domenica 24 febbraio 2019

Fare critica: intervista a Giovanni Veronesi

A Fare Critica, il festival dedicato alla critica teatrale e cinematografica, ideato e diretto da Gianlorenzo Franzì, che si è concluso ieri, sabato 23 febbraio, Close-Up ha avuto il piacere di incontrare e dialogare con Giovanni Veronesi, il regista di tantissimi successi come Manuale d'amore (2005), Italians (2009), Moschettieri del re – La penultima missione (2018), nonché sceneggiatore di Carlo Verdone, Leonardo Pieraccioni e Francesco Nuti.

Qual é, secondo lei, il compito del cinema, in un contesto storico così ipercinetico e sovraccaricato dalla costante evoluzione dei media?

Giovanni Veronesi: «Il compito del cinema é sempre lo stesso, quello di raccontare delle storie che si riferiscano in modo diretto alla realtà, o attraverso l'uso di metafore, che riportano, comunque, al mondo che stiamo vivendo, anche se si fa un film in costume o d'epoca. Il cinema deve sempre dire qualcosa, per cui é una specie di manifesto in cui viene racchiuso il pensiero dell'autore, e questo manifesto sarà poi apprezzato o meno dal pubblico. É una forma d'espressione popolare, che é anche pericoloso in mano a gente che potrebbe farne un cattivo uso.»

In un periodo in cui praticamente chiunque può scrivere sul web e ritagliarsi un profilo da critico, in che stato si trova, a suo parere, la critica italiana?

G.V.: «Siamo arrivati al punto che la critica oggi non vale più niente. Prima, sui giornali, c'erano firme competenti, preparate e autorevoli. Oggi, proprio perchè chiunque può aprire un blog e criticare un film – e qualcuno lo fa anche mascherato -, s'é perso tutto il valore di queste operazioni.»

Perché Giovanni Veronesi ama dirigere commedie?

G.V.: «Perché non riesco a concepire la vita in modo serio per più di cinque minuti. Ovunque io mi trovi, qualsiasi cosa stia facendo, dopo un pò mi vien da ridere. Riesco a esorcizzare il male con l'ironia.A volte posso apparire cinico, altre sarcastico, ma sto bene nei miei panni e, quindi, mi va bene esserlo un poco...»

Cosa l'ha particolarmente colpita di questo Festival?

G.V.: «Il vento... No, già il nome del festival mi incuriosiva, poi Carlo Verdone mi ha detto che é stato organizzato da persone competenti e quindi sono venuto. Mi piace conoscere le persone che amano il cinema, il mestiere per cui amo vivere, soprattutto se sono persone che racimolano qualche soldo e posti nascosti per metter su festival con il coraggio di chi vive di cinema e per me sono come supereroi che vanno sempre premiati. É uno scambio: a me infondono entusiasmo e io cerco di dare tutto quello che ho...»



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