Si vuole cominciare dalla fine della vita di Gigi Proietti e da uno dei più bei regali che potesse fare alla sua tanto amata città di Roma: l'ideazione del "Silvano Toti Globe Theatre", teatro shakespeariano a Villa Borghese, speculare al "Globe Theatre" londinese, il più celebre dell'età elisabettiana.
Ogni volta che ci si ritrova dentro, si pensa contemporaneamente a William Shakespeare e Gigi Proietti: sarà una coincidenza casuale ma il grande attore romano è riuscito a lasciarci il giorno del suo compleanno, proprio come era accaduto al Bardo secoli prima. Avrebbe dovuto festeggiare il 2 novembre il suo ottantesimo genetliaco, molti colleghi e registi avevano preparato iniziative e eventi dedicati a lui.
Sembra di vedere il sorriso di Proietti, con la sua adorabile smorfia canzonatoria nei confronti del mondo, dirci che lui è riuscito a compiere una magia seppur triste per un intero Paese che lo ha amato, senza distinzioni da Nord a Sud, perché il vero artista non ha geografia.
Più che altro Gigi Proietti ha reso Roma universale, azzerando le barriere linguistiche, facendosi portatore di una lingua che grazie a lui, e a una generazione di attori come Aldo Fabrizi e Alberto Sordi, ha reso il dialetto romano la lingua del cinema degli ultimi 60 anni.
Questo non ha mai significato superiorità ma condivisione delle idee, delle storie di personaggi storici o di persone comuni attraverso un codice linguistico che abbraccia tutti, un po' la stessa idea che lo studioso americano Harold Bloom ha espresso riguardo al linguaggio shakespeariano e all'invenzione dell'Umano, la stessa sconfinata varietà di personaggi che ritroviamo in tutti suoi film e performance teatrali dagli anni 60' ad oggi.
Proietti è stato, oltre che un maestro, in primis un uomo di teatro che ha fatto una gavetta lunga, accompagnata da grandi risultati che lo hanno poi portato a essere prestato al cinema. Il mondo cinematografico lo ha sempre ben accolto e reso celebre in tutti i lavori più o meno autoriali, ma la sua vera casa è sempre stato il palcoscenico e il suo riferimento principale Petrolini.
È stato un grande artista e professionista in tutto ciò che faceva, non solo come attore nell'accezione più comune, ma anche come cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo, regista, cantante, direttore artistico e insegnante di italiano, a volte primeggiando in tutto senza troppe difficoltà
Ha esordito nel 1963 grazie a Giancarlo Cobelli nel Can Can degli italiani, per poi interpretare senza sosta numerosi spettacoli teatrali sino a A me gli occhi, please, del 1976, esempio di teatro su più stili e livelli che segnò l'inizio di una nuova epoca e di una nuova concezione teatrale, e al quale seguiranno numerosissime repliche anche con nuove versioni nel 1993, nel 1996, e nel 2000, calcando i più importanti palcoscenici italiani. Lo spettacolo ha segnato un record di oltre 500 000 presenze al Teatro Olimpico di Roma.
Oltre ad affermarsi come attore teatrale, Proietti ha riscosso molto successo anche nel settore televisivo tra la fine degli anni sessanta e inizio settanta. Ci fu poi lo sceneggiato Il circolo Pickwick di Ugo Gregoretti, una collaborazione proseguita successivamente con esperienze televisive di minor rilevanza. Tra gli anni 70' e 80' è stato protagonista di molti spettacoli di grande successo come Sabato sera dalle nove alle dieci, Fatti e fattacci, Fantastico e Io a modo mio.
Di grande importanza nel panorama delle scuole di teatro italiane ricordiamo il Laboratorio di Esercitazioni Sceniche, che ha visto tra i suoi allievi numerosi personaggi divenuti poi volti noti dello nostro spettacolo.
Nel 1976 il cinema lo ha consacrato una star con il film cult Febbre da cavallo di Steno, in cui interpretava il mitico scommettitore Mandrake, ripreso poi con un sequel dai Vanzina nel 2002: Febbre da cavallo - La mandrakata. Negli anni 90' assieme ai molti spettacoli teatrali è stato protagonista di diverse serie televisive di successo come Il Maresciallo Rocca , una delle più seguite dal pubblico italiano A seguire il carabiniere più amato d'Italia, per la RAI ha interpretato anche la figura di San Filippo Neri nella miniserie Preferisco il Paradiso, il cardinale Romeo Colombo da Priverno in L'ultimo papa re, il misterioso generale Nicola Persico in Il signore della truffa, e lo stravagante giornalista Bruno Palmieri in Una pallottola nel cuore. Nel 2017, a vent'anni dall'ultima esperienza, è tornato in televisione come protagonista assoluto del programma Cavalli di battaglia, tratto dall'omonima tournée celebrante i suoi 50 anni di carriera.
Proietti è stato l'attore perfetto, un equilibrio ideale di più talenti e doti, senza mai ostentare, senza oscurare i colleghi che lavoravano agli stessi progetti. Donando lezioni vere o semplicemente improvvisate durante i set, o solo facendosi seguire dal pubblico che incantato è sempre stato risucchiato in un mondo composto da realtà e fantasia che Proietti creava con l'arte di un demiurgo, ricordando il suo drammaturgo mago William Shakespeare.
Il "Silvano Toti Globe Theatre"è la sua ultima testimonianza di amore per l'arte intesa come insieme di tante formule e incantesimi.
from Close-Up.it - storie della visione https://ift.tt/2HVHclk
Nessun commento:
Posta un commento