martedì 25 giugno 2019

Good omens (Minisere) - Teste di Serie

«Benvenuto alla fine dei tempi!»
(Azraphel)

L'apocalisse in arrivo...

Neil Gaiman e il compianto Terry Pratchett sono due scrittori brillanti e geniali, autori di opere che hanno giocoforza intaccato l'immaginario pop e narrativo contemporaneo – si pensi solo a Sandman, o ad American gods, Coraline e alle storie su Miracleman di Gaiman; alla serie del Mondo Disco o a quella del Piccolo popolo di Pratchett, ma le citazioni restano comunque limitanti. Good omens: the nice and accurate prophecies of Agnes Nutter, witch, romanzo scritto a quattro mani dai due nel 1990, si colloca nell'alveo della narrativa fantastica per ragazzi, cavalcando con successo la visionarietà gotica di Gaiman e quella farsesca e allegorica di Pratchett.

Lo stesso Gaiman è l'artefice di questo adattamento per piccolo schermo, diretto da Douglas Mackinnon e distribuito da Amazon Prime Video, che si avvale della presenza di due attori di gran levatura, come David Tennant (celeberrimo ex-Dottore in Doctor Who) e Michael Sheen (impegnato in televisione in Master of sex e in film di diverso tenore sul grande schermo). Due star dall'indubbio fascino e magnetismo, scelte con cognizione di causa per dare corpo e sostanza rispettivamente al demone furbacchione Crowley e all'angelo ingenuo Azraphel; i due, legati da un rapporto di amore-odio fin dai tempi della cacciata dell'uomo dall'Eden, hanno vissuto sulla Terra attraverso i secoli, fino a ritrovarsi ai giorni nostri, impegnati a scongiurare l'apocalisse, indotta dalla smania di Inferno e Paradiso di venire finalmente a conclusione della millenaria guerra tra bene e male. Solo che i due si sono abituati alla vita sulla Terra e non hanno nessuna intenzione di gettarla in pasto alle fiamme dell'apocalisse, così uniscono le forze per trovare l'Anticristo – un bambino di nome Adam, interpretato da Sam Taylor Buck – e impedire la distruzione del mondo.

Good omens offre allo spettatore una storia non certo originale, costruita su archetipi conosciuti e rimasticati più volte sia in letteratura, che su grande o piccolo schermo. Ma non è questo un difetto, considerato che il genere fantastico vive e prospera attraverso la reiterazione di topoi oramai classici; non si può disdegnare nemmeno il tono tragi-comico dell'opera, considerata la natura e lo stile dei due autori. I dubbi e i difetti dell'intera operazione, coincidono piuttosto con una scrittura sommariamente frettolosa, che si affida in modo eccessivo agli elementi iconografici scelti da Gaiman e Pratchett per dare forma e sostanza al mondo da loro ideato: i protagonisti e i comprimari sono trascinati dalla corrente della narrazione, in un carosello di equivoci e situazioni ripetitive, non permettendo a nessuno di loro di imprimere la loro presenza nell'intera vicenda. Crowley e Azraphel sono dotati di poteri sovrannaturali, ma il loro utilizzo (e non) appare sregolato e spesso non congruo con il susseguirsi degli eventi; la figura del giovane Adam/Anticristo viene stiracchiata e abbandonata, per poi essere utilizzata – malsfruttata – nella risoluzione finale; gli scontri finali appaiono fin troppo caricaturali e non producono un briciolo di tensione drammatica.

Ma ciò che più disturba e immalinconisce è la mancanza di elaborazione di un sottotesto allegorico, nonostante i numerosi elementi in gioco: cominciando dal rapporto mutevole tra Crowley e Azraphel, amicizia ambigua, ridotta a semplice orpello nella stesura della narrazione – per quali fini agiscono Bene e Male? Cosa rappresenta l'umanità per loro? In che modo due figure così ambivalenti interrano radici nel mondo civilizzato? -, alla presenza/inerzia di Adam e dei suoi amici, risolutori di un conflitto che assume toni cartooneschi, anziché utili a giustificare il ruolo-chiave dell'umanità in un dualismo che rappresenta la propria stessa natura mortale. Fino al tanto agognato tomo di profezie della strega Agnes Nutter, esso sì, terrificante deus-ex machina sul quale l'intera serie poggia e si affida, relegando le azioni dei personaggi a esibizioni da teatrino in maschera; grimaldello che scardina la storia, la accartoccia in continuazione e la dispiega nuovamente, facendola proseguire – e con essa, tutti i personaggi in gioco – verso esiti già programmati.

Nonostante la natura di opera fantastica, la regia – modulata su una voce fuoricampo che danneggia ulteriormente l'atmosfera già concepita per un pubblico decisamente troppo acerbo – e la messa in scena di Good omens annullano ogni briciolo di curiosità, finendo con l'ancorarsi alle sole performance – quelle sì, egregie – di Tennat e Sheen.

Certo, adattare opere letterarie non é mai compito da poco, soprattutto se si tenta di ricreare quell'atmosfera beffarda di cui sono intrise le opere di Gaiman e Pratchett, ma un'operazione di questo livello non accontenterebbe neppure i meno esigenti.

(Good omens); genere: fantastico, commedia; showrunner: Neil Gaiman, Terry Pratchett (soggetto); regia: Douglas Mackinnon; stagioni: 1 (Miniserie); episodi prima stagione: 6; interpreti: David Tennant, Michael Sheen, Anna Maxwell Martin, Jon Hamm, Josie Lawrence, Adria Arjona, Michael McKean, Jack Whitehall, Miranda Richardson; produzione: Amazon Prime Video, BBC Two; network: Amazon Prime Video (U.S.A., 31 maggio 2019), Amazon Prime Video (Italia, 31 maggio 2019); origine: U.S.A., 2019; durata: 45-60' per episodio; episodio cult prima stagione: 1x03 - Hard times (1x03 - Tempi difficili)



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