svanire di fronte a sé, giorno dopo giorno, l'uomo che conosceva. Per adattare il suo testo, Zeller ha collaborato con lo sceneggiatore Christopher Hampton, quello premiato con Oscar per il copione di Le relazioni pericolose.
Presentato in prima mondiale al Sundance del 2020, The Father è stato uno dei grandi protagonisti della stagione dei premi, ottenendo due BAFTA (miglior attore e miglior sceneggiatura) su sei nomination, e quattro candidature ai Golden Globe. Agli Oscar ha totalizzato un totale di sei candidature, tra le quali anche quelle andate ai suoi interpreti, che sono Anthony Hopkins (alla sua quinta nomination: sarà la volta buona per la vittoria?) e Olivia Colman.
Per i bookmaker, è comunque uno dei film che è meno probabile vincano il premio, con quotazioni che oscillano tra 51 e 77 a uno.
Judas and the Black Messiah
L'ansia di inclusività è oramai un ossessione per gli americani e per il mondo del cinema, Academy compresa, ma non è sicuramente solo per questo che Judas and the Black Messiah si ritrova candidato all'Oscar per il miglior film e ad altri cinque premi, compresi quelli per i suoi due attori, entrambi considerati non protagonisti: Daniel Kaluuya e LaKeith Stanfield. Il primo interpreta il leader delle Pantere Nere Fred Hampton, assassinato nel 1969 dall'FBI; il secondo l'infiltrato del Bureau, William O'Neal, che giocò un ruolo di primo piano nel complotto che culminò nella morte di Hampton, di cui era diventato uno stretto collaboratore. Shaka King, che aveva esordito nel 2013 con un indie intitolato Newlyweeds, è regista, produttore e co-sceneggiatore di un film che porta all'attenzione del pubblico una pagina oscura e poco nota della storia americana recente, utilizzando le armi del cinema (anche quello di genere) per farla risuonare nell'attualità.
I bookmaker lo danno come vincente 20 a 1.
La nostra recensione di Judas and the Black Messiah
Mank
Se l'Academy premiasse davvero e sempre il miglior film dell'anno, o anche solo il migliore tra i candidati, Mank avrebbe la statuetta in tasca. Invece, sappiamo bene che le cose non stanno così, che l'Oscar non è il migliore dei premi possibili e che spesso le logiche non son quelle che dovrebbero essere.
Diretto da David Fincher a partire da un copione scritto dal padre Jack (che è rimasto l'unico accreditato alla sceneggiatura) Mank è un film straordinario che racconta non solo di un altro film straordinario (Quarto potere di Orson Welles), ma della Hollywood di ieri e di oggi, del potere del cinema, dei suoi meccanismi e delle sue dinamiche: un cinema complesso e immaginifico, capace di riassumere tutte le sue forme e le sue contraddizioni.
Con dieci candidature, Mank è il film con più nomination a questi Oscar 2021, nonché uno dei due rappresentanti (l'altro è Il processo ai Chicago 7) del colosso Netflix, oramai stabilmente protagonista anche nella stagione dei premi.
Le sue quotazioni per una vittoria come miglior film oscillano tra i 16 e i 19 a uno.
La nostra recensione di Mank
Minari
Ai Golden Globe era stato considerato solo nella categoria "Miglior film in lingua straniera", che ha comunque anche vinto. Ma Minari è un film che batte bandiera produttiva statunitense; e, anche la sua è la storia di una famiglia di origine coreana, è un film pienamente americano nello spirito e nell'impianto, oltre che nell'ambientazione. Il regista e sceneggiatore Lee Isaac Chung ha infatti voluto raccontare nel film una storia in parte autobiografica, e basata sui suoi ricordi d'infanzia, quando ancora bambino si trasferì con la famiglia in Arkansas.
Presentato in prima mondiale al Sundance 2020, dove ha vinto il Gran Premio della Giuria, Minari è stato inserito nella lista dei migliori film del 2020 dall'American Film Institute, e oltre a sei candidature all'Oscar (tra cui quella storica di Steven Yeun, primo asiatico americano a essere candidato come miglior attore) ne ha anche ottenute tre agli Screen Actors Guild Awards, dieci ai Critics' Choice Movie Awards e sei agli Independent Spirit Awards.
I bookmaker lo quotano a 12: un pelo ottimisticamente, nonostante le recenti campagne contro il razzismo verso gli asiatici.
Nomadland
A meno di clamorose sorprese, sarà Nomadland il film destinato a ottenere il premio Oscar come miglior film di questi 93mi Academy Award. All'Oscar Nomadland arriva sull'onda di uno straordinario percorso di successo, inaguratosi con il Leone d'oro vinto lo scorso settembre al Festival di Venezia 2020 (presidente di giuria Cate Blanchett) e proseguito con una quantità impressionante di candidature e premi, tra i quali è doveroso ricordare il Golden Globe come miglior film drammatico e quello per la migliore regia e quattro BAFTA, tra qui quello come miglior film. Dalla sua Nomadland ha una storia perfetta per raccontare gli Stati Uniti di oggi e loro situazione sociale ed economica; una storia d'indipendenza al femminile con Frances McDormand come protagonista; una sceneggiatrice e regista donna e pure asiatica. Che poi è la Chloe Zhao che ha tenuto un piede nell'indie per metterne al tempo stesso un altro nel maistream: sarà lei infatti la regista del cinecomic Marvel Gli Eterni.
I bookmaker non hanno dubbi e quotano Nomadland tra 1.25 e 1.35.
La nostra recensione di Nomadland
Una donna promettente
Come The Father, Una donna promettente è un'altra opera prima candidata all'Oscar 2021 come miglior film. E con Nomadland è l'unico altro film candidato diretto da una donna: Emerald Fennell, inglese classe 1985, una carriera nata come attrice (in film come Albert Nobbs, Anna Karenina, Pan - Viaggio all'isola che non c'è e in serie come L'amore e la vita - Call the Midwife e The Crown, dove interpreta Camilla Parker-Bowles). Una donna promettente è stata una delle vere della stagione, ottenendo di essere inserito nella lista dei dieci migliori film del 2020 dalla National Board of Review, quattro nomination ai Golden Globes, compresa quella come miglior film, e un Writers Guild Award. Anche in questo caso il film non ha dalla sua solo il tema (quello di una rivincita femminile e femminista contro la famigerata toxic masculinity e la violenza contro le donne) ma anche un linguaggio cinematografico sospeso tra commedia nera e thriller acidissimo. Agli Oscar si presenta con un totale di cinque nomination, compresa ovviamente quella andata alla sua protagonista Carey Mulligan.
Dai bookmaker quotazioni interessanti: viene dato a 10.
Terza e ultima opera prima tra gli otto titoli che concorrono al premio Oscar 2021 come miglior film, Sound of Metal è stato diretto da Darius Marder, che l'ha anche sceneggiato assieme a Abraham Marder e Derek Cianfrance. La storia è quella di un batterista di un duo band punk metal (l'altra metà è la sua fidanzata, ex tossicodipendente) che deve affrontare una scoperta scioccante: sta diventando sordo. Di tutti i candidati, Sound of Metal è quello più sorprendente, e con meno probabilità di vittoria, ed è anche il film che rappresenta Amazon e Prime Video agli Academy Awards: di nominination comunque ne ha conquistate ben sei totali, tra cui quella per la miglior sceneggiatura e quella per il miglior attore protagonista, con Riz Ahmed (anche primo attore musulmano candidato nella categoria).
I bookmaker non covano illusioni: Sound of Metal è dato a 50 nella più ottimistica delle previsioni.
La nostra recensione di Sound of Metal
Il processo ai Chicago 7
In comune con Judas and the Black Messiah, Il processo ai Chicago 7 ha il contesto storico (i film si ambientano nella stessa città, e negli stessi anni, e nel film di Shaka King ci sono riferimenti diretti agli eventi di quello di Sorkin) e la voglia di ripercorrere la storia americana di allora per riportarla d'attualità, e per fare paralleli ovvi ed autoevidenti con presente. Lo stile è ovviamente molto diverso, ma la passione civile è molto simile. Opera seconda di Aaron Sorkin da regista, che l'ha ereditata da Spielberg, è comunque uno specchio perfetto dell'idea di cinema e di società americana di uno dei più grandi e importanti sceneggiatori contemporanei. Il linguaggio è classico, e basato sulla parola: tanto classico da poter forse essere apprezzato dai membri dell'Academy. Come Mank, anche Il processo ai Chicago 7 è targato Netflix, e si presenta con un totale di sei candidature e con diversi riconoscimenti già portati a casa, tra cui quello scontato per il copione vinto ai Globes.
Per i bookmaker è il secondo favorito dopo Nomadland: le quotazioni vanno da 5 a 6,5 a 1.
La nostra recensione di Il processo ai Chicago 7
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