Il 31 luglio la grande attrice compie 99 anni, e il film di Dino Risi con Alberto Sordi ne ha sessanta tondi tondi: ma la loro intelligenza non è invecchiata di un minuto.
Mentre gente che ha meno della metà dei suoi anni, e ancor meno intelligenza, ironia e leggerezza, si arrabatta pensosa su libri, film o trasmissioni televisive, Franca Valeri ha un libro in uscita (si intitola “Il secolo della noia”, e lo pubblica Einaudi) e ne sta già scrivendo un altro. A 99 anni, che compie il 31 luglio, non è un traguardo da poco.
In una recente intervista pubblicata su Elle, a firma di Guia Soncini, Franca Valeri viene definita “L'attrice comica più importante del Novecento italiano”, ed è proprio così.
Teatro, cinema, radio, televisione, ora anche letteratura: poco importa quale sia stato il mezzo attraverso il quale si è espressa, Franca Valeri è stata sempre una splendida, caustica e attenta narratrice dell’Italia e degli italiani (e delle italiane, ovviamente), capace di raccontarne caratteri, pregi e virtù attraverso ritratti magari iperbolici ma precisissimi e taglienti.
Se Alberto Sordi è stato l’arcitaliano, a modo suo - un modo diametralmente opposto, eppure paradossalmente coincidente e complementare - Franca Valeri è stata l’arcitaliana. E questa loro perfetta complementarietà si esprime al meglio in uno dei film più celebri interpretati da Franca Valeri: Il vedovo, diretto nel 1959 da Dino Risi, che dovreste correre a vedere e a rivedere, disponibile com’è per tutti voi su Amazon Prime Video.
In Il vedovo - cui uno dei più importanti intellettuali contemporanei, quel Tommaso Labranca che ci ha lasciati troppo presto, ha dedicato un imperdibile volumetto intitolato “Progetto Elvira” - Franca Valeri è Elvira Almiraghi, ricca esponente della borghesia milanese con appartamento in cima alla nuovissima Torre Velasca che si è sposata, pentendosene immediatamente (“ho sposato un cretino e me lo tengo. Ognuno ha la sua croce, pazienza”, dice al telefono alla sua "mammetta") Alberto Nardi, che è il solito romano cialtrone e megalomane di Alberto Sordi.
“Un megalomane è uno che si crede superiore a tutti, invece è un cretino ridicolo, che si circonda di incapaci,” dice Elvira al marito. E ha ragione. Nardi si è fatto mettere su una fabbrichetta, si è riempito di debiti e di collaboratori inetti, e quando la moglie, che è più che rassegnata, ma proprio stufa di quel suo marito raccattato a Biarritz, chiude i cordoni della borsa, si può solo rivendersi i regali fatti alla giovane amante; che a sua volta è un’arrampicatrice sociale eterodiretta da una mamma che - guarda un po’ - si chiama Italia.
Quando per una serie di equivoci Elvira viene creduta morta, e lui eredita, Alberto sembra vedere risolti tutti i suoi problemi, fino a quando la moglie non riappare, e a lui non resta altro da fare che ordire un piano - che, ovviamente, risulterà fallimentare come tutti gli altri suoi piani - per liberarsi definitivamente della donna.
“Quando ho incontrato Franca Valeri, lei aveva già il suo mondo di donne di mezza tacca, di borghesucce milanesi mezze intellettuali,” racconta Rodolfo Sonego, sceneggiatore del film, nello splendido “Il cervello di Alberto Sordi - Rodolfo Sonego e il suo cinema”, libro di Tatti Sanguineti pubblicato da Adelphi. E Sonego prosegue citando vari personaggi della Franca, tra i quali ovviamente quello di cui l’Elvira del film è la logica evoluzione, ovvero la Signorina Snob.
E però il contributo di Franca Valeri al film va oltre la macchietta: Sanguineti, nel suo libro, la definisce con arguzia “la trovatona del film”. E non solo perché quella frase oramai leggendaria: “Cosa fai, cretinetti?”, se l’è inventata lei. Ma perché con la sua ironia sprezzante, contrapposto al goffo e rumoroso cialtronismo di Sordi, Franca Valeri riesce a fare del film di Dino Risi il racconto della contrapposizione tra due Italie che sono state e sono tutt’ora inconciliabili, e però costrette a vivere assieme, finché morte non le separi.
Elvira, nelle mani di Franca Valeri, un personaggio magari snob, certo, ma mai davvero artificiosamente altezzoso, o moralista e moralizzatore. Diventa quella che, nel nome della razionalità più cinica, ci spoglia impietosamente dalle illusioni e dalle megalomanie, raccontandoci per quelli che siamo veramente: dei cretinetti che non ne fanno mai una giusta, e che giustamente vengono rimproverati e messi in condizione di non nuocere. Né agli altri né a sé stessi. E se insistiamo, peggio per noi: Alberto Nardi lo sa bene.
Quanto Franca Valeri, in Il vedovo, sia tutto questo, oltre ai reiterati cretinetti, lo certifica un dialogo all’inizio del film, quando Alberto Nardi prova a estorcere a Elvira una firma che gli garantirebbe il fido bancario di cui ha bisogno. Quando Elvira accenna a un affare andato malissimo con certi ebrei, il personaggio di Sordi risponde con una frase che oggi sarebbe inconcepibile pronunciare in un film: “E lascia stare gli ebrei: quelli mi hanno imbrogliato. Tu lo sai quanto li odio.” E allora eccola la risposta della Elvira di Franca Valeri, che incidentalmente ha avuto un padre ebreo, nei suoi recenti memoir parla spesso delle leggi razziali, e ancora oggi porta la Stella di David al collo: "Non ti hanno affatto imbrogliato. Loro ti hanno venduto la benzina quando il Canale di Suez era chiuso, tu l'hai rivenduta quando l'anno riaperto. È che loro sanno fare i loro affari, e tu no. Per questo li odi, perché sei un incapace."
Sarebbe interessante sapere quanto Sonego c’è dentro questa risposta, e quanta Franca Valeri. D'altronde, tutto il film di Risi è chiaramente figlio di una fortunata armonia di talenti: "Eravamo tutti amici, era una bella sceneggiatura, c'era un regista giovane e bravo, e soprattutto eravamo felici di farlo. Sai com'è quando lavori e fai una cosa che ti piace? Era proprio un'unione perfetta: Sordi in forma, e anche io ero in forma," ricordava Franca Valeri intervistata qualche tempo fa da La Stampa TV.
L’impressione è che la seconda abbia dato un netto contributo in merito.Li odi perché sei un incapace. Li odi perché loro sono migliori di te: quale sintesi più precisa e spietata di ogni razzismo? Di quello che ci tocca subire ancora oggi, in questa Italia incattivita e sempre più cialtrona, popolata di cretini e megalomani?
“Io penso che se c’è qualcuno lassù punirà i cretini e i megalomani,” dice Elvira a un certo punto.
Per fortuna Franca Valeri ce l’abbiamo ancora. Teniamocela stretta, lei e la sua opera, perché ne abbiamo tanto bisogno. E prestiamole orecchio. Per esempio quando, nell’intervista su Elle, quando le viene raccontata la grande moda contemporanea dello sbandierare comportamenti assortiti sotto l’egida dell’”io sono sempre me stesso”, risponde al volo: “Potrebbe anche essere un difetto.”
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