mercoledì 2 settembre 2020

Festival di Venezia 2020: si riparte dalle sale e dai film di qualità

Quella di questo malefico anno bisestile, il 2020, non è una Festival di Venezia come gli altri. Su questo non c’è dubbio, basti pensare che il Festival di Cannes ha dovuto rinunciare pochi mesi fa alla sua edizione annuale per la pandemia, dopo molti tentennamenti e tentativi. Venezia no, fin da maggio ha creduto nella forza simbolica per tutto il cinema di ritrovarsi di nuovo dal vivo, seppure mascherati, distanziati e un po' preoccupati, per dare un segno di ripartenza. Cinema Reloaded, il cinema ricarica le batterie e le sale, finalmente con film nuovi, quel prodotto che attira e merita che si riempiano, quelle sale, anche se un posto ogni due. Sarà Anna Foglietta, in serata e prima della proiezione in apertura di Lacci, a dare ufficialmente il via alla 77° edizione del festival più antico del mondo.

Il successo oltre le previsioni di Tenet sta aiutando l’industria, specie gli esercenti rimasti aperti da luglio e costretti a proporre repliche. C’è sicuramente di nuovo la speranza che il cinema sia un amore solido per gli spettatori, in fondo dura da più di un secolo. Allora è giusto guardare con ottimismo alla 77° edizione del Festival di Venezia, nonostante qualche meccanismo farraginoso dovuto alle misure di sicurezza anti-Covid, partendo proprio in un luogo simbolico che quest’anno ha subito tanti dolorosi colpi al cuore, dall'acqua alta record di novembre scorso alla desertificazione particolarmente simbolica durante la quarantena.

Ora le onde sul Canale della Giudecca e sul Canal Grande sono tornate, i vaporetti sono operativi, il popolo della Mostra è arrivato o sta arrivando, anche se in ranghi ridotti. Il tutto per onorare una cerimonia laica quest’anno particolarmente importante, quella che sacralizza il rapporto fra cinema e sala, senza il quale il ciclo produttivo si impoverirebbe da entrambe le parti, e a soffrire sarebbe soprattutto proprio il cinema di qualità che un festival come Venezia omaggia. Proprio in apertura, prima della proiezione di Lacci di Daniele Luchetti, si ritroveranno otto direttori dei maggiori festival di cinema mondiali, proprio per un messaggio che guarda al presente e al futuro, un messaggio di ripartenza e fiducia in quell'arte talvolta trattata con sufficienza, ma sempre più indispensabile nella vita di ciascuno di noi.

Leggi anche Festival di Venezia 2020: il programma completo della 77 Mostra del Cinema

Lo ammetto, ho un problema con gli hashtag, ma che sia pure l’anno del #Muro, quello che divide il tappeto rosso dal pubblico per evitare doverosamente degli assembramenti, dopo essere stato quello del #Buco, qualche anno fa. Capricci, carta e pixel riempiti, pronti a un oblio rapido, mentre sono sempre i film e le emozioni che suscitano a rimanere negli anni e a scandire i momenti della nostra vita. Tornare qui è personalmente sempre un’emozione, fin dall'incongruente passaggio dal binario del treno al Canal Grande, al quale non ci si rassegna mai senza un piccolo colpo al cuore per la sua bellezza. Quest'anno ancora di più gli appassionati avranno poco spazio per vedere i film, le star non potranno venire, il programma sarà più europeo, ma i diciotto film del concorso e delle altre sezioni sono pronti a uscire nelle sale, che dopo Tenet hanno ripreso speranza e convinzione.

Fra questi film ci saranno alcuni protagonisti della prossima stagione dei premi, mai come quest’anno totalmente indecifrabile. E allora vediamo insieme cinque titoli, non fra quelli in copertina, che vi consigliamo di segnarvi e vedere il prima possibile, per istinto o altre ragioni rigorosamente soggettive se non arbitrarie.

Pieces of a woman di Kornél Mundruczó.

Primo film americano per il regista ungherese che è stato lanciato dal Festival di Cannes. Protagonista Vanessa Kirby, la prima e per molti unica principessa Margaret della serie The Crown, pronta al grande salto nel cinema che conta. Una storia al femminile di elaborazione del lutto, con un figliol prodigo che negli ultimi tempi sembra tornato a pensare al cinema, vincendo alcuni suoi demoni: Shia La Beouf. C’è anche Ellen Burstyn in un piccolo ruolo. Potenziale sorpresa del festival, e perché no, anche della stagione dei premi.

I predatori di Pietro Castellitto

Esordio alla regia di un figlio d’arte, una sceneggiatura scritta da anni, quando era ancora più giovane dei suoi 28 anni di oggi. Si è conquistato un suo spazio come attore capace di piccoli ruoli che si ricordano, istintivi e pungenti. Grande curiosità per questa opera prima che si annuncia personale e altrettanto pungente.

Mandibules di Quentin Dupieux 

Dupieux viene dalla musica. A vederlo sembra un pacioso e simpatico uomo comune, ma la sua filmografia è piena di follie divertenti come lo pneumatico assassino di Rubber o la giacca di pelle di daino che ossessiona Dujardin nel suo ultimo film, Doppia pelle. Torna in Mandibules, la cui breve trama ufficiale è tutta un programma, “due amici un po’ sempliciotti trovano una mosca gigantesca intrappolata nel bagagliaio di un’auto, decidono di addestrarla per farci un sacco di soldi.”

Mainstream di Gia Coppola

Uno dei pochi film americani di questa Mostra, rigorosamente indie come Gia Coppola, nipote di Francis, la meno nota regista di famiglia, che torna dopo il poco convincente Palo Alto con un storia d’amore fra ventenni a Los Angeles condizionata dalla presenza totalizzante dei social media. Coppia di protagonisti molto interessante, composta da Andrew Garfield e Maya Hawke, a proposito di giovani pronte al grande salto.

One Night in Miami di Regina King

Ancora USA con un film che segna l’esordio alla regia di un’attrice che ha vinto l’oscar lo scorso anno come non protagonista di Se la strada potesse parlare. “Una lettera d’amore dedicata all'esperienza vissuta dagli uomini di colore in America”, così la definisce la King. Possiamo capire quindi l’importanza e l’impatto potenziale per la cultura cinematografia afroamericana e americana in generale. Racconta, infatti, dell’incontro fra un giovane Cassius Clay, ancora non Mohammed Alì, all'indomani della sconfitta con Sonny Liston nel 1964, con Malcom X e altri attivisti, per parlare di tematiche personali e professionali, ma anche della sorte della lotta per i diritti civili.

Foto Credits: La Biennale_Jacopo Salvi



from ComingSoon.it - Le notizie sui film e le star https://ift.tt/31RNslv

via Cinema Studi - Lo studio del cinema è sul web

Nessun commento:

Posta un commento