mercoledì 31 maggio 2017

LA CLASSE: Come trasformare il testo narrativo in una drammaturgia e in uno spettacolo sorprendenti.

Uno degli spettacoli che più ha parlato di attualità e giovani, tematiche molto delicate nel panorama europeo, è La classe andato in scena al Teatro Marconi di Roma e in altre tappe della tournée.
La storia era già stata portato al grande pubblico attraverso il film omonimo, diretto da Laurent Cantet, che vedeva protagonista un intenso François Bégadeau; lo stesso ruolo, del professore alle prese con una classe di periferia piuttosto difficile, è stato qui affidato ad Andrea Paolotti, attore trentaseinne, già impegnato in importanti ruoli nella Compagnia del teatro stabile del Friuli-Venezia Giulia, diretta da Alessandro Gassman.
È una sfida non indifferente interpretare con coerenza scenica un personaggio come quello del professore/Albert, che deve mantenere una tensione piuttosto elevata per tutta la durata dello spettacolo. Alberto si ritrova così ad insegnare in una scuola superiore piuttosto disagiata, in cui gli studenti presentano tutti delle problematiche personali di natura psicologica, dovute a delle vite difficili e a delle famiglie disfunzionali.
La bellezza del testo è coinvolgente e trascina lo spettatore in una cittadina europea in forte crisi economica, trenta chilometri dal centro il mare - ci viene subito in mente Marsiglia, o una delle città francesi più multiculturali e post industriali - cresciuta a dismisura e poi al collasso.
Disagio sociale, crimini e conflitti di classe emergono in tutti i racconti dei protagonisti che vivono un decadimento generalizzato che sembra coinvolgerli involontariamente
La presenza dello Zoo, un centro di raccolta degli stranieri ha estremizzato le criticità di un tessuto sociale già sull'orlo del collasso, e al contempo ha portato anche occupazione, attraverso servizi, logistica e controlli.
Sembrerebbe la descrizione perfetta di molte situazioni speculari che interessano anche i nostri attuali centri di raccolta per clandestini e rifugiati.
Albert si ritrova dopo aver atteso una lunga graduatoria ad insegnare in un istituto, in cui non dovrà pianificare nulla di particolare come programma, ai fini della didattica, tranne far recuperare crediti agli studenti, che devono diplomarsi in fretta.
Il giovane professore riesce comunque a personalizzare l'insegnamento, anzi veicola la rabbia dei ragazzi in una maniera costruttiva e educativa, rispetto alla realtà sociale che li circonda. Propone infatti di partecipare ad un bando europeo, in cui si parla di giovani ed Oleocausto: i parallelismi con la loro società spietata e piena di sperequazioni sono perfetti per poter analizzare nel profondo ciò che hanno sempre visto con distacco e forse paura. Albert gli procura molto materiale, attraverso il contatto con un uomo che prima della guerra nel proprio paese si occupava di catalogare le vittime del regime.
I temi difficili e angosciosi affrontati, sono drammaturgicamente ben sviluppati, rendendo questo spettacolo godibile anche da parte delle fasce d'età più giovani, i quali sono evidentemente attratti da vicende in cui possano essere i protagonisti senza una rappresentazione di se stessi che sia troppo lirica rispetto alla realtà immanente. Giuseppe Marini riesce con maestra ad amalgamare violenza, amore, riscatto sociale, voglia di sopravvivere e volontà di distruzione, rendendoci un vero gioiello di teatro contemporaneo.
L'aspetto centrale del testo e del messaggio della Classe è il diritto dei giovani di poter sognare e dimostrare che insieme si può aspirare ad un vero cambiamento: non a caso si parla di una classe, un luogo dal quale, in una società evoluta tutti dovrebbero poter costruire il proprio futuro, interagendo con il mondo e l'altro da sé.

Titolo:La Classe
drammaturgia: Vincenzo Manna
Attori: (in ordine di apparizione) Andrea Paolotti, Cecilia D'Amico, Tito Vittori, Carmine Fabbricatore, Edoardo Frullini, Valentina Carli, Giulia Paoletti, Haroun Fall
e con la partecipazione straordinaria di Ludovica Modugno
regia: Giuseppe Marini
scene: Alessandro Chiti
costumi: Laura Fantuzzo
musiche: Paolo Coletta
light designer: Javier Delle Monache



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