giovedì 23 novembre 2023

Cento Domeniche: Antonio Albanese restituisce dignità agli ultimi e rivendica il diritto al sogno

Sono trascorsi ben 26 anni dall'opera di esordio di Antonio Albanese Uomo d’acqua dolce La fame e la sete e, mettendo a confronto queste due commedie con Cento Domeniche, si nota un cambio di passo sorprendente ma  in fondo logico, dal momento che un attore - e lo dice lo stesso Albanese - con il tempo si modifica, invecchia, e arriva il giorno in cui il suo viso non può più deformarsi in una maschera né il corpo muoversi con la stessa energia e rutilante velocità di prima.
L'inversione di rotta, però, appare evidente già in Contromano, che, affrontando lo scottante tema dell'immigrazione, è un ottimo esempio di commedia sociale. Cinque anni dopo, i tempi diventano maturi per raccontare il mondo operaio, che poi è quello da cui l'attore e regista proviene, perché suo padre, che da giovane ha lasciato la natia Sicilia per tentare fortuna in provincia di Como, ha fatto il muratore. Albanese, invece, ha lavorato in fabbrica prima di diventare attore e sa perfettamente che, al giorno d’oggi, la "classe" che ha costruito le fondamenta del nostro paese è diventata un insieme di "ultimi". È proprio agli "ultimi" che Cento Domeniche è dedicato, e forse è anche per questo che possiamo considerarlo il film più bello e profondo di un artista che è sempre rimasto umile e fedele a sé stesso.


Cento Domeniche: la trama, il trailer e il cast

Da dove nasce il titolo ​Cento Domeniche  proprio non possiamo rivelarlo, ma in una delle scene più commoventi del film arriva, puntuale, la spiegazione. Protagonista della vicenda è un uomo di nome Antonio che, dopo essere stato il miglior tornitore dell'azienda per cui ha lavorato fin da ragazzo, ha accettato il prepensionamento e qualche saltuario lavoretto e conduce un'esistenza serena.
Un giorno Antonio riceve una splendida notizia: sua figlia Emilia ha deciso di sposarsi, di coronare quel sogno che fin da bambina è stato il suo pensiero felice prima di andare a dormire e l'oggetto di tante fantasticherie fatte insieme al papà. Antonio vuole sostenere interamente le spese delle nozze e si reca in banca per prelevare una notevole somma di denaro, scoprendo, qualche giorno dopo, che la banca è in crisi e i suoi clienti rischiano di perdere i risparmi di una vita.

Antonio Albanese, che è dunque anche il protagonista di Cento Domeniche, si è lasciato affiancare da un cast di grande bravura, stando bene attento a non "guastare" l’universalità del suo racconto con volti troppo noti del nostro cinema. Accanto a lui e a Liliana Bottone, troviamo Sandra Ceccarelli nei panni dell'ex moglie di Antonio, Elio De Capitani nel ruolo del padrone della fabbrica, e poi Donatella Bartoli, Bebo Storti e la grandissima Giulia Lazzarini, che abbiamo tanto ammirato in Mia madre di Nanni Moretti. Ai duetti fra lei e Antonio Albanese, nel film mamma e figlio, è affidata una buona parte della comicità di Cento Domeniche.

Il lavoro

L'articolo 1 della nostra Costituzione recita: L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".

Quando Antonio Albanese, insieme a Pietro Guerrera, ha cominciato a scrivere la sceneggiatura di Cento Domeniche, avrà forse tenuto conto di questo articolo iniziale della legge fondamentale dello Stato Italiano. Il lavoro è infatti uno dei temi più importanti del film. Per Albanese il lavoro è un diritto del cittadino, non una regalia. Il lavoro è l'esercizio di una competenza che l'individuo mette a disposizione di un'impresa, non una gentile concessione da parte della stessa impresa a un individuo che altrimenti non avrebbe di che vivere. Il regista sa inoltre che chi ha lavorato per una vita intera e ha messo da parte qualcosa, ha diritto a una vecchiaia serena.

Ora, nell'Italia dei crack finanziari questo non è più possibile, perché a essere tutelati sono quasi sempre i più furbi, i più ricchi, quelli che non si fidano e che non hanno mai firmato niente senza prima leggere. Come ne "La fattoria degli animali" di George Orwell, nel mondo che Antonio Albanese descrive, "tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali di altri", e il povero protagonista di Cento Domeniche è tra gli animali meno uguali che ci siano, e sappiamo quanta indignazione scateni una simile ingiustizia nel regista, che non si mette in cattedra ma ci lascia con due certezze. La prima è che senza la dignità un uomo non è più un uomo. La seconda, che parte dall'insonnia di Antonio e dall'origine della parola, e cioè mancanza di sogni, è che colui che non riesce più nemmeno a sognare ha davvero perso tutto.

La provincia

Quando Antonio Albanese nasce, i suoi genitori si sono già trasferiti da Petralia Soprana, in provincia di Palermo, a Olginate, comune italiano ora della provincia di Lecco. Il regista ricorda perfettamente quegli anni così difficili, anni di solitudine per suo padre, che era stato accolto con diffidenza in una terra che sembrava, e in effetti era, lontana anni luce dalla sua, e in cui si parlava una lingua completamente diversa dal siciliano. Crescendo, Antonio A. ha imparato ad amare profondamente la provincia.

Nella provincia in cui Antonio Albanese ambienta Cento Domeniche la qualità di vita è discreta e ci si conosce fin da bambini. In provincia il matrimonio è ancora il grande sogno di una ragazza, che immagina di indossare un vaporoso abito nuziale, e di suo padre, che approfitta dell’occasione per comprare un vestito fatto su misura e viziare i suoi amici con dell'ottimo Millesimato. In provincia tutti sono importanti: i bambini, gli adulti e gli anziani, che non vivono reclusi nei loro appartamenti ma si godono il fresco e le visite dei vicini. In provincia si organizzano tornei di bocce con gli amici di sempre, ai quali Antonio, per paura di disturbare e per vergogna, non chiede aiuto, lasciando che Cento Domeniche si avventuri per una strada che poi non può più abbandonare.

Dolcezza e realismo

Parlando di Contromano, Antonio Abanese aveva dichiarato. "Lo considero il mio film più trasgressivo, perché in un momento di così grande tensione, nel quale si tende a strumentalizzare i più sfortunati, i più poveri e gli innocenti, ho deciso di dare a tutte queste persone una dignità attraverso la dolcezza". Anche Cento Domeniche è un film pieno di dolcezza, anzi di tenerezza, oltre che di gentilezza. La tenerezza è nell'abbraccio di un padre e di un figlio che si prende cura della propria madre, o nell'andare a trovare in ospedale l'idraulico del paese che ha avuto un attacco di panico. Solo un grande attore sa trasmettere un sentimento delicato come la tenerezza, che si esprime in particolare attraverso lo sguardo. In questo Albanese riesce alla perfezione, e il merito è anche del realismo che ha scelto come cifra e come imperativo categorico di Cento Domeniche. Più che l'ironia, il grottesco o l'assurdo, il regista si immedesima nella verità che deve raccontare, che arriva dritta al cuore dello spettatore in una narrazione stringata ma non frettolosa, coinvolgente ma non ricattatoria.

Distribuito da Vision Distribution, Cento Domeniche arriva in sala il 23 novembre.



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