“ Quando si chiude una porta, si apre un portone. ”
Chi erano le ragazze de La Banda delle Amazzoni? Ce lo racconta Michela Andreozzi ( Nove Lune e Mezza ) nella sua opera seconda Brave Ragazze , una frizzante commedia al femminile, “ispirata ad una incredibile storia vera” – appellativo che molte pellicole, ormai, si auto-attribuiscono; anche quando tali “storie” o, meglio, le rispettive versioni cinematografiche, poi così “incredibili” non sono. Ambientato a Gaeta, nei primi Anni '80, questo “ heist-movie all'italiana ” – come la stessa regista lo ha definito – ci racconta la vicenda di quattro donne ritrovatesi ad improvvisarsi rapinatrici di banche, pur di sopravvivere – economicamente (e non solo) – ad una realtà che non offre sconti e non regala nulla. Nella sequenza d'apertura vediamo, già, il primo scippo, con la canzone Storie di Tutti i Giorni , in sottofondo – che farà eco anche nel finale – volto ad anticipare quello che accadrà successivamente. La narrazione, poi, torna al principio; nel quale, vediamo il quartetto di protagoniste, presentateci una dopo l'altra: Ambra Angiolini ( Saturno Contro ), Ilenia Pastorelli ( Lo Chiamavano Jeeg Robot ), Serena Rossi ( Ammore e Malavita ) e Silvia D'Amico ( Fino a Qui Tutto Bene ).
“ Gli uomini normali ti menano o ti lasciano. Meglio gli invertiti. ”
Brave Ragazze si potrebbe definire anche una pellicola femminista che strizza l'occhio all'era del MeToo e Dissenso Comune. Andreozzi analizza, infatti, a fondo la condizione del sesso (non più) debole di quasi 40 anni fa; accostandola a quella attuale e mettendola a confronto con il ruolo fondamentale che giocano, tuttora, gli uomini nella società e con il modo in cui essi tentano, in ogni contesto, di sopraffare le donne. Ma non solo: la sceneggiatura firmata dalla stessa, insieme ad Alberto Manni, esplora – seppur in modo leggero – il tema del femminicidio – ribaltando tale prospettiva e offrendo uno spunto originale, ma forzato – con una declinazione all'ambito lavorativo. In tal senso, Anna (Angiolini) si trova due figli a carico – senza marito né compagno – e non ha, più, un lavoro. Il plot si dirama, dunque, fino al dramma dei licenziamenti e del precariato; ancorché, ovviamente, ai maschi di potere che offrono un incarico a madri sull'orlo della disperazione, in cambio di prestazioni sessuali.
“ Ci manca solo la galera. Tanto ci stiamo già. ”
Anche l'aspetto delle rapine viene coniugato al conflitto dei sessi. Le quattro ragazze scelgono, infatti, di travestirsi da uomini per i loro colpi e ciò può essere, simbolicamente, inteso come la rivendicazione del girl power: ovvero, le donne possono fare tutto ciò che fanno gli uomini; anche spaventare a morte un bancario, puntandogli una pistola davanti, con una maschera in faccia.
“ La sfiga non va via da sola, va aiutata. ”
Andreozzi – romana di nascita – accenna anche al contesto geografico in cui è accaduto tutto ciò; facendosi beffa di alcuni luoghi comuni tipici del sud Italia: da due comprimarie pettegole che mettono nei propri abiti il cibo della festa di paese, per portarlo a casa – come faceva Totò, con gli spaghetti, in Miseria e Nobiltà – alla radicata superstizione – parafrasata nella sequenza in cui Maria (Rossi) perde un rosario; che viene, poi, ritrovato dalla persona sbagliata.
Capace di destreggiarsi, egregiamente, con la macchina da presa, anche in una scena d'azione, Andreozzi – anche interprete, nei panni del comicissimo assistente del commissario, con un dialetto veneto irresistibile – abbonda col citazionismo musicale – I Cugini di Campagna, Duran Duran – e con quello televisivo e cinematografico – Serpico, Maigret, Colombo – andando un po' in eccesso. Alcune gag correlate sono, però, davvero divertenti. In particolare, quella tra il prete all'avanguardia, tale Don Backy – interpretato da un bravo Max Tortora ( La Terra dell'Abbastanza ) – che scambia due chiacchiere in chiesa, con il commissario, Gianni Morandi; che ha le fattezze di Luca Argentero ( Solo un Padre ) – apprezzato, di recente, nell'ottima performance del genio Leonardo Da Vinci, nel suggestivo lungometraggio di Sky Arte, Io, Leonardo .
Brave Ragazze può essere visto, in definitiva, come un intermezzo tra Non ci Resta che il Crimine e Amiche da Morire , in particolare; pur non essendo agli stessi livelli di quest'ultimo, per comicità e originalità. A differenza di Giorgia Farina, Andreozzi scopiazza qualcosa dal lungometraggio ispiratore (?), evitando di rischiare grosso. Mentre la prima procede, dall'inizio alla fine, con un umorismo anticonvenzionale e tutt'altro che conformista, la seconda cede, nella parte finale, a un buonismo e un sentimentalismo dissonanti con le intenzioni primarie; senza farsi mancare, poi, la banale e prevedibile liaison di turno.
(Brave Ragazze); Regia: Michela Andreozzi; sceneggiatura: Michela Andreozzi, Alberto Manni, Fiorenza Tessari; fotografia: Giovanni Canevari; montaggio: Luciana Pandolfelli; musica: Maurizio Filardo; interpreti: Ambra Angiolini, Ilenia Pastorelli, Serena Rossi, Silvia D'Amico, Luca Argentero, Stefania Sandrelli, Max Tortora, Michela Andreozzi; produzione: Paco Cinematografica, Neo Art; distribuzione: Vision Distribution; origine: Italia, 2019; durata: 104'; webinfo: Sito ufficiale
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