Da sempre sostenitore dell'esperienza cinematografica per i suoi film ma non solo quelli, Christopher Nolan con Tenet è stato l'alfiere di un tentativo di rilancio delle sale in un anno terrificante: con la crescente diffusione di opere in streaming, come si pone il regista di The Prestige, Inception, Interstellar e Memento alla fruizione dei suoi lavori su un piccolo schermo, magari addirittura quello di uno smartphone? Si riteneva ne fosse inorridito, ma nel recente libro "The Nolan Variations" a lui dedicato c'è un ragionamento più sereno e, come al solito, piuttosto arguto, che vi riproponiamo. Leggi anche Christopher Nolan proprio non capisce le critiche dei colleghi al missaggio dei suoi film
Il motivo per cui non mi dà fastidio è che il film passa da grandi sale nella sua forma primaria, o nella sua distribuzione iniziale. Quell'esperienza lascia tracce, fino al punto che, se hai un iPad e ti stai guardando un film, porti nella testa la consapevolezza di come sarebbe quel film nell'esperienza cinematografica, puoi desumerla. Per dire, se guardi una serie tv sul tuo iPad, il tuo cervello è regolato in modo del tutto diverso.
Insomma, secondo Nolan il cinema è un vero e proprio "stato mentale", legato all'idea della sala anche quando non lo si vive effettivamente in sala. Un concetto suggestivo che arriveremmo ad appoggiare, anche se abbiamo il dubbio che se mal interpretato non sia proprio una lancia spezzata a favore degli esercenti. Basti pensare a quanto Netflix abbia cercato di farsi accettare dall'Academy con i suoi film originali: le parole di Christopher possono paradossalmente essere una buona sponda a cui aggrapparsi per i sostenitori di un audiovisivo slegato da una fruizione fisica specifica.
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