A quasi dieci anni dal film di Fincher, lo sceneggiatore americano scrive una lettera aperta al fondatore di Facebook sul quotidiano statunitense, chiamandolo a rispondere delle responsabilità legate all'uso strumentale e politico della sua piattaforma
A pochi giorni dalla sua apparizione di fronte alla Commissione servizi finanziari della Camera del Congresso statunitense, di fronte alla quale doveva parlare di Libra, l'annunciata criptovaluta targata Facebook, ma durante la quale è stato messo sotto torchio dalla deputata Alexandra Ocasio-Cortez riguardo la gestione del social network di post politici che propagano fake news o incitano all'odio, Mark Zukerberg è stato incalzato da Aaron Sorkin sugli stessi argomenti.
Lo sceneggiatore e regista americano, che circa dieci anni fa aveva portato al cinema con The Social Network un ritratto tutt'altro che lusinghiero di Zuckerberg, gli ha indirizzato una lettera aperta dalle colonne del New York Times, nella quale - in buona sostanza - fa appello al fondatore di Facebook perché si assuma la responsabilità di prendere decisioni riguardo la cancellazione di contenuti che, basati su falsità, propongano ai suoi utenti una visione distorta e ingannevole della realtà.
La questione, come sappiamo, è assai spinosa, perché in sostanza si chiede a Facebook - che non è legalmente una media company - di comportarsi praticamente come tale. Lo stesso Sorkin ammette che una legge che equipari i social network a giornali, siti o televisioni circa la responsabilità sui contenuti che veicolano "non è ancora - non ancora - stata scritta," ma fa comunque appello al senso di responsabilità morale che, a suo parere, Zuckerberg dovrebbe sentire su di sé.
Per farlo, fa riferimento fin dall'inizio proprio al film da lui sceneggiato e diretto da David Fincher, ricordando a un certo punto come, nel corso di una proiezione privata organizzata per Sheryl Sandberg, già allora direttrice operativa di Facebook, "la signora Sandberg si alzò durante la proiezione, si rivolse ai produttori dietro di lei nel fondo della sala e disse 'come potete fare questo a un ragazzino?' (tu avevi 27 anni all'epoca, ma va bene, lo capisco)."
Continua quindi Sorkin: "Spero che la sua direttrice operativa entri nel suo ufficio, si faccia avanti [...] e dica 'Come possiamo fare questo a decine di milioni di ragazzini? Davvero pubblicheremo pubblicità che sostengono che Kamala Harris organizza combattimenti tra cani nelle cantine di una pizzeria, mentre Elizabeth Warren distrugge le prove che il cambiamento climatico è una frode e il deep state ha venduto metanfetamine a Rashida Tlaib e Colin Kaepernick?'."
Nella frase finale della sua lettera aperta, Sorkin - riferendosi alle giustificazioni fornite a Alexandra Ocasio-Cortez nel corso dell'audizione, e all'appellarsi di Zuckerberg alla capacità di discernimento degli utenti di Facebook (anzi, delle democrazie) tra verità e menzogne, chiude in questo modo, con un ulteriore e ultimo riferimento alla sua sceneggiatura: "Dimmi tu se questo è possibile. Se avessi saputo che la pensavi così, avrei fatto inventare Facebook ai gemelli Winklevoss."
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