giovedì 24 novembre 2016

Torino 2016 - Ma' Rosa

C'è poco da fare: il Neorealismo non si inventa dall'oggi al domani. È qualcosa che scorre sotterraneo là dove in superficie si verificano le condizioni perché a un certo punto, con non più contenibile urgenza, sgorghi come un fiotto attraverso una provvidenziale crepa nella roccia. Il Neorealismo non può più essere, per esempio, italiano: è dagli anni '60 che tra benessere, austerity e crisi varie, siamo un paese imbastardito e confuso, che ha da troppo tempo smarrito il suo virginale candore dovuto alla povertà, in alcuni casi addirittura alla miseria di parte della popolazione. Quella miseria da cui sgorgò, naturale e copioso, incontenibile e irruento, il fiotto di Ladri di biciclette e di tanti altri titoli di quella nostra stagione fortunata e mai più ripetuta.

Basteranno poche righe per annunciare che il Neorealismo è risorto da qualche anno in un luogo del nostro pianeta in cui miseria sociale e umana sono abbinate ad un carico di dirompente voglia di stare al mondo, certamente stimolata dalla penetrazione attraverso i media e internet del modello occidentale di “felicità”, ma già determinata dal DNA di un'etnìa sagace, smaliziata, intraprendente e determinata: le Filippine. Complice il Tropico e le sue incessanti piogge stagionali, le condizioni di vita della popolazione sono decisamente precarie, specialmente nelle zone rurali e costiere. Ma non se la passano tanto bene nemmeno nella Capitale Manila, dove regnano caos e disordine urbano, stemperati, a quanto pare, con un ingente uso di cocaina, per anestetizzare la percezione di un'esistenza tanto idiosincratica. Ma' Rosa del sempre eccellentissimo Brillante Mendoza ha per protagonista un personaggio femminile che va ad unirsi alla nutrita schiera di madri della letteratura e del cinema: è lei che in casa porta i pantaloni e gestisce il ménage famigliare, insieme allo smercio della droga in tutto quel quartiere di diseredati. Un giorno le piomba la polizia in casa, che arresta lei, il marito e i figli, e li porta tutti al commissariato… Ma non conta raccontare di cosa parla un film così selvaggio e belluino, girato come la soggettiva di un cane affezionato a tutti i membri della famiglia, che tutti insegue e tallona per far sentire loro la propria vicinanza, il proprio sostegno incondizionato. Sembrerebbe non esserci una sceneggiatura, tanto è viva la carne che frigge per l'intero il film, girato in presa diretta con i fuochi sbagliati e i movimenti di macchina che urtano contro cose e persone, come quando si attraversa di corsa una folla e la si prende inevitabilmente a spallate e gomitate. Nell'universo sociale dei bassifondi di Manila, che fanno apparire i napoletani Quartieri Spagnoli come un esclusivo e tranquillo complesso residenziale, la vita corre come un fiume in piena che tutto travolge e trascina. C'è chi, come il capofamiglia, si sottrae ad ogni responsabilità e si tuffa negli stupefacenti, e chi, ancora troppo giovane per comprendere chi è e come funziona il mondo, come uno dei quattro figli di Ma' Rosa, quello coi capelli platinati, che si concede come candida marchetta a un povero diavolo di cliente che gli lecca tutta la pelle liscia in una delle scene omosex più puntuali e girate con maggior discernimento che si siano mai viste al cinema negli ultimi anni. In mezzo, anzi al centro, c'è lei, Mamma Rosa, una strepitosa Jaclyn Jose, che da Cannes si è portata a casa il premio per la migliore attrice, panzer indistruttibile che affronta minuto per minuto una vita senza sconti e senza tregua, e solo nel finale di questo film-bomba (ancora e sempre grazie al Festival di Torino che lo ha inserito nella sezione Festa Mobile) si concede un pianto trattenuto ma sbandierato in un iconico primo piano che ha stregato e convinto la giuria della Croisette.

(Ma' Rosa); Regia: Brillante Mendoza; sceneggiatura: Troy Espiritu; fotografia: Odyssey Flores; montaggio: Diego Marx Dobles; musica: Teresa Barrozo; interpreti: Jaclyn Jose, Andi Eigenmann, Felix Roco, Jomari Angeles, Julio Diaz; produzione: Larry Castillo; origine: Filippine, 2016; durata: 110'



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