domenica 16 dicembre 2018

L'attesa della notte [Libro]

Quale male oscuro si agita nei nostri tempi, appena sotto la superficie, o venendo prepotentemente alla ribalta? L'horror è sempre stato il genere con cui indagare, registrare o magari anticipare le ansie e lo spirito (malvagio) del tempo. E dell'horror si serve Alessandro Izzi per raccontare l'Italia di oggi nel suo L'attesa della notte (Giovane Holden edizioni, pp. 171, 13,00 euro) antologia di sei racconti ognuno a sé stante ma organicamente collegato agli altri come un concerto di musica classica, i cui movimenti scandiscono i capitoli del libro.
Luca - il giovane protagonista del primo e più lungo dei racconti dal quale prende il nome la raccolta - a partire da un incidente di cui è testimone passeggiando per la strada, e dall'incontro con uno sconosciuto, sprofonda progressivamente in uno stato di confusione tra sonno e veglia, le sue giornate e la sua stessa coscienza si perdono in una nebbia sempre più fitta. Chi sta prendendo possesso della sua volontà e in che cosa si sta trasformando? Ma soprattutto: quando è iniziato davvero tutto questo? Luca ha finito da tempo l'università, cerca lavoro senza troppa convinzione, mantenuto dai suoi genitori, in una ripetizione automatica di gesti che con il tempo avevano perso il loro senso prima ancora di incrociare per strada – forse non per caso – quel biondo sconosciuto.
Incontriamo Gianni, protagonista di Della morte e del perduto amore, in un'Italia dove i morti hanno preso a ritornare sulla terra come nei film di Romero, ma a differenza di quelli non fanno alcun male – c'è molto più orrore nelle casuali conversazioni da bar fra vecchi pensionati. Il costante riferimento e rimando al cinema prima ancora che alla letteratura è dichiarato sin dal principio, e attraversa ognuno di questi sei racconti. Da Cronenberg a Romero e Murnau, Izzi costruisce la sua narrazione su un immaginario cinematografico condiviso: zombi, vampiri, i gemelli di Inseparabili, o anche le atmosfere agghiaccianti sulla soglia tra incubo e realtà di David Lynch.
Nella sua introduzione a L'attesa della notte Giovanni Spagnoletti rende conto di queste affinità col cinema, a partire proprio da Murnau e il suo Nosferatu (1922) – uno dei capolavori più rappresentativi dell'espressionismo tedesco che con i suoi mostri, Golem e scienziati pazzi anticipò proprio il più oscuro dei mali che si abbattè sul Novecento.
La rabbia, l'indifferenza, l'odio perfino che conosciamo sin troppo bene nell'Italia di oggi li ritroviamo tutti nel libro di Izzi, che non si limita però a registrare la superficie degli eventi, a rendere conto dei sintomi di un male che è più profondo e che accomuna tutti i “mostri” dell'Attesa della notte: la solitudine, l'alienazione di un mondo che ha perso le sue reti di sociali e solidali di riferimento e l'orizzonte della resistenza al male in un “sonno della ragione” che parte proprio dallo scollegamento delle persone – e dei mostri che combattono la loro solitaria battaglia in ogni “movimento” del libro. Un'alienazione declinata in tutte le sue forme: l'impossibilità di creare un rapporto (Viola), quello di trovare una propria strada (L'attesa della notte), l'assenza di empatia e la solitudine della vecchiaia (Della morte e del perduto amore), il dolore della malattia mentale (La chiave per entrare) o il tradimento della famiglia stessa nei confronti di un bambino in Fuori da qui, l'unico racconto in cui i mostri ritornano a far parte di quella realtà da cui forse, in fondo, non si erano mai troppo allontanati.

Titolo: L'attesa della note
Editore: Giovane Holden edizioni
Collana: Camelot
Dati: 171 pp; brossurato con alette
Anno: 2018
Prezzo: 13,00 €
Isbn: 978-88-3292-197-7
Info: Scheda libro sul sito dell'editore



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