"Te piace 'o presepe?"
Lo chiede ripetutamente Lucariello al figlio Nennillo in quella che è la più celebre e amata delle commedie di Eduardo De Filippo, "Natale in Casa Cupiello". Un'opera che generazioni e generazioni di telespettatori hanno avuto modo di vedere grazie alla Rai, che l'ha trasmessa per due volte - la prima nel 1962, la seconda nel 1977 - con regia e interpretazione dello stesso Eduardo.
Insieme a tanti altri materiali eduardiani, anche quelle due trasposizioni televisive della commedia di Eduardo sono dispobinibili su Rai Play: ma attenzione, perché martedì 22 dicembre, in prima serata su Rai 1, Natale in Casa Cupiello tornerà sugli schermi in una versione nuovissima e inedita, per la regia di Edoardo De Angelis e con Sergio Castellitto nei panni di Don Luca Cupiello.
"È la prima volta che dalla commedia di Eduardo si fa un film, cinema per la tv, e non una trasposizione teatrale," sottolinea Castellitto. "Questo Natale in casa Cupiello è un evento, non una fiction, che arriva nel 120esimo anniversario dalla nascita di Eduardo e alla vigilia del 90esimo della prima messa in scena della commedia," sottolinea il neo direttore di Rai Fiction Maria Pia Ammirati. "Un prodotto di altissima qualità che permetterà di far conoscere il teatro classico così amato da tante generazioni anche ai ragazzi di oggi." "Natale in casa Cupiello è la Rai 1 che mi piacerebbe fare sempre," aggiunge con orgoglio in direttore di rete Stefano Coletta. E non gli si può dar torto, a giudicare dalla qualità del prodotto che davvero, finalmente, potrà dare una nuova vita alla commedia di Eduardo e farla conoscere a una larga fascia di pubblico che non ha mai avuto modo di vederla in precedenza.
Natale in casa Cupiello, in questa nuova versione cine-televisiva nasce grazie al produttore Roberto Sessa, che dopo una tavola rotonda tenutasi al Salone del libro di Torino e un confronto con colleghi della BBC ha individuato in Eduardo lo Shakespeare italiano, e ha opzionato tutte e venticinque le commedie di De Filippo, con l'intenzione di affrontare un lungo ciclo di produzioni: dopo Natale in casa Cupiello, infatti, sarà la volta di "Non ti pago" e di una terza commedia ancora da annunciare, che vedranno ancora coinvolti De Angelis e Castellitto.
Di Natale a casa Cupiello a De Angelis, oltre che alla regia, è anche stata affidata la scrittura, assieme a Massimo Gaudioso; i contributi tecnici sono di altissimo livello (da Massimo Cantini Parrini ai costumi fino a Enzo Avitabile alle musiche, passando per la fotografia di Ferran Paredes Rubio), mentre al fianco di Sergio Castellitto ci sono interpreti di navigata esperienza come la bravissima Marina Confalone (Concetta) e giovani come Pina Turco (Ninetta) e Adriano Pantaleo (il Nennillo cui il presepe no, non piace).
"Eduardo mi appartiene come appartire a tutta l'umanità, e mi appartiene in una modalità viscerale," spiega De Angelis. "Non solo è stato per me un punto di riferimento in termini letterari e teatrali, ma ha modificato il mio sguardo sul mondo, con la sua descrizione dei rapporti sociali e familiari."
Per confrontarsi con una nuova messa in scena di una commedia così importante, amata e conosciuta, "bisognava fare tabula rasa di quel che era Eduardo attore," spiega il regista, "e lavorare sulle parole perché vivessero in corpi e in modi nuovi. La nostra scommessa era quella di mostrare come la potenza del testo è ancora viva e rigenerata: non è stata un'operazione semplice, ma dall'esito liberatorio. Il vero patrimonio di Eduardo sono i testi," aggiunge De Angelis. "Un tesoro all'interno dei quali più si scava più emergono materiali preziosi da spendere nel teatro della vita."
Il Natale in casa Cupiello di De Angelis è molto fedele e rispettoso del testo originario, con alcune piccole ma importanti modifiche. Tanto per cominciare, l'ambientazione è quella del secondo dopoguerra: "Volevo un anno emblematico. Nel 1950 Napoli aveva ancora addosso le ferite della guerra, ma intravedeva anche la rinascita che sarebbe arrivata: era un anno che assomiglia al 2020. Le altre trasformazioni sono squisitamente linguistiche," dice De Angelis. "Ho cercato di capire come le soluzioni teatrali potessero mantenere lo stesso spirito in audiovisivo: il fuoriscena, per fare un esempio, è rimasto un fuoricampo, e il film privilegia la dimensione carnale della relazione dei personaggi, fa esplodere quello che il teatro rappresenta in forma frontale."
Guidato da "un amore profondo che non deve accecare", De Angelis - con Gaudioso e Castellitto - ha anche aggiunto qualche battuta originale al testo, perché "Eduardo ha costruito una lingua che rappresenta un paradigma, e questo paradigma permette di costruire nuove battute al suo interno".
"Eduardo avrebbe apprezzato il rispetto tanto quanto il tradimento," sostiene Castellitto. "De Angelis ha preso il testo e ne ha rispettato la tradizione e l'archeologia e ci ha nascosto dentro una novità assoluta, che è quella dell'introspezione, della nevrosi, della psiche. E allora il cinema nascosto dentro quest'opera è esploso, permettendo l'emersione di un'interiorità che il teatro racconta solo come rappresentazione."
È la prima volta che Luca Cupiello è interpretato, sullo schermo, da un attore che non fosse Eduardo De Filippo e Castellitto dice di credere di "essere abbastanza umile e abbastanza intelligente da non lanciare sfide a nessuno. Eduardo è inarrivabile," dice Castellitto, che ha anche ricordato di quando, ancora studente all'Accademia d'Arte Drammatica, andava a vedere De Filippo al Teatro Eliseo "come si andava a vedere una rockstar".
"Ho semplicemente fatto l'attore, ho recitato un ruolo, quello di un personaggio straordinario, checoviano," aggiunge. "Non mi sono mai sentito impaurito, non solo per carattere, ma anche grazie a Edoardo, che mi ha fatto sentire protetto e supportato e ci ha accompagnato per mano lungo questa gioielleria di emozioni, che è un mischio straordinario di comicità e dramma."
Lucariello, secondo Castellitto, "è il più vecchio nella commedia, ma è anche l'unico che mantiene in lui la potenza e l'innocenza del bambino: e quindi è anche l'idiota. In quella che chiameremmo oggi una famiglia disfunzionale, il fesso Luca cerca di rimettere assieme i pezzi, del presepe e della sua famiglia, e di riportare il sentimento della nostalgia dell'amore. Il suo tentativo, simbolizzato dal presepe, è penoso e inutile, ma la grandezza sta in questo, nell'inutilità che nasconde qualcosa di straordinario. E difatti il film si chiude con Luca che prende la mani di due giovani innamorati, l'unica forza pura del film, e le unisce. Luca è quello che è capace di fare il gesto o più inutile assieme al gesto più sacro."
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