È un eroe, ma proprio se è costretto. Rimane un family man, un americano devoto alla famiglia in cui tutti possano riconoscersi. Chris Pratt è stato un guardiano della galassia, ma ora con La guerra di domani, si consacra a erede di Bruce Willis, ma anche di Tom Hanks. Una presenza carismatica eppure ironica, in cui identificarsi senza invidiarlo troppo, o ritenerlo un extraterrestre inarrivabile.
È simpatico, sorridente e sempre auto ironico, l’attore che ha lottato per anni con il sovrappeso, come ama ripetere. Una sensazione che è confermata incontrandolo via zoom per la presentazione della nuova produzione Amazon Original, La guerra di domani, un kolossal spettacolare ma anche intimo, fra azione e fantascienza, disponibile dal 2 luglio sulla piattaforma Prime Video. Una riuscita combinazione fra il più classico salvataggio disperato del mondo sotto attacco alieno e una storia sul tempo, avanti e indietro negli anni, con tanto di implicazioni esistenziali conseguenti.
Guarda subito La Guerra di Domani su Prime Video“È un film fisico, ci sono stati tanti momenti che hanno richiesto un grande sforzo", ha dichiarato Chris Pratt. "mi viene in mente una sequenza girata in due o tre giorni, in cui saltiamo dal presente fino al 2051 e finiamo in una piscina di Miami. Una sequenza molto bella e spettacolare, per girare la quale c’è voluto un notevole lavoro nell’acqua, è stato molto divertente. La camera ci seguiva mentre gli stunt ci saltavano addosso, spingendoci sott'acqua, fino a un primo piano da immersi. Ci siamo divertiti da pazzi, è un’esperienza che ti rimane impressa. Se la maggior parte delle guerre della storia sono state combattute da giovani o giovanissimi, nel film di McKay i combattenti inviati sono trentenni, se non quarantenni, per evitare paradossi temporali. È una dinamica interessante. Se pensiamo agli arruolamenti del passato, come la Seconda guerra mondiale o il Vietnam, sono stati i diciottenni ad essere gettati spesso in prima linea. Ragazzi costretti a diventare uomini. La relazione è diversa quando coinvolge adulti.
Non svelo troppo se dico che chi va nel futuro a combattere ha oltre trent’anni, mentre chi torna indietro a oggi è sotto quell’età, non potendo vivere nelle due timeline contemporaneamente. Arruolano un gruppo di persone che saranno morte nel 2051. Sono persone che stanno prendendo delle decisioni non basate sulla vita che potrebbero avere, ma sul mondo che lasceranno ai loro figli. Il mio personaggio, Dan, lo fa perché, se non andasse, ci manderebbero la moglie al suo posto. Deve farlo per proteggere la famiglia, la figlia, e lasciarle la madre con cui crescere, nel caso le cose gli andassero male. La prospettiva è diversa, quando racconti qualcuno portato via dai figli, invece che i figli portati via dai propri genitori”.
Leggi anche La Guerra di Domani: la nostra recensione del filmNella vita di Dan c’è anche un altro membro della famiglia, una figura ingombrante reduce dal Vietnam, un padre che lo ha trascurato, J.K. Simmons, verso il quale nutre un astio evidente. “Dan non è contento della sua posizione, degli eventi che la vita gli ha presentato. Non ha più rapporti con il padre, a cui scarica la responsabilità di tutti i suoi problemi. Si rende conto, poi, che ha più somiglianze con lui di quanto pensasse. Facendo i conti con questo giunge a una dinamica di accettazione, al perdono, rendendosi conto come la vita non sia stata semplice nemmeno per lui. È un momento chiave che coincide con la piena maturità da adulti, credo. A un certo punto guardiamo i nostri genitori e capiamo come siano semplicemente dei bambini che hanno avuto dei bambini. Quando lo capisci puoi perdonarli per ogni mancanza, per non aver raggiunto lo status di divinità con cui li ammiravi da giovane. È un momento in cui ti rendi conto che stai vivendo lo stesso dilemma: i miei figli mi guarderanno come fossi infallibile, e naturalmente non lo sono”.
Parole dolci, una collaborazione preziosa, quella di Chris Pratt, anche produttore, con il regista, Chris McKay. “Ho avuto già la possibilità di lavorare con lui, da anni è impegnato in produzioni importanti e per me è stato un passo importante quello di produttore. Avevo molto da imparare, sono grato per essere stato circondato da persone in gamba, come Chris. È sempre aperto alla collaborazione, ma ha anche una sua visione molto precisa. La guerra di domani è la sua creatura in tutto e per tutto, l’ha scritto e diretto. Viene dalla post produzione, poi ha lavorato come regista di animazione e ora di un live action così impegnativo e spettacolare. Ha fatto in modo di avere molte opzioni fra cui scegliere per modellare il film in sala di montaggio. La sua è una personalità vibrante, ha un grande carisma contagioso sul set. Mi ricordo quando eravamo in cima a un ghiacciaio, in Islanda. Camminava con una macchina da presa sulla spalla, lottando con la neve, e guardandomi negli occhi mi ha detto, ‘è per questi cazzo di momenti che faccio questo lavoro. Per questo!’. Dice molte parolacce, lo sto solo citando [ride ndr]”.
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