Madre, ultimo lavoro di Rodrigo Sorogoyen entra da subito nel vivo del dramma e svela fin dall'inizio la sua natura intima: una spiaggia deserta e ampia, il mare agitato e la voce di un bambino di sei anni che, da un telefono, chiede disperatamente aiuto, conforto e sostegno alla sua mamma.
Il piccolo non ritrova più il papà e si sente solo, spaventato e in preda al panico.
Cade la linea, la comunicazione si perde, e con questa, sfuma la possibilità per Elena di rintracciare il suo amato figlio, perso misteriosamente in una sconosciuta spiaggia francese.
Sorogoyen, riesce a far emergere il dramma interiore e si sofferma sulla disperata necessità della donna di ricostruirsi una vita, che ricrea, solo apparentemente, dieci anni dopo, nello stesso ambiente e vicino alla stessa spiaggia dove anni prima ha perso il figlio.
Elena, nella sua "nuova vita", pur avendo un compagno amorevole e attento e un lavoro impegnativo, è tormentata nel profondo e non riesce a placare il senso di inquietudine e di vuoto causato dalla perdita affettiva.
La fotografia di Alex De Pablo, rende perfettamente gli stati d'animo e il vissuto di Elena: il contrasto emotivo della donna si sposa con le immagini della spiaggia ampia e il mare burrascoso, la sua depressione silenziosa ma piena, si riconosce negli ambienti desolati della casa ampia ma vuota, resa più calda solo dall'affetto del compagno, che Elena raramente accoglie e riconosce.
Sorogoyen racconta e ricostruisce un dramma al femminile con delicatezza delineando gli stati d'animo di una solitudine senza rimedio, che la donna riesce a placare solo dopo aver conosciuto Gregory, giovanissimo ragazzo di 16 anni.
Comincia per i due un viaggio alla scoperta di un nuovo e insolito rapporto, al confine tra amicizia e sensualità, fatto di telefonate proibite e uscite adolescenziali innocenti, di confessioni e di momenti intimi condivisi.
Marta Nieto, nei panni di Elena è estremamente naturale nel portare addosso silenziosamente il suo dramma e allo stesso tempo, riesce a trasmettere l'innocenza, il candore e la spontaneità degli attimi rubati con Gregory.
Il loro rapporto diventa simbiotico, essenziale, ma inevitabile: per Elena, donna alla soglia dei 40 anni, quel giovane ragazzo, significa la possibilità, finalmente, di affrontare un dramma mai risolto.
Il destino e l'incontro "non casuale" con Rodrigo, giocano un'importanza cruciale in Madre: Elena deve chiudere un cerchio aperto dieci anni prima e forse il loro rapporto, naturale e ambiguo al tempo stesso, le regala la possibilità di portare alla luce il suo dramma, di poterlo combattere e magari accettare, prendendosene cura, proprio come fa una madre.
Una mamma distrutta, che attraverso la perdita del figlio deve riprendere a proteggere e a tutelare la sua intimità prima di ogni altra cosa, per ricostruire da zero i pezzi sospesi del suo intimo.
Un viaggio psicologico e di cura interiore al femminile che Sorogoyen tratta con profondità, intimità e con dolcezza al tempo stesso.
(Madre); Regia: Rodrigo Sorogoyen; sceneggiatura: Rodrigo Sorogoyen, Isabel Peña; fotografia: Álex de Pablo; montaggio: Alberto del Campo; musica: Olivier Arson; interpreti: Marta Nieto, Jules Porier, Àlex Brendemühl, Anne Consigny, Frédéric Pierrot, Guillaume Arnault; produzione: Malvalanda, Caballo Films (Eduardo Villanueva), Arcadia Motion Pictures (Ibon Cormenzana), Amalur Pictures (Ignasi Estapé), Noodles Production (Jérôme Vidal), Le Pacte (Jean Labadie); origine: Spagna, Francia, 2019; durata: 129'
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