Il film andrà in onda in prima tv il 6 novembre alle 21:15 su Sky Cinema.
Dopo essere stato presentato in prima mondiale al Sundance, e poi anche al Festival di Cannes, Share ha avuto la sua prima italiana alla Festa del Cinema di Roma, anticipando di pochi giorni la messa in onda prevista su Sky Cinema per mercoledì 6 novembre alle 21:15.
Alla base di questo esordio della regista Pippa Bianco, un cortometraggio della stessa regista, che proprio a Cannes era stato premiato. "Fin dall'inizio avevo pensato a raccontare questa storia in un lungometraggio," ha spiegato la regista, "ma era più semplice trovare mezzi e soldi per farne prima un corto, così da testarne le possibilità realizzative."
La storia di cui parla Bianco è quella di Mandy, un'adolescente americana che, dopo una notte di eccessivi bagordi alcolici, si sveglia sul prato di casa senza una memoria precisa di quanto fosse avvenuto. Le cose si complicano quando, dopo qualche ora, iniziano a circolare sugli smartphone dei suoi amici, e sul suo, video che la riprendono priva di sensi, e parzialmente denudata, circondata da coetanei sghignazzanti. Video che, oltre al senso di umiliazione e di violazione che le fanno provare, uniti al blackout mnemonico, sollevano l'inquietante ipotesi di essere stata vittima di violenza sessuale. Comincia così per Mandy un calvario fatto di azioni legali, indagini della polizia, diffidenza se non rifiuto da parte degli amici e difficoltà scolastiche, che le renderanno ancora più complesso fare i conti con quello che le è accaduto (ma cosa davvero è accaduto?) e con il modo in cui intende affrontarlo.
"Ho incontrato un sacco di ragazzi che sono stati protagonisti di vicende come queste," spiega la regista. "Sia maschi che femmine, sia vittime che perpetratori. E poi anche psicologi, presidi di scuola, agenti di polizia che hanno indagato su casi del genere. Mi sono consultata anche con i miei fratelli, che quando ho girato il cortometraggio frequentavano ancora il liceo e mi davano pareri e consigli perché ciò che volevo raccontare risultasse non solo plausibile ma anche reale."
Quel che colpisce di Share, prima di tutto, è proprio il modo in cui Pippa Bianco ha evitato di cavalcare in maniera furba e opportunistica il terremoto provocato dal movimento #MeToo, evitando di fare del suo film un pur giusto atto d'accusa contro la violenza del genere maschile sulle donne, o di dare risposte nette e univoche, facilmente moraliste, nel momento in cui le vicende di Mandy e del film arrivano a una sorta di risoluzione.
"Questo per me era un thriller psicologico, e volevo evitare di insistere troppo sulle questioni legate al genere, anche perché cose di questo genere a volte riguardano anche i maschi," spiega. "Per me si trattava di analizzare quello che accadeva a una persona, prima ancora che a una donna. Inoltre, come regista, per me era importante avere rispetto delle scelte della mia protagonista, di qualunque segno queste fossero, anche se nell'era del #MeToo è diventato indubbiamente molto più facile farsi avanti e denunciare gli abusi."
E, aggiunge Bianco, il tema che gli stava a cuore con Share, e che l'ha guidata nella scelta dei riferimenti, era quello del "voyeurismo della nostra epoca, del consumo costante di immagini attraverso ogni forma di media."
Ciò non toglie che nel film, e soprattutto tratteggiando il rapporto tra Mandy e sua madre, la regista non abbia fatto i conti con quel "calcolo costante per la loro incolumità" cui sono obbligate le donne e che "gli uomini non possono comprendere fino in fondo", e col fatto che sia lei, che sia madre, le sue zie e la nonna, come purtroppo tantissime donne, si siano dovute confrontare, in un modo o nell'altro, con qualche forma di violenza o di abuso.
Targato A24, che è l'etichetta produttiva e distributiva più cool della scena indipendente americana contemporanea, e che ha firmato i film di registi come Ari Aster, Claire Denis, Jonah Hill, Robert Eggers, i fratelli Safdie e Yorgos Lanthimos, Share è diretto da Pippa Bianco con uno stile elegante e vagamente formalista, capace comunque di restituire, nella sua frammentazione e nell'ansia per il dettaglio, lo stato di confusione e solitudine della sua protagonista, interpretata da una brava ragazza semi-esordiente di nome Rhianne Barreto.
"Pippa mi ha chiesto di non informarmi troppo su storie simili a quella raccontata nel film, non voleva mi preparassi per la parte in quel modo," spiega l'attrice. "Mandy nel film non sa mai davvero quello che le sta succedendo, e non ha memoria dell'accaduto, e Pippa voleva che la mia interpretazione restituisse quella verità. Il mio appiglio principale," continua, "è stato il video che nel film è al centro dello scandalo, che è stata la prima cosa che abbiamo girato, e alla quale mi sono aggrappata per restituire con immediatezza le reazioni di Mandy a quelle stesse immagini."
"Un regista deve saper dirigere i suoi attori con delicatezze, senza forzarli troppo," sostiene Pippa Bianco. E sarà stato con la stessa delicatezza che, racconta, ha trasmesso a Rhianne Barreto e alla sua Mandy qualcosa di molto personale: "Quando ho girato il corto era appena morta mia madre. Subito prima di girare il film lungo, era morto mio padre. Penso di aver trasmesso in qualche il lutto che provavo a Mandy, perché a modo suo sta elaborando una forma di lutto anche lei."
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