Un divano, anche se non propriamente moderno, un bel ritratto incorniciato di Freud, reso a chilometri zero da un fez rosso in testa, la voglia di ascoltare gli altri e dare consigli: ecco un gabinetto di psicanalisi, nel cuore dinamico di Tunisi. Non solo, visto il clima così dolce, perché non ricevere i pazienti direttamente sul tetto, all’aria aperta e al sole. È questa premessa, gustosmente incongrua per un paese molto religioso in cui non trionfano proprio i cultori della psicanalisi, a spiazzare piacevolmente fin dall’inizio in Un divano a Tunisi, al cinema dall'8 ottobre. Giusto il tempo di riconoscere la protagonista, uno dei talenti più poliedrici del cinema di questi anni, Golshifeth Farahani, che nel film è Selma, trentenne formata a Parigi che torna nella città di nascita per intraprendere la carriera che ha sempre sognato, quella della psicanalista. In fondo quale posto migliore di una città che sembra un paesotto, in cui tutti si fanno i fatti degli altri e danno consigli quasi mai richiesti?
La Farahani è nata in Iran, è attiva fin da bambina a teatro e poi al cinema, dove ha iniziato a costruirsi una carriera apprezzata anche all’estero. La nota Ridley Scott scegliendola per il ruolo della seducente infermiera Aisha, protagonista femminile al fianco di Leonardo Di Caprio in Nessuna verità. Un film che fu il suo primo successo, spianandole la strada per il cinema occidentale, ma anche l’interpretazione che ha indispettito i barbuti intolleranti del regime iraniano, che lo bandirono dal paese per le “inaccettabili” scene romantiche.
Laureata alla scuola di musica, anche musicista e cantautrice, Golshifteh Farahani è stata la prima iraniana ha mettere un piede a Hollywood, dove ha poi recitato anche in Exodus, sempre di Scott, Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar, al fianco di Johnny Depp, Paterson di Jim Jarmusch, ma anche in Europa, soprattutto in Francia, dove si è stabilita e ha ottenuto una candidatura ai César come miglior promessa femminile nel 2014. Un talento vero, una donna di grande intelligenza, capace di recitare in carriera in sette lingue diverse, dal francese all’inglese, dall’indi al curdo all’arabo.
Un divano a Tunisi è l’opera prima della franco tunisina Manele Labidi, anche lei tornata in patria per girare il film un po’ come Selma nel film, che così descrive la scelta e il rapporto con la Farahani. “Avevo molta voglia di lavorare con lei, ha una potenza cinematografica fuori dal comune, sullo schermo avviene qualcosa di strano che è difficile da spiegare, ma che rientra secondo me nell’ambito della magia. Il suo percorso di vita l’avvicinava poi a Selma, ha dovuto apprendere il ruolo in maniera istintiva ed emozionale. È stata una mia alleata sul set”.
La rivoluzione è ormai alle spalle, e in un paese orami sempre più schizofrenico c’è grande bisogno di strizzacervelli, ma Selma non vuole rinunciare alla foto del suo “boss”, del suo punto di riferimento, come dimostra in questa divertente clip di Un divano a Tunisi, che vi presentiamo in anteprima ed esclusiva.
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