giovedì 28 febbraio 2019

The Vanishing — Il mistero del faro

Succede veramente poco in The vanishing – Il mistero del faro. Talmente poco che il soggetto, nelle logiche di un più classico film hollywoodiano, potrebbe esaurirsi a qualche rigo da far leggere in fretta a produttori a caccia di storie. Ma non è l'azione quella che interessa al regista del film.

Siamo nei mari che superano in volata le coste scozzesi. Su un'isola abbastanza sperduta, cominciano il loro turno tre guardiani di un faro. Lasciano la terraferma per sei mesi e, per tutto il tempo, a far loro compagnia, oltre a un cane, c'è solo l'orizzonte sconfinato, la scogliera frustata dalle onde e il verde acceso delle poche piante affamate di vento.
Si fanno compagnia reciprocamente a suon di canzoni accompagnate dal violino, mentre il più giovane sconta una cattiva fama che si è costruito non sa neanche bene lui come sulla terraferma, il più vecchio si porta dentro un rimpianto nei confronti della moglie morta e quello di mezzo pensa alla famiglia.
La loro routine è colta con sguardo piano, attento al senso del paesaggio che, come nei film muti del cinema svedese (anche se a dirla tutta, questo film è di produzione scozzese e di regista danese), si fa personaggio e controcanto alle emozioni e ai pensieri di questa piccola umanità.
Anzi lo sguardo è tanto piano che quasi non ci si accorge delle cose che succedono: una perdita di mercurio che blocca il faro, lasciando il mare sguarnito di luce per un periodo pericolosamente lungo, uccelli che vanno a morire nel poco terreno coltivato davanti casa.
Simboli, evidentemente, di una perdita di orientamento, dello smarrirsi di una direzione che coinvolge tutto, le parti meccaniche del faro come il senso innato degli animali e che, presto, riguarderà anche la sfera morale dei personaggi.
A far da catalizzatore a questa bomba emotiva sempre sul punto di esplodere il ritrovamento, inaspettato, del rottame di una barca, di un corpo apparentemente senza vita e di una cassa che si scoprirà piena d'oro e oggetto delle mire di altri uomini in barca intorno all'isola.
La reazione di ognuno all'inaspettata possibilità di ricchezza porta alla catastrofe. Una catastrofe che non è dei fatti, anche se il sangue scorre, ma delle coscienze.

Dopo un inizio lento da thriller, con graduale accumulo di tensione, la narrazione sfocia in una riflessione accorata sul concetto di colpa. I personaggi, immersi fino al collo nelle contraddizioni di una situazione estrema, si confrontano così con i fantasmi del proprio passato e con le ombre lunghe che, dall'avidità, si prolungano fino al futuro.
Nel continuo ripetersi tra loro che sono, in fondo, delle brave persone, gli antieroi di questo antiracconto ridefiniscono ogni volta il senso di un agire assurdo che sfugge alla loro stessa comprensione. Il loro percorso è così su una china che precipita inesorabilmente verso il mare. Cominciano a discenderla senza neanche volerlo e poi si trovano in volo verso il precipizio consapevoli prima di tutto del senso di un loro peccato originale.
Così la cappelletta dell'isola, nella sua stupenda astrazione, spazio vuoto in cui raggomitolarsi in un tentativo di comunicazione col divino (che resta pur sempre altro, come certificato dalla metafora della radio rotta e giammai riparata), sposta il discorso verso il metafisico pur restando ancorato alla fisicità di azioni e personaggi.

Interessante film, questo The vanishing – Il mistero del faro. Pregevolissimo nel cast, eccellente nell'atmosfera evocata dalla fotografia. Avrebbe avuto bisogno forse solo di un passo maggiormente convinto della propria autorialità per diventare quel thriller di spessore che qualche volta sfiora, ma non afferra mai per davvero.

(The Vanishing); Regia: Kristoffer Nyholm; sceneggiatura: Celyn Jones, Joe Bone; fotografia: Jørgen Johansson; montaggio: Morten Højbjerg; musica: Benjamin Wallfisch; interpreti: Gerard Butler (James Ducat), Peter Mullan (Thomas Marshall), Connor Swindells (Donald McArthur), Søren Malling (Locke); produzione: Kodiak Pictures, Mad As Birds, G-BASE; distribuzione: Notorious Pictures; origine: Regno Unito, 2018; durata: 107'



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