La regista Penny Marshall copiò la commedia Da grande? E come fece a procurarsi un pianoforte calpestabile lungo 5 metri?
Il prossimo giugno saranno 32 anni dall'uscita nelle sale cinematografiche di Big, decimo film interpretato da Tom Hanks e commedia dall’incasso mondiale di 36 milioni di dollari. A rivederlo, si ha l’impressione che non invecchi mai, anche perché svegliarsi la mattina nel corpo della versione adulta di sé stessi è un prodigio che potrebbe accadere in ogni epoca e a qualsiasi persona, che in qualunque contesto sarebbe divertente. Candidato a due Oscar (per il miglior attore protagonista e la migliore sceneggiatura originale) fu anche il primo film diretto da una donna - Penny Marshall - a guadagnare, negli Stati Uniti, oltre 100 milioni di dollari. Eppure, quando la regista ebbe fra le mani il copione e lo sottopose a svariati produttori e attori, nessuno ne intuì il potenziale. Solo nel momento in cui Robert De Niro disse di essere interessato al ruolo, improvvisamente Big divenne la commedia che a Hollywood tutti volevano fare. Oggi sembra impossibile non collegarla a Tom Hanks, che per prepararsi al ruolo osservò attentamente la sua versione giovane David Moscow, a cui fu chiesto di recitare tutte le scene che avrebbe poi dovuto interpretare Tom. Il quale Tom, almeno, vinse il Golden Globe. L'altro prestigioso riconoscimento ottenuto dal film fu una Menzione Speciale al Festival di Venezia del 1988. Le ragioni per cui Big oggi ci interessa riguardano un film italiano che gli somiglia molto (e che anzi è stato fatto prima) e l'indimenticabile scena del pianoforte gigante.
Big è il remake di Da grande, il film con Renato Pozzetto?
Ancora oggi qualcuno si domanda se Big abbia preso ispirazione dal film di Franco Amurri Da grande, che aveva come protagonista un Renato Pozzetto davvero in forma, talmente in forma da garantire alla commedia un ottimo incasso. Da grande uscì circa sei mesi prima di Big, quindi non è esatto parlare di plagio da parte degli sceneggiatori statunitensi. E poi c’è da dire che l’idea di un bambino che si trasforma in un adulto non era nuova a Hollywood. Nel film a episodi del 1953 I tre amori, diretto da Gottfried Reinhardt e Vincente Minnelli, c'era un episodio intitolato Mademoiselle nel quale un ragazzino annoiato di 11 anni diventava grande dopo aver avvolto intorno al dito indice un nastrino rosso e aver recitando il proprio nome alle 8 della sera. Nel ’76 uscì invece Tutto accadde un venerdì, dove Barbara Harris e Jodie Foster (che impersonavano una mamma e una figlia) si ritrovavano l’una nel corpo dell’altra. Impossibile fare un paragone fra Big e Da grande. Gli hanksiani difenderanno a spada tratta il primo, ma noi che tifiamo per l'Italia non possiamo non avere un amore incondizionato per la performance del comico milanese, che all’epoca aveva già una lunga carriera alle spalle. Il suo Marco Marinelli esprimeva il desiderio di diventare adulto mentre era nella sua cameretta, mentre il Josh Baskin di Tom chiedeva il miracolo al mago Zoltar in un luna park.
L'indimenticabile scena del pianoforte gigante
Una delle sequenze più memorabili di Big è quella in cui Josh Baskin adulto se ne sta nel celebre negozio di giocattoli di New York F.A.O. Schwarz. Mentre ammira le meraviglie del posto, testando (per lavoro) i vari balocchi, l'uomo si imbatte in un pianoforte gigante e comincia a saltare sui tasti, che si illuminano al suo "passaggio". Josh mostra i risultati di tre anni di lezioni di pianoforte a Mr. MacMillan (Robert Loggia), che sale anche lui su The Walking Piano (questo il nome inglese dello strumento) e suona con il nostro il brano "Harth and Soul". Dovete sapere che il gioco esisteva da prima del film, solo che era lungo circa due metri e aveva soltanto un'ottava. Quindi era troppo piccolo per ospitare due attori e per suonare le note della canzone scelta dalla Marshall. Così la regista contattò l'inventore del pianoforte, che era un signore italiano di nome Remo Saraceni, e lo incaricò di realizzarne uno più grande. Il risultato fu un piano lungo quasi 5 metri, bello largo e con tre ottave. La nuova versione (o meglio una copia di essa) è rimasta a lungo nel negozio ed è diventata una vera e propria attrazione, fin quando, tristemente, nel 2015, F.A.O. Schwarz ha chiuso i battenti.
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